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 2015  novembre 15 Domenica calendario

Il bilancio dei 33 minuti di guerra nel centro di Parigi è di 129 morti e 352 feriti • A Roma arrivano subito 700 militari • Grandi Stazioni in vendita, l’incasso sarà di un miliardo • L’identikit dell’uomo che ha accoltellato l’ebreo Nathan Graff • L’operaio che ha accoltellato la moglie

Parigi 1 Il bilancio di 33 minuti di guerra nel centro di Parigi è di 129 morti e 352 feriti, di cui 99 «in stato di urgenza», insomma che rischiano la vita. I terroristi morti sono sette, sei che si sono fatti saltare e uno che è stato eliminato durante l’assalto delle teste di cuoio al Bataclan. I gruppi in azione erano tre: il primo allo Stade de France, il secondo fra i locali del decimo e dell’undicesimo arrondissement, il terzo alla sala da concerto. I criminali erano equipaggiati allo stesso modo: gilet o cintura esplosiva, imbottiti di perossido di azoto e di ferraglia, e kalashnikov. Tutti i bossoli ritrovati sono calibro 7.62. Secondo il Wall Street Journal, che cita un addetto della sicurezza dello Stade de France, un terrorista imbottito di esplosivo è stato bloccato mentre stava entrando con un regolare biglietto nelle gradinate, è stato inseguito e si è fatto saltare all’esterno, altrimenti la strage allo stadio sarebbe stata ben peggiore. I testimoni sono concordi: i terroristi erano giovani, ben equipaggiati, ben addestrati e molto sicuri di loro. Urlavano «Allah akbar!» e citavano la Siria. Secondo gli 007 inglesi, si tratta sicuramente di gente che ha combattuto lì. Nessun dubbio sul fatto che il blitz sia stato coordinato e nemmeno sulla rivendicazione che l’Isis ha diffuso venerdì notte, troppo precisa perché lo Stato islamista possa attribuirsi i crimini altrui (Mattioli, Sta).

Parigi 2 Finora, è stato identificato con certezza solo uno dei kamikaze morti. Di lui è rimasto solo un dito sezionato. Ma abbastanza per riconoscere le impronte, che provano che aveva trent’anni, nato nel 1985 a Courcouronnes, grosso paesone di 13 mila abitanti circa 27 chilometri a sud-ovest di Parigi e «zona sensibile», noto soprattutto perché sorge lì la più grande moschea francese. La classica banlieue popolata di immigrati arabi o africani, spesso non di prima generazione: il kamikaze era francese. Aveva collezionato otto condanne per reati comuni, ma non era mai finito in carcere. Però era stato schedato per radicalizzazione, quindi era noto ai servizi: inevitabili le polemiche sul loro funzionamento (ibidem).

Parigi 3 Un altro terrorista della strage francese il 3 ottobre scorso era arrivato con un barcone carico di disperati fino a un’isola greca. Si era nascosto fra la folla dei rifugiati veri e aveva raccontato chissà quale storia di persecuzione per riuscire a essere registrato come profugo (Fasano, Cds).

Parigi 4 Julien Pearce, radio reporter, la sera della strage era al teatro Bataclan: «Ero in alto, dalla parte del palco. Ho visto due tizi entrare nel teatro. Molto calmi, molto determinati. Hanno cominciato a sparare sulla gente. Erano vestiti di nero, a capo scoperto. Uno con la faccia da ragazzo. Sembravano tipi normali, con la differenza che rispetto a noi spettatori loro imbracciavano i kalashnikov. Lui e l’altro stavano sul fondo e sparavano. Non si muovevano. Ci sparavano addosso come a caccia, come fossimo uccelli. Dieci minuti così. Dieci spaventosi minuti: tutti sul pavimento cercando di coprirci la testa. La gente gridava. I due hanno ricaricato l’arma tre o quattro volte. In una di queste pause sono riuscito a fuggire e a nascondermi». Un ragazzo uscito dal teatro: «Ero sdraiato, la ragazza di fianco a me era morta. Uno degli assalitori gridava: “Tutta colpa del vostro presidente”» (Farina, Cds).

Parigi 5 Parigi, la mattina dopo la strage, è una città cauta, impaurita, ma viva. La prefettura ha invitato tutti a restare a casa, ma i parigini vogliono ritrovarsi, chiedersi dov’erano al momento dell’attacco, avere notizie dei conoscenti, abbracciare gli amici. Chiusi i musei, i grandi magazzini, i cinema, le mostre, la Tour Eiffel, Disneyland; aperti i mercati rionali, i bistrot, la tomba del milite ignoto sotto l’Arco di trionfo. Hollande in tv ha detto: «Serons impitoyables», che può significare sia spietati sia implacabili. E ancora: «Siamo in guerra, ma la Francia trionferà sulla barbarie. Difendiamo la nostra patria e molto di più; difendiamo i nostri valori, la nostra umanità». Sarkozy depone per il momento le armi e invita tutti a stringersi attorno alle vittime e alle forze dell’ordine. Marine Le Pen denuncia che i francesi sono insicuri: «Chiudiamo le moschee radicali, cacciamo i predicatori di odio». Il suo compagno, Louis Aliot, definisce «irresponsabile» il primo ministro Valls, apparso molto scosso: abita nel quartiere della strage. Da tutta la galassia della destra, senza distinzione tra il Front National e i Républicains di Sarkozy, arrivano invettive contro la Francia «trasformata in una grande moschea», «libanizzata», «islamizzata», «abbandonata all’utopia multiculturale», in balia di 4 mila sospetti jihadisti per cui l’ex ministro Wauquiez propone un «campo di prigionia», una Guantanamo francese. L’ex premier Fillon accusa a mezza bocca il governo di aver esposto molto il Paese con l’intervento in Siria, senza andare sino in fondo e senza preparare una difesa adeguata. Valls in tv annuncia un’escalation: «Risponderemo sul terreno in Siria e in Iraq, annienteremo lo Stato Islamico, vinceremo questa guerra» (Cazzullo, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Roma 1 A 23 giorni all’inizio del Giubileo, c’è un messaggio, seppur generico e diffuso su Twitter, che indica la capitale italiana prossimo obiettivo dell’Is con Londra e Washington. E il ministro dell’Interno Angelino Alfano ricorda «lo speciale rischio a Roma per la presenza del Papa». Il salto di qualità degli attacchi in Francia impone dunque una modifica del piano di sicurezza che si stava scrivendo in queste ore in Questura. Verrà messo a punto per il 20 novembre e conterrà le misure da adottare nella capitale in questo lungo anno giubilare, dall’8 dicembre al 20 novembre 2016. Ieri Alfano ha annunciato l’arrivo anticipato in città di 700 militari. Avranno compiti non solo di sorveglianza di obiettivi sensibili (ministeri, ambasciate, luoghi di culto cattolici, ghetto ebraico, stazioni, aeroporti) ma anche di pattugliamento. Saranno, insomma, visibili nonostante governo italiano e Vaticano vogliano evitare l’effetto «città militarizzata ». Ai primi 700 se ne dovrebbero aggiungere altri 300 e, con loro, un migliaio di agenti tra poliziotti, carabinieri e finanzieri. Già adesso, però, la Questura di Roma ha messo in strada più pattuglie. Non solo per il rafforzamento della vigilanza ai potenziali obiettivi francesi in città. Sulla scorta di quanto accaduto a Parigi, infatti, verranno monitorati più attentamente anche quartieri e locali notturni frequentati dai più giovani. Maggiori controlli anche per quanto riguarda le stazioni. A Termini, dove già alle banchine si accede solo con un biglietto, dovrebbero essere installati degli scanner per i bagagli (Favale, Rep).

Roma 2 Ci sono tre date segnate in rosso sul calendario dei nostri apparati di sicurezza. L’8 dicembre, ovviamente, l’avvio del Giubileo con il Papa che aprirà i battenti della Porta Santa. Poi l’8 febbraio, quando arriveranno a Roma le spoglie di Padre Pio che verranno esposte per una settimana, e il 4 settembre, con la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Per ragioni di sicurezza, chiunque vorrà passare sotto la Porta Santa verrà “tracciato”: si dovrà registrare sul web, lasciare i propri dati personali, così che in ogni momento sarà possibile monitorare i pellegrini. Dopo quanto accaduto a Parigi, però, c’è incertezza sugli arrivi. Dai 30 milioni previsti a luglio si è scesi a 20. «Ma ne aspettiamo circa 11», ha detto qualche giorno fa il prefetto Franco Gabrielli. Possibile si scenda ancora (ibidem).

Grandi Stazioni Continua la stagione delle privatizzazioni: domani sarà annunciata la fase due della vendita di Grandi Stazioni, cioè della società proprietaria dei 14 scali ferroviari più importanti d’Italia (e anche di due nella Repubblica ceca). La vendita di uno dei tre rami d’impresa di Grandi Stazioni dovrebbe fruttare un miliardo di euro, di cui 550 milioni andranno alle Ferrovie dello Stato e 450 milioni ai privati già presenti nell’azionariato (Grassia, Sta).

Ebreo Giovedì sera, dopo aver accoltellato a Milano l’ebreo ortodoss Nathan Graff, 40 anni, l’aggressore si è allontanato a piedi, a passo svelto ma senza correre, e si è sfilato il passamontagna. In quel momento, una donna stava parcheggiando la sua auto: «L’uomo ha attratto la mia attenzione proprio per quel passamontagna», ha poi spiegato. In qualche attimo, la donna è riuscita a fissare i tratti di quel «ragazzo». Non solo le caratteristiche generali (non molto alto, magro, carnagione chiara, capelli biondi o castani), ma anche i lineamenti: zigomi pronunciati e occhi freddi. Gli investigatori della Digos stanno lavorando su quel racconto e, insieme agli uomini della Scientifica, hanno ricostruito un identikit dell’aggressore (Santucci, Cds).

Delitto Barbara Natale, 44 anni. Di Santo Stefano Belbo (Cuneo), faceva le pulizie per diverse famiglie della zona. «Mite e tranquilla», madre di Ylenia e Giada, 17 e 20 anni, venti giorni fa aveva lasciato il marito Luigi Caramello, 47 anni, operaio in un’azienda che si occupa del recupero di rottami di ferro, solito picchiare sia lei che le figlie. La Natale il 23 ottobre aveva chiesto aiuto al centro anti-violenza dell’associazione «Mai più sole», poi aveva deciso di allontanarsi per rifarsi una vita e con le figlie s’era tarsferita a Canelli, nell’Astigiano, a casa di un’amica. Ieri mattina il Caramello attese a lungo che la moglie uscisse dall’appartamento per portare a spasso il vecchio dalmata Kibo, appena la vide la raggiunse alle spalle e le infilò un coltello nove volte nella schiena, nella testa, nel petto. Con l’ultimo fendente, fatale, la trafisse al collo, sgozzandola. Kibo si scagliò contro l’uomo e provò a morderlo ma non riuscì ad azzannare la mano che impugnava la lama perché la padrona, come d’abitudine, per portarlo a spasso gli aveva messo la museruola. I soccorritori lo trovarono accanto alla donna che rantolava, «continuava a guaire, non si dava pace». Caramello dopo aver ammazzato la moglie salì su una Fiat Punto di color rosso che gli aveva prestato un amico e fuggì a tutto gas rischiando di investire due pedoni. Trovato a terra vicino al cimitero di Mombaruzzo, a dieci chilometri da Canelli, privo di sensi: aveva tentato d’uccidersi recidendosi le vene dei polsi (ricoverato in ospedale, non è in pericolo di vita). Prima delle 9 di mattina di sabato 14 novembre a Canelli (Asti).

(a cura di Roberta Mercuri)