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 2015  novembre 14 Sabato calendario

I mercati in ansia. Hollande potrebbe decidere di non riaprire le frontiere neanche alle merci e di tenere chiuse le Borse

LA GRANDE PAURA ALLA PROVA DEI MERCATI –
Valutare il danno inferto al sistema economico e finanziario francese ed europeo dagli attentati di Parigi è forse prematuro. Ma tra le tante incertezze, una cosa è sicura: è sulla gestione dell’emergenza terrorismo che dipenderà non solo la reazione a caldo dei mercati, ma il danno degli attentati all’economia europea.
Ma come i precedenti insegnano, farà purtroppo parte del bilancio finale dei tragici eventi di ieri notte. Le prossime 48 ore, sotto ogni profilo, saranno in questo senso determinanti per valutare nella loro interezza le ripercussioni degli attentati. Quelle politiche interne francesi, quelle sulla politica francese nei confronti dell’Europa e quelle di Bruxulles nei confronti di Parigi. E poi verranno le ripercussioni economiche. Le prime sotto analisi riguarderanno i comportamenti: che cosa faranno le famiglie francesi, taglieranno le spese e i viaggi per la depressione e la paura, come è avvenuto in altri casi? E le imprese, quelle francesi e quelle estere, quale prezzo pagheranno se lo stato di emergenza e la chiusura delle frontiere dovesse protrarsi più a lungo di quanto ora si pensi? E la finanza e la Borsa, che faranno se nei prossimi giorni l’Eliseo decidesse di tenere chiusi i mercati come avvenne in America dopo l’11 settembre? In Europa non abbiamo precedenti per anticipare una reazione. Ma sappiamo che Wall Street restò chiusa per 5 giorni e poi perse oltre il 7% nella prima seduta. Un’ondata di sfiducia travolse i titoli delle compagnie aeree, quelli delle assicurazioni, banche e finanza, titoli del lusso, il turismo e l’intero comparto dei trasporti. Le misure straordinarie di sicurezza non limitano infatti soltanto le libertà individuali, ma anche quelle commerciali e di impresa.
La Francia ha chiuso le frontiere non solo ai viaggiatori, ma anche alle merci e in generale al commercio estero: la domenica non si scaricano o si vuotano container, ma lunedì chi può garantire che saranno riaperte le frontiere? E anche dopo, quali misure ispettive e restrittive saranno decise sull’ingresso e l’uscita di beni e di persone dai confini francesi?
Insomma, allo stato attuale ci sono poche certezze e tante domande. Ma soprattutto tanti rischi per tutti. Per la Francia, ma soprattutto per l’Europa: senza una risposta sovrannazionale, unitaria e soprattutto attenta a non sacrificare le libertà democratiche ed economiche, lo stato di emergenza francese rischia di diventare contagioso, con un effetto domino fatale non solo sulla ripresa, ma sul futuro dell’intera Unione. Sicurezza e fiducia non sono come le banche i titoli di Stato. Se finiscono sotto scacco, non c’è scudo di Draghi che tenga.
Alessandro Plateroti