Corriere della Sera, 14 novembre 2015
Gli shahid che si sono fatti saltare in aria fuori dallo stadio. Dopo ore di attesa, il pubblico è uscito cantando la marsigliese
Tre esplosioni vicino allo Stadio di Parigi. Si sta giocando il primo tempo dell’amichevole Francia-Germania. I calciatori continuano la partita, molti spettatori sentono i boati, possono sembrare grossi petardi, non capiscono cosa sta succedendo. Qualcuno se ne rende conto leggendo le notizie sui telefonini. La polizia indica almeno un kamikaze che si è fatto saltare in aria, la prima volta di un attacco suicida in Francia, sarebbe scoppiato anche un ordigno. Il presidente François Hollande è allo stadio, viene avvertito immediatamente dell’attacco multiplo al cuore della Francia, il suo sguardo si fa serio, si porta la mano davanti alla bocca. Poco dopo si allontana, diretto al ministero dell’Interno.
Mentre gli assalti proseguono e le voci caotiche si rincorrono, si decide di far proseguire la partita. Al termine dei novanta minuti le autorità, per ragioni di sicurezza, decidono di bloccare le uscite, migliaia di spettatori sono costretti a rimanere dentro l’impianto.
La polizia conta nella città già decine di vittime, i diversi obiettivi colpiti, i terroristi ancora in azione, gli ostaggi presi in una sala da concerto. Troppo rischioso far defluire gli spettatori, chi sta seminando morte e terrore potrebbe aver immaginato lo scenario, potrebbe aver previsto un piano con un attacco alla folla che abbandona lo Stade de France dopo la partita. La decisione di chiudere le uscite e tenere tutti «in trappola» in quel momento è l’unica possibile.
Le nuove immagini mostrano gli spettatori che corrono e invadono il terreno di gioco. La gente scende dalle tribune, si muove sul prato verde, si aggira sull’anello blu che lo circonda. È incredula. La partita è finita da mezz’ora, nessuno sa esattamente cosa fare, se non attendere. Ci si attacca al telefonino, per cercare di tranquillizzare i parenti e per capire quello che accade fuori. Le agenzie indicano decide di morti solo attorno allo stadio.
Vincent, che è in tribuna stampa, racconta: «Abbiamo sentito due esplosioni, poi una terza più piccola. Un elicottero ha sorvolato lo stadio, la partita continuava come se niente fosse. Quando è finito l’incontro, lo speaker ha annunciato quali erano le uscite da prendere, ma cinque minuti dopo le persone sono tutte tornate indietro». Houssen Roudesly, studente tunisino: «Non ci hanno detto nulla mentre eravamo dentro lo stadio, hanno aspettato la fine della partita per evitare la fuga della folla. Quando siamo usciti ci hanno spiegato la situazione».
L’allenatore della squadra tedesca, Joachim Loew, dice: «Siamo tutti scossi e sotto choc. Di fronte a fatti del genere lo sport perde importanza. Non sappiamo cosa fare». L’ex calciatore Oscar Damiani era in tribuna: «Ho avvertito due esplosioni, ma nessuno ha pensato a un attentato. Io sono riuscito a uscire dieci minuti prima, poi hanno bloccato tutto. È pazzesco». Il ct italiano Antonio Conte commenta da Bruxelles dopo l’incontro con il Belgio: «È inutile dire che facciamo finta di niente, si tratta di fatti che preoccupano».
A mezzanotte vengono aperti i cancelli, l’incubo è finito. Uscendo molti intonano la Marsigliese.