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 2015  novembre 13 Venerdì calendario

Tutti i tuffi di Tania Cagnotto, dal primo fatto cadendo in un laghetto coi pesci rossi alle ultime tre medaglie conquistate ai mondiali di Kazan, in Russia quest’estate

Ha ricominciato qualche settimana fa, dopo un mese felice di vacanza e uno strepitoso mondiale. Falcate brevi e rapide, piccolo asciugamano da passare sul collo e sulle braccia, le scale da fare e rifare, il trampolino come approdo: due tre prove per sentirlo oscillare bene sotto i piedi, due tre molleggi per farselo amico, due tre salti per trovare l’equilibrio, e via. Dopo aver fatto i fuochi d’artificio in aria, la destinazione è il pavimento d’acqua là sotto.
Ogni anno d’autunno, con i tuffi, si ricomincia da zero, dice. E la cosa che le dà più fastidio è proprio l’acqua. Ma non c’è niente da fare, è lì che deve finire. Nel suo sport è inevitabile. Si può saltare più in alto che si vuole, roteare, carpiare, capriolare nell’aria, ma alla fine bisogna mettersi dritti come un fuso ed entrare in acqua. È un lavoro di eleganza e precisione.
Tania Cagnotto è la migliore indossatrice di tuffi. Nessuna come lei in Europa, nemmeno al mondo, l’unica che nell’ultimo decennio ha tenuto testa alle campionesse cinesi. Ha trentanni e conserva espressioni da ragazzina. Gareggia ad alto livello dal 1999, da quando ne aveva 14. Fra mondiali ed europei, comprese le competizioni giovanili, ha vinto 56 medaglie: 12 di bronzo, 13 d’argento e 31 d’oro. Le ultime tre le ha conquistate ai mondiali di Kazan, in Russia quest’estate: due bronzi, nel trampolino da tre metri e nel sincronizzato misto con Maicol Verzotto, e l’oro nel trampolino da un metro. Le manca soltanto una medaglia olimpica. Per chiudere la carriera con un grande sigillo punta a Rio 2016. Dopo Sydney, Atene, Pechino e Londra, sarà la sua quinta Olimpiade.
Oggi, sul trampolino del Centro sportivo dell’Acqua Acetosa, a Roma, durante il primo collegiale dell’anno olimpico organizzato dalla federazione, in mezzo ai compagni di nazionale, nove uomini e sette donne in tutto, lei è una visione immacolata. A seguire gli allenamenti sotto la guida del commissario tecnico Giorgio Cagnotto, che è suo padre e negli anni Settanta è stato un grandissimo campione di tuffi, ci sono otto tecnici, due preparatori atletici, un fisioterapista, una nutrizionista e una psicologa.
C’è un caldo da foresta tropicale in piscina: brusio di fondo, sciabordio d’acqua, suoni secchi come di tamburi percossi con forza e violenti schiaffi. A sembrare tamburi sono i rinculi dei trampolini che oscillano sotto la spinta dei tuffatori. E gli schiaffi sono le sventole che i corpi producono entrando in acqua.
A un certo punto, in mezzo a questo esplodere di tuffi, a questo concerto di suoni, rumori, brusii, è come se Tania dettasse il silenzio. È lì, in punta di piedi, sul bordo del trampolino, il costume fucsia, lo sguardo concentrato, i muscoli tesi, le braccia spalancate: la stessa postura del Cristo Redentore in cima al Corcovado a picco su Rio de Janeiro. Questa immagine rimanda a quella, e che sia di buon auspicio.
Così comincia la preparazione per Rio 2016. Tania è già sicura di partecipare alla gara individuale dal trampolino di tre metri, ma deve ancora centrare la qualificazione nel sincro femminile con Francesca Dallapé, con cui fa coppia da sei anni. L’ultima occasione per ottenere un posto alle Olimpiadi brasiliane è il prossimo febbraio, sempre a Rio.
«Dopo quindici anni che mi alleno, ormai so come va» racconta, «ogni volta che riprendiamo in autunno, è come se all’inizio fossi allergica all’acqua, non mi piace entrarci. Mi pesa bagnarmi e avere freddo. Preferisco fare ginnastica. Quando riparto dopo la pausa, è faticoso ingranare. Bisogna lavorare di quantità e non dà molta soddisfazione. Mi tuffo e in ogni tuffo c’è un piccolo errore. Mi sento anche più pesante. Basta un chilo in più e durante le rotazioni si fa più fatica a girare. Quando si entra in acqua, il peso si sente tutto sulle spalle. E poi, sai, all’inizio una non è nemmeno tanto a suo agio in costume».
La giornata di una tuffatrice, Tania la riassume così: «Sveglia libera, basta presentarsi a colazione alle 8,15 ed essere operativi alle 9. Riscaldamento, ginnastica, tappeto elastico, trampolino a secco, preparazione acrobatica fino alle 10,30. Poi, piscina fino a mezzogiorno. Pranzo alle 13 e, dopo, due ore di libertà: si va in stanza, ci si riposa, si guarda un film, possiamo usare il cellulare. Alle 16 si torna al lavoro, atletica o pesi, a seconda dei giorni, e di nuovo piscina fino alle 18,30. Poi, doccia, fisioterapia, cena, chiacchiere e, alle undici, a letto. Anche prima, a volte».
All’Acquacetosa o a Bolzano, a casa sua, ritmo e programma non cambiano di molto. «A Bolzano, in più, devo occuparmi della cucina» sorride. «Ho una vita tranquilla, gli amici, il fidanzato. Viviamo insieme. Solo che io al mattino esco e vado in piscina e lui esce e va a fare il commercialista».
Riprende il su e giù con l’acqua, questo fastidio necessario. Ascolta le indicazioni dell’allenatore. Chi si lancia dalla piattaforma non fa più di venti tuffi al giorno, mentre dai trampolini si arriva a un centinaio. Spiega Giorgio Cagnotto: «Le prime volte, quando fai una seduta di tuffi, il mattino dopo non ti muovi. Hai microtraumi ovunque, al trapezio, ai bicipiti, persino ai polsi». E, a proposito di come sono cambiati i tempi: «Nell’era attuale non è più possibile preparare trampolino e piattaforma insieme. Bisogna scegliere. A Pechino 2008, Tania era rimasta l’unica a gareggiare in entrambe le discipline».
Il suo tuffo doc, la sua firma di bellezza, è il doppio e mezzo rovesciato: rincorsa elastica, salto in avanti con due giri e mezzo carpiati all’indietro. Per farmelo vedere, lo disegna con le mani nell’aria, mentre è sul campo di atletica con Francesca Dallapé, la compagna di sincro, impegnata in una serie di lanci frontali e all’indietro di pesi da cinque, quattro e tre chili. Si allenano con un giavellottista.
È allegro da vedere l’allenamento, ma ripetitivo e lungo da raccontare. Meglio ascoltare Tania che spiega: «Per preparare un tuffo che già conosci alla perfezione, e poter arrivare alla forma migliore, ci vogliono cinque, sei mesi di lavoro. Se devi impararlo da zero, allora c’è bisogno di anni. Il triplo e mezzo avanti carpiato, il più difficile nel programma femminile, è l’ultimo che ho imparato. Ho cominciato ad affrontarlo nel 2009 e ancora oggi mi procura dei grattacapi».
Tuffarsi è azione atletica e chirurgica. Bisogna avere la capacità di sentire e focalizzare ogni parte del colpo. Le cavi glie sono importanti per la spinta e il molleggio sul trampolino. Le cosce sono la forza esplosiva. Gli addominali controllano la tenuta in aria. Mani, collo, spalle, testa servono per l’ingresso in acqua. Le braccia, sott’acqua, possono ancora correggere i difetti dell’entrata. Bisogna mettere d’accordo acrobazia e potenza. La forza si deve nascondere dietro la leggerezza. A lei riesce bene.
Il padre Giorgio e l’allenatore Oscar Bertone, ex piattaformista, dicono che Tania ha un fisico ideale: articolazioni sciolte, gambe potenti, ottima mobilità di schiena e piedi che sentono bene la tavola. E poi, è coraggiosa e ha talento.
«Il primo tuffo l’ho fatto cadendo in un laghetto con i pesci rossi proprio qui all’Acqua Acetosa» racconta, mentre si prepara a tornare in piscina. «Mi ha ripescato la mamma. I miei genitori preferivano facessi danza o sci. Però mi divertivo di più a tuffarmi, non dovevo alzarmi troppo presto e non pativo il freddo che c’era sulle piste». E così, un po’per non patire il freddo e un po’ perché le riusciva facile, ha continuato la tradizione di famiglia. «Il bello e il brutto nella nostra disciplina coincidono» riflette, «ti giochi tutto in due secondi e non sai mai cosa può succedere. Se in allenamento hai fatto dei tuffi da paura, non è detto che in gara ti vengano uguali. Un lieve dolore alla caviglia, un calo di concentrazione, una persona che fischia quando vai, una luce che abbaglia ti possono far sbagliare». A vederla padrona del trampolino e dell’ambiente intorno, elegante, capace di raccogliere occhi e atten – zioni su di sé, non puoi immaginare errori e distrazioni. La sua naturalezza rende tutto semplice. Nessun tuffo indossato da Tania sembra sbagliato.