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 1915  gennaio 03 Domenica calendario

L’ultima spedizione del capitano Scott

Una strenna tra le più degne d’essere offerta e più sicura di una grata accoglienza è senza dubbio quella storia recente di sfortunato eroismo che è L’ultima spedizione del Capitano Scott (Milano, Treves: 2 volumi riccamente illustrati; L.15). Non è lontano dalla memoria il giorno di dolore mondiale in cui si apprese la fine miseranda degli esploratori antartici capitanati da Roberto Scott. Il messaggio del magnanimo agonizzante fu pubblicato dai giornali di tutte le nazioni e da per tutto suscitò, con un senso di ammirazione, l’impressione che il lutto dell’ Inghilterra fosse il lutto di tutti i popoli dove l’ardimento, lo spirito di sacrificio, la tenacia della volontà, il culto idealistico della scienza sono considerati elementi essenziali del progresso umano. Questi due volumi danno ora modo agl’italiani di seguire nella superba e tragica avventura, giorno per giorno, quel manipolo di eroi. Lo scienziato vi trova anche le notizie scientifiche della spedizione; ma questo è il meno in paragone del maraviglioso romanzo di energia che rappresentano il diario del capitano Scott e le note di alcuni suoi compagni. Noi riviviamo l’impresa e assistiamo alla lucida agonia d’un grande uomo fra compagni degni di lui. L’opera è preceduta da una prefazione di Clements R. Markham che ci piace riprodurre qui sotto con alcuni saggi delle numerose e splendide incisioni che ornano i due volumi.
Quattordici anni or sono, Robert Falcon Scott non era che un promettente ufficiale della Marina inglese, destro, corretto, democratico, altamente apprezzato dai superiori, sinceramente innamorato della sua nobile professione.
Grave fu la responsabilità di chi lo consigliò ad intraprendere l’arduo mestiere dell’esploratore, benché nessun altro uomo della sua epoca avrebbe offerto requisiti fisici e morali più adatti al comando di una grande Spedizione Antartica. L’impresa era nuova e senza precedenti, l’oggetto consisteva nell’esplorare le terre sconosciute del Continente Antartico.Il capitano Scott assunse il difficile compito con entusiasmo, temperato da prudenza e sereno equilibrio. Tutto era da apprendersi dallo studio coscienzioso di narrazioni fatteci dai molteplici navigatori artici, accoppiandovi l’esperienza sulle diverse condizioni offerte dalle regioni antartiche. Scott fu il fondatore dell’Antartic sledge-travelling [2].
Le sue scoperte assurgono ad importanza grandissima : la delineazione ed il sondaggio lungo il limite scosceso della Barriera [3] la scoperta della Terra di Re Edoardo, quella dell’isola di Ross e di altre isolette di natura vulcanica, l’esame della superficie della Barriera, l’esplorazione dei Monti Vittoria, considerevole catena che vanta superbe sommità ed una lunghezza di alcune centinaia di chilometri e che sino allora era stata soltanto ammirata dal mare; ma da ascriversi fra le maggiori conquiste di quel suo viaggio antartico, è indubbiamente la scoperta dell’estrema punta della penisola sulla quale il Polo Sud è appoggiato. Il suo piccolo ma eccellente stato maggiore, compì un improbo ed intelligente lavoro il cui risultato egregiamente figura in ben dodici grossi volumi in quarto.
Ma il grande scopritore non parve con ciò soddisfatto e disposto a dire addio alla sua eletta professione. Le esigenze del servizio lo chiamarono al comando di una nave e ad alcuni delicati servigi dell’Ammiragliato, così che ben cinque anni trascorsero avanti ch’egli potesse coronare lo scopo delle sue antartiche fatiche.
L’oggetto prefissosi dal capitano Scott nella sua seconda spedizione, fu anzitutto scientifico : completare le indagini ed estendere le ricerche ad ogni ramo dello scibile.
Ragione di vanto gli era il fatto che la sua nave albergava l’equipaggiamento più completo, sia per uomini che per materiale, che con intendimenti scientifici avesse sino allora sfidato l’incognita del Polo. In ciò egli era completamente riuscito. Contava a bordo un buon complesso di geologi uno dei quali specialmente edotto in fisiologia, biologi, fisici, agrimensori quanti mai prima di allora avessero composto il corpo erudito di una spedizione polare.
Così, lo scopo prefissosi dal capitano Scott fu anzitutto scientifico, comprendendo esso in seguito l’estendimento delle prime scoperte. Il risultato sarà dettagliatamente spiegato nel corso di quest’opera ed apparirà come il più importante e completo sin qui allestito pel servizio della scienza. Mai prima d’ora osservazioni meteoriche, magnetiche e d’influsso furono fatte in località polari per lo spazio di cinque anni!
Finalità del piano architettato dal capitano Scott, fu indubbiamente il raggiungimento del Polo Sud a mezzo di un ardimentoso viaggio, ma anche in ciò gli fu di incitamento la scienza: raccogliere nel tragitto preziose osservazioni astronomiche, rinvenire fossili ed aprire così un varco alla storia primordiale di quella gran catena di monti da lui stesso, prima di ogni altro, rivelata alla scienza.
Principale mira di questo grande, poiché giustamente gli conviene un posto fra gli Dii majores polari, era dunque l’avanzamento delle umane cognizioni. Sotto tutti gli aspetti Scott è da ascriversi fra i più ragguardevoli uomini dei nostri giorni ed i molteplici lettori di queste pagine recanti la quotidiana relazione del suo viaggio, saranno profondamente colpiti della bontà del suo carattere così come da molti passi traspare.
I principali tratti di esso infiorano indistintamente momenti sereni ed angosciosi e raggiungono una sublimità epica nelle ultime ore della sua esistenza.
Molti sono gli eventi che in questa storia gareggiano col tragico epilogo svoltosi fra il silenzio sconfinato delle nevi : il grande duce che accanto al corpo inanimato del suo migliore amico scrive e scrive sino a che la matita gli cada dalle dita assiderate, non ha un lamento per le sue pene ma solo un bisogno grande di dire ai lontani la sua parola di conforto pel comune dolore.
Dedicò le ultimissime parole della sua suprema ora a colui che lo indusse ad intraprendere l’arduo compito antartico e ciò perché non gli restasse il rimorso di un bene e di un male involontariamente compiuto:
«Se io non posso scrivere a Sir Clements, desidero sappia che l’ho molto ricordato e giammai mi sono rammaricato di aver assunto per suo consiglio il comando del Discovery» [4].


Settembre 1913


Note: [1] Diario del capitano Scott con i rilievi scientifici del dottor E. A. Wilson e dei superstiti della spedizione, e prefazione di sir Clements R. Markham. Due volumi con 111 incisioni (Milano, Treves, L. 15).
[2] Slittatoli antartici (esploratori antartici).
[3] Immensa lastra di ghiaccio larga circa 640 chilometri ed altrettanto lunga, che si estende a Sud dell’isola di Ross ed all’Est della Terra Vittoria.
[4] Nave con cui compì il suo primo viaggio antartico nel 1901.