La Stampa, 14 novembre 2015
Passi scelti dall’articolo sul Bataclan di Manuela Messina
Bataclan, sala concerti in stile orientaleggiante.
«Una canzone degli Eagles of Death Metal – stava per finire, quando ho sentito dei rumori, come l’esplosione di un petardo», racconterà un ragazzo.
Per strada, in un caffè, è già stato allestito un ospedale da campo, le barelle arrivano continuamente. Il racconto continua: «Ho visto il cantante che si toglie la chitarra. Poi c’era anche un ragazzo armato di un’arma automatica, spara in aria».
Prima del blitz ormai imminente, i tre terroristi mettono in fila gli ostaggi. Molti potrebbero essere loro coetanei, ma non conta nulla. Uno a uno, li giustiziano. Qualcuno riesce a scappare in salvo. Ma i terroristi hanno perfino il tempo di ricaricare le armi, e continuano a uccidere. I colpi finali durano per almeno dieci, infiniti, minuti. Le vittime aspettano, con la morte in fronte.