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 2015  novembre 13 Venerdì calendario

Quest’anno 300 mila donne sono morte di parto

ANCORA 300MILA MORTI DI PARTO –
Una notizia cattiva e una buona. La prima è che negli ultimi 25 anni 11 milioni di donne nel mondo sono morte per dare alla luce i loro figli. La seconda è che nello stesso arco temporale la mortalità materna è calata del 44%: dalle 532mila vittime nel 1990 a 303mila quest’anno. Diminuzione importante, ma che comunque ha mancato uno degli 8 Obiettivi del millennio, la riduzione del 75% entro il 2015.
Sono dati eclatanti, quelli che emergono dal Rapporto globale sulla mortalità materna dell’Organizzazione mondiale della Sanità, presentato presso l’Istituto superiore di sanità da Flavia Bustreo, vicedirettore generale per la famiglia, la salute delle donne e dei bambini dell’Oms. La presentazione in Italia, in contemporanea con Ginevra, non è casuale. «Il mio Paese ha molto da insegnare e da condividere con gli altri», spiega Bustreo: l’Italia è tra i 10 paesi del mondo coi tassi più bassi di mortalità materna, 4 decessi ogni 100mila nascite, come Francia, Germania, Regno Unito e Usa.
Cifre drammatiche, invece, nel paesi in via di sviluppo, dove si registra il 99% di tutte le morti materne, 830 ogni giorno. Il 66% dei casi è nell’area sub-sahariana: nonostante il calo del 44%, che ha ridotto i decessi da 987 ogni 100mila parti a 546, le morti qui sono ancora più di una ogni 200 nascite. In Asia orientale il miglior risultato, con un tasso sceso del 72%. Solo 9 i paesi che hanno raggiunto l’Obiettivo n°5: Maldive, Bhutan, Cambogia, Capo Verde, Timor Est, Iran, Laos, Ruanda e Mongolia. Il calo c’è stato anche nelle regioni sviluppate, su numeri peraltro bassissimi: meno 48% tra 1990 e 2015, da 23 a 12 casi ogni 100mila.
Il prossimo obiettivo nel quadro dell’Agenda per lo Sviluppo sostenibile è la riduzione, entro il 2030, di meno di 70 morti ogni 100mila nascite. Grandi progressi si ottengono con interventi semplici, come un migliore accesso all’assistenza prenatale e assistenza qualificata durante e dopo il parto: «Lo scandalo – dice Flavia Bustreo – è che queste morti si verificano per cause assolutamente prevenibili». Le più comuni sono emorragie dopo il parto, infezioni, pressione sanguigna alta in gravidanza, complicazioni da parti, aborti. Un’analisi dell’Oms del 2014 su 115 paesi ha accertato anche che condizioni preesistenti come diabete, malaria, hiv, obesità hanno causato il 28% delle morti materne. Alto fattore di rischio sono le gravidanze precoci nelle adolescenti. Una delle tante, gravi conseguenze dei matrimoni precoci forzati delle ’spose bambine’ con uomini adulti: 37mila ogni giorno, secondo Amnesty International.
L’Italia è tra i primi della classe perché, per Bustreo, «ha investito nella salute, un diritto costituzionale». Rischi bassissimi dovuti anche al numero di parti per donna, spesso solo uno. Ma serve vigilanza: il dato dei 4 decessi ogni 100mila nascite non è omogeneo, se nelle 8 regioni monitorate dal sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità si oscilla tra i 5 su 100mila della Toscana e i 13 della Campania. «Da noi serve vigilanza anche sulla moltiplicazione dei parti cesarei», avverte il vicedirettore dell’Oms. Un intervento “salvavita” nel 15-20% di gravidanze a rischio, spiega Serena Donati dell’Iss, ma da noi è al 35,5%, con picchi del 60% in Campania: «È un intervento chirurgico e aumenta i rischi di mortalità».