ItaliaOggi, 13 novembre 2015
M5S, il partito che sa resistere alle avances dei cascamorti ma le gradisce molto
È diventato un tormentone: tutti «aprono» al Movimento 5 Stelle, che da parte sua respinge ogni avance, come Maria Goretti (teme forse che una cosa tiri l’altra e che da un dialogo anche senza impegno, figuriamoci poi da un’alleanza, con la Lega o con la neonata Sinistra italiana, possa conseguire, vade retro, un destino peggiore della morte). Eppure, anche con la certezza d’essere respinti, gli Spasimanti 5 Stelle insistono a chiedere appuntamenti, a mandare fiori, a sbattere le ciglia e a sospirare. Sta diventando stalking, e non mi stupirei se prima o poi i leader pentastellari, che per il momento si limitano a respingere i cascamorti a occhiatacce e male parole, decidessero di reagire a ceffoni, o di chiamare i carabinieri.
Dubito, però, che si tratti d’una storia d’amore, e che i leghisti o gli ex e post comunisti vogliano davvero invitare Beppe Grillo a una cena politica a lume di candela. Ci sono modi migliori di passare le serate. Sbaglierò, ma sono due, o occhio, le ragioni che spingono i corteggiatori di Gianroberto Casaleggio a sprecare, ogni due o tre mesi, i soldi dei rimborsi elettorali in Baci Perugina e rose rosse, e sono entrambe ragioni strategiche – nessuna delle due è una ragione del cuore.
Prima ragione: visto che il Movimento 5 Stelle è, per così dire, un Partito di Pavlov, cioè un movimento politico che reagisce sempre ringhiando ogni volta che qualche zombie si fa avanti con una proposta politica e le ascelle deodorate, basta anche soltanto accennare un mezzo baciamano per provocare la reazione scomposta dei pentastellati: una reazione intransigente e settaria, per non dire jihadista, che nei calcoli dei falsi pretendenti dovrebbe dimostrare agli elettori con la testa sul collo che l’M5S è una religione new age, non un partito, e che ha ragione Silvio Berlusconi a dire che Grillology ha un ché di hitleriano (gli altri lo pensano senza dirlo, metti che poi Beppe vinca davvero le elezioni e che, insieme al salario di cittadinanza, metta in pista per buon peso anche qualche lager). Seconda ragione, forse meno volpina ma altrettanto umana: l’invidia per gli slogan esagerati, onirici e impudenti dell’antipolitica, alla quale è permesso dire tutto quel che vuole, mentre la politica tradizionale deve trattenersi e misurare le parole se non vuole passare per pazza e farsi sbertucciare dagli stessi organi d’informazione, che quando a straparlare sono i pentastellati, non manca di complimentarsi. Come c’è, secondo la psicoanalisi, l’invidia del pene, volete che non ci sia anche l’invidia del belìn?
Al Movimento 5 Stelle, per quanto mostri di non gradire i cicisbei e dica «giù le mani» a chiunque arrischi un buffetto o una carezza troppo audace, in realtà gradisce moltissimo le avance, da qualsiasi Ganimede provengano. Partito fondate sulle ingiurie, dedito al fantasy economico e allo sproloquio politico, l’antipartito di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non ha altra identità che quella del partitino dabbene, di buoni costumi, che magari dirà anche qualche parolaccia ma che non ci sta, che non dà confidenza al primo dongiovanni che passa e che mette i malintenzionati al loro posto. Più che uno scenario politico, è uno sketch di Totò: «E levate ’a cammesella! / ’A cammesella, gnorno’, gnorno’!»