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 2015  novembre 13 Venerdì calendario

Le menzogne di De Luca e l’inquietante silenzio di Renzi. Intervista all’ex Pd Alfredo D’Attorre, fondatore di Sinistra Italiana

Alfredo D’Attorre, deputato ex Pd ora fondatore di Sinistra Italiana, Vincenzo De Luca lo conosceva bene. In anni passati è stato segretario della federazione dei Ds proprio a Salerno, il regno di Vicienz. “Sì, ma non gli ho mai dedicato un libro”.
Parliamone, allora.
Certo, il libro è del 2004 e si intitola “Perché gli uomini ubbidiscono. Max Weber e l’analisi della socialità umana”, e porta la prefazione di Remo Bodei. È uno studio sulla teoria del potere di Weber, frutto di una ricerca durata quasi dieci anni, con lunghe puntate in Germania.
Lavorando con De Luca aveva materiale in abbondanza sul potere…
Sono stato segretario dei Ds a Salerno dal 2004 al 2007. Devo essere oggettivo parlando di De Luca. Si è trattato di un amministratore molto capace, corretto, amato. Credo che i salernitani gli siano riconoscenti per come ha trasformato la città.
Lei è troppo generoso e non vede la lunga teoria di opere incompiute, cantieri ancora aperti…
Ad un certo punto le nostre strade si sono divise…
Perché?
I primi dissidi politici nel 2006, quando fino alla fine provai a evitare che la candidatura di De Luca a sindaco avvenisse senza il simbolo di partito e senza la coalizione di centrosinistra. Poi nel 2007 alla nascita del Pd lui si avvicinò a Bettini e Veltroni mentre io mantenni una collocazione nell’area riformista di Bersani e D’Alema. Infine ci fu l’episodio del 2008, quando utilizzò il mio nome quale possibile candidato alla Camera per tirare la volata alla candidatura del figlio.
Quando avviene la mutazione di De Luca da amministratore capace a spietato uomo di potere? Lo chiedo al filosofo ricercatore di scuola weberiana.
Già negli anni della mia segreteria a Salerno cominciavo a cogliere i segnali di una deriva personalistica e anche un certo senso di onnipotenza, cose che non facevano presagire sviluppi positivi. Si avvertiva anche una crescente insofferenza per figure dotate di una certa autonomia.
La candidatura di De Luca a governatore della Campania, come la giudica?
Un grave errore, innanzitutto di De Luca che avrebbe dovuto prendere atto di una sentenza di primo grado, riconoscere l’impedimento della Severino e aspettare la fine della vicenda giudiziaria. Ma l’errore più grande è stato del Pd e di Renzi nel consentirlo, piegandosi all’ostinazione di De Luca ad andare avanti. Un errore dettato da opportunismo, che ha finito col provocare un danno grave al Pd e soprattutto alla Campania.
Ma De Luca, ripetono ancora al Pd, è stato scelto dagli elettori con le primarie.
Questa storia che il voto popolare consenta di sottrarsi alla legge è un argomento para-berlusconiano. Sarebbe stato doveroso da parte del segretario del Pd evitare una candidatura del genere. Invece hanno consentito pure che si attaccasse la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi in modo vergognoso.
E oggi, il Pd come può uscire dal pantano?
Sono un garantista e vedremo gli sviluppi della vicenda giudiziaria, ma sul piano politico c’è una questione gigantesca: De Luca ha mentito ai cittadini e al suo partito sulle ragioni delle dimissioni del suo caposegreteria, pur sapendo di essere sottoposto ad indagine. Questo rende insostenibile la sua posizione e inquietante il silenzio di Renzi. Mi chiedo: c’è una sola persona in Italia in grado di capire perché Marino sia stato mandato a casa e De Luca sia ancora in carica?
Fra sei mesi si vota a Napoli per il nuovo sindaco.
Il Pd rischia di avviarsi a un ulteriore disastro.