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 2015  novembre 14 Sabato calendario

Passi scelti dalla cronaca di Bernardo Valli

Il primo attacco è avvenuto allo Stadio di Francia dove era in corso una partita di calcio tra Francia e Germania. Era presente il presidente della Repubblica, François Hollande, il quale è stato evacuato da una schiera di poliziotti, mentre esplodevano ordigni rudimentali. Bombe a gas riempite di bulloni sono esplose all’esterno della struttura, vicino a una brasserie. Uomini con cariche di esplosivi si sono fatti saltare per forzare le porte di ingresso nello stadio. Il pubblico è stato tenuto all’interno mentre unità militari cercavano di neutralizzare i terroristi. Nella sparatoria sono rimaste uccise tre persone. Ma il bilancio è ancora incerto, perché la polizia, verso la mezzanotte, stentava ad assumere il controllo della situazione.
 
Il secondo attacco è avvenuto nell’undicesimo arrondissement. Non lontano da dove ci fu l’attacco a Charlie Hebdo i terroristi hanno fatto irruzione, armi spianate, nel Bataclan, un locale dove era in corso un concerto. La sala, che si trova in boulevard Voltaire, era molto affollata. Uomini e donne sono state messi spalle al muro. E almeno quindici sono state uccisi con raffiche di mitra. A tarda notte molte decine erano ancora tenute in ostaggio e la polizia, circondato l’edificio in cui si trova il locale, cercava di trattare con gli uomini armati e mascherati.
 
L’attacco ha sorpreso una Parigi in festa. Era venerdì sera e i cinema, i teatri, i ristoranti erano pieni. Il tempo mite. La gente cenava, beveva all’aperto. Fiumi di gente delle periferie usciva dalle bocche della metropolitana. Le luci sulla Senna erano ancora accese, puntate su Notre Dame e il Louvre e i ponti. All’inizio si è pensato a fuochi d’artificio. Le esplosioni erano sorde, lontane, inoffensive per chi era nel centro della capitale. Poi si sono riavvicinate. E si sono udite le sirene della polizia. Dei pompieri. L’ atmosfera si è fatta drammatica. La gente correva senza una direzione. Si interrogava. Sui televisori dei locali spalancati, offerti agli sguardi dei passanti, è apparso il volto del presidente fuggito dallo Stadio. François Hollande era pallido: Teso. Ha parlato di un assalto “senza precedenti”. Ha annunciato la chiusura delle frontiere. Ha invitato i parigini a rientrare nelle loro abitazioni. Era come decretasse il coprifuoco. Ma senza impartire ordini. Il tono della sua voce era calmo. Rassicurante.
 
Gli arabi delle periferie, algerini, tunisini, marocchini, che nelle sere precedenti ai giorni di festa riempiono le strade di Pigalle, di Montmartre e i Lungosenna erano sempre più rari.
 
La Torre Eiffel è stata spenta in segno di lutto. Il numero dei morti aumentava nella notte. Poi si sono spenti i riflettori puntati sul Louvre, su Notre Dame, sulla Sainte Chapelle.
 
Come quando i tedeschi hanno occupato Parigi, nel ’40, ha commentato un anziano signore.