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 2015  novembre 13 Venerdì calendario

«Anche il calcio è pieno di dopati, solo che i controlli sono nulli». Parola di Arsene Wenger, tecnico dell’Arsenal

Non solo l’atletica. Il doping avvelena anche il calcio. Nel pieno dello scandalo russo, un intervento fa rimbalzare anche il pallone nella zona proibita. Lo firma uno dei suoi tecnici più in vista, il francese Arsene Wenger, allenatore dell’Arsenal, leader della Premier League con il Manchester City.
Wenger spiega all’«Equipe Sport&Style»: «In trent’anni di carriera non ho mai fatto fare iniezioni ai miei giocatori per far crescere le loro prestazioni. E ne sono fiero». Ma Wenger solleva dubbi su certi avversari: «Ne ho affrontati molti che non condividevano lo stesso atteggiamento». Una denuncia forte «nell’era in cui si glorifica il vincitore che usa qualsiasi mezzo e metodo, e che poi si scopre dieci anni dopo che ha barato. Mentre si dimentica quello che è arrivato secondo magari per un solo decimo». Wenger, lo scorso settembre, era stato anche più esplicito dopo aver perso in Champions contro il Dinamo Zagabria (2-1) che aveva schierato il centrocampista Ademi poi sottrattosi all’antidoping: «Diventa tutto più difficile se non giochi al meglio contro giocatori dopati».
Due anni fa, il francese aveva chiesto più controlli anche all’Uefa osservando che non fosse statisticamente normale che «su 740 giocatori di un Mondiale ci fossero zero problemi». Ma, come ricorda il Guardian, Wenger fu chiamato in causa nel 2011 da un ex gunner che parlò di strane iniezioni prima delle partite. Solo cocktail multivitaminici secondo lo staff medico del club londinese. Il tecnico però fu categorico: «Se provate che abbia dopato un mio giocatore mi dimetto seduta stante».
Ma quanto doping c’è nel calcio? All’inizio di settembre, uno studio sperimentale pubblicato su «Drug testing and Anaysis» riferì di un 7,7 per cento di valori anomali di testosterone su 879 giocatori testati dal 2008 al 2013 in Champions League. L’Uefa ridimensionò l’allarme: «Non si tratta di prove di doping». Tuttavia il calcio è in ritardo nell’uso del passaporto biologico (ha meno controlli di triathlon canottaggio, un nono dei controlli del ciclismo e un quarto di quelli dell’atletica). Insomma, per cancellare i dubbi di Wenger bisogna fare molto di più.