ItaliaOggi, 13 novembre 2015
Dini che fa sesso due volte a settimana senza aiutini e i ricchi che diffidano di chi a meno soldi e vengono guardati con diffidenza da chi ne a di più. Frasi scelte da Paolo Siepi
Robert De Niro potrebbe diventare cittadino russo. Era una volta in America. Gianni Macheda.
Lamberto Dini: «Faccio sesso due volte alla settimana, senza aiutini». Lui. Ma lei? Spinoza. Il Fatto.
I russi non ci stanno a passare per dopati. Ci sono atlete che, per protesta, non si raderanno più la barba. Il rompi-spread- MF.
Dice il Papa che la Chiesa è ossessionata dal potere. Più, o meno, di Renzi? La Stampa.
«Expo farà scempio di terreni agricoli, sarà un’orrenda collezione di padiglioni da demolire» (Giuliano Pisapia, Prc, 2009). «Milano non si ferma, sono felice per la sensazione di gioia che si respira all’Expo» (Giuliano Pisapia, Sel, sindaco di Milano, 2015). Come passa il tempo. Marco Travaglio. il Fatto.
Molti si preoccupano degli scandali che, da qualche tempo, nel campo finanziario, politico, giudiziario ecc., intorbidano la vita italiana. Non vedo perché dobbiamo preoccuparcene. Non siamo forse partigiani di una libera e sana democrazia? Ebbene: la democrazia non è libera e sana che grazie agli scandali. La storia di tutte le democrazie, antiche e moderne, è un seguito di scandali altrettanto clamorosi quanto salutari. Chi se ne spaventa, cambi bandiera. In democrazia, i panni sporchi si lavano in piazza. È soltanto nei paesi totalitari che i panni sporchi si lavano in famiglia, cioè nel silenzio discreto delle questure e delle prigioni. Curzio Malaparte, Bettibecchi. Shakespeare and Company, 1993.
Un amico di Mosca, dal passato comunista, anticlericale per cultura e convinzione, tenta una spiegazione. Dice che toccare la Chiesa ortodossa oggi non si può, perché è riuscita a raccogliere l’identità russa e a farsene paladina. A un certo punto, dopo il crollo dell’Urss, spiega, la Russia stava per perdere tutto, stanca di lottare per restare se stessa. Fiammetta Cucurnia. ilvenerdì.
Un altro insegnante del Conservatorio era il maestro Terracciano, pianista. Era di Pozzuoli e viveva con una sorella; una volta un sacerdote, insegnante giovane, mi disse di essere stato oggetto della sua corte. Terracciano faceva concerti domestici ai quali gli allievi erano obbligati a presenziare. Me lo ricordo con i capelli tinti, vestito di nero, camicia bianca e cravatta nera. Non si lavava con l’acqua, si passava il borotalco. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio, 2014.
Dice, della grande avventura astrale, il vecchio pescatore Faccenda: «Sarà, ma il tempo s’è imburianato e l’estati ’un sono più quelle di quando l’òmini si son messi a grattà ’r culo alla luna...». Indro Montanelli, I conti con me stesso – Diari 1957-1978. Rizzoli.
Entrò nella mia vita anche Giovanni Battista Meneghini. Avrebbe voluto fare di me un’altra Callas. Ma quando, durante l’ennesima passeggiata, con un lapsus freudiano, mi chiamò Maria, ebbi un brivido: mi vedeva come possibile moglie. Katia Ricciarelli (Stefano Lorenzetto). Panorama.
Curzio Malaparte spicca tra gli «antitaliani», di cui Giordano Bruno Guerri è stato il grande mitografo: D’Annunzio, Marinetti, i due Ciano, Balbo, Bottai. Una galleria d’antieroi, spesso cialtroni, sempre un po’ sinistri, la cui biografia può essere raccontata solo per aneddoti. Ce li siamo meritati, direbbe Nanni Moretti, come ci siamo meritati Alberto Sordi. Diego Gabutti. Sette.
A un momento mi è parso di vedere un tunnel e invece era un camion che andava senza luci. Giuseppe Ferrandino, Pericle il nero, Adelphi, 1998.
Non c’è niente da fare: purtroppo l’amore è un massacro, se vuoi che sia amore. Francesca Archibugi (Annalena Benini). Il Foglio.
Non per nulla lo scrittore finlandese Matti Rönkä è preoccupato: «Dobbiamo muoverci, ma non sappiamo in che direzione». Al centro di Helsinki c’è una coppia che la direzione da prendere la conosce da sempre: il maresciallo Gustaf Mannerheim e il suo cavallo avanzano silenziosi nella neve in quello che è probabilmente il più suggestivo monumento equestre dell’era moderna. Il settantenne Mannerheim guidò i finlandesi nella guerra d’inverno del 1940 contro i russi. Emana umiltà, determinazione, esperienza, e resta un modello di leadership anche per i rigori di quest’inverno economico: «Il politico finlandese deve essere umile», dice Mika Mäkeläinen, reporter di punta della televisione pubblica Yle. «Per il finlandese medio l’attuale primo ministro non è credibile: troppo cool, troppo giovane, e parla troppo bene l’inglese» se la ride Matti Rönkä. Raffaele Oriani, ilvenerdì.
«Quella della Russia nei confronti della Crimea è stata un’annessione, del tutto illegale», dice Ljdimila Ulickaia, scrittrice russa e ricorda le battaglie per il ritorno dei tartari deportati da Stalin: «Piansi quando sentii nuovamente parlare tartaro a una fermata dell’autobus; poi i tartari si sono dimostrati barbari come tutti gli altri». Per lei la Crimea è stata il simbolo della convivenza tra culture diverse: «Era popolata da genovesi, armeni, greci, bulgari, tartari, ucraini e russi, oltre agli ebrei, alcuni provenienti dalle steppe asiatiche: ugualmente il governo ucraino e russo si sono dimostrati cattivi proprietari e come tali non vanno bene». Ljdimila Ulickaia, scrittrice russa (Sebastiano Triulzi). ilvenerdì.
I francesi in Vietnam, poveri diavoli, possono resistere finché i cinesi non verranno in aiuto dei Vietminh. È una guerra di giungle, di montagne e di paludi, campi allagati da guadare con l’acqua fino alle spalle e un nemico che, semplicemente, scompare, seppellisce le armi e si mette un vestito da contadino. In compenso si può marcire comodamente nell’umidità di Hanoi. Là non ci sono bombe. Dio solo sa perché. Là si può parlare di una guerra regolare. Graham Green, L’americano tranquillo. Mondadori, 1957.
Come tutti i ricchi, diffidava di chi aveva meno soldi di lui ed era guardato con diffidenza da chi ne aveva di più. Piero Chiara, Viva Miliavacca. Mondadori, 1982.
Nonno Primo. «Il nome mi viene da te, / Giovanni detto «Prime’n». / In paese ti ritenevano un saggio. / Ti chiedevano consigli e giudizi, / venivano con i problemi più strani, come se tu fossi Salomone / senza corna e senza soldati. / Severo, preciso, di scarse parole, tranquillo sì pero’ insofferente / di ogni pigrizia, di ogni mollezza. / Avevi perduto giovinezza e salute /sul Grappa, fra le pietraie del Carso. / Il cuore ti si era spaccato / in quei luoghi lontani e ghiacciati. Giovanni Ziliani, La compassione dei vinti. Nephos edizioni, 2004.
Nessun peccato è mortale nel momento in cui lo commettiamo. Roberto Gervaso. Il Messaggero.