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 2015  novembre 13 Venerdì calendario

I paesi più sicuri del mondo (anche per le vacanze). Al primo posto c’è l’Islanda, l’Italia è 36esima

Adattarsi all’incertezza. Chi lavora nell’industria del turismo, in qualsiasi continente, la considera ormai una variabile alla pari di altri fattori negativi del mercato. Incertezza significa guerre nazionali e regionali, attentati e la capacità dei terroristi globali di colpire anche nei luoghi più inaspettati. Per aiutare lo sviluppo turistico e i viaggiatori con consigli pratici, la nona edizione della classifica del World Peace Index (l’Indice della pace nel mondo di 162 Paesi, www.visionofhumanity.org ) copre con un’accuratissima ricerca il pianeta e, incrociando 23 indicatori legati ai conflitti ma anche alla criminalità reale e percepita dai cittadini, stila una classifica con i Paesi più sicuri con una grafica immediata che va dal verde scuro dell’Islanda con «indice Pace» elevatissimo alla Siria, ultima in classifica nella zona rossa che parte dalla 151esma posizione con la Nigeria.

Consigli pratici per i viaggiatori
Più pace significa ovviamente più turismo, voce fondamentale per moltissime nazioni, e l’Index ha quindi un peso economico nell’incoming di visitatori internazionali. L’Europa esce dalla classifica con quindici Paesi europei fra i primi 20, ma se questo può essere un macrodato prevedibile, la parte più interessante dell’Indice, curato dall’Institute for Economics and Peace dell’imprenditore IT Steve Killelea, comincia dalla ventesima posizione in giù: si scopre subito che l’Italia è al 36esimo posto mentre la Spagna al 21esimo. La Francia è al 45esimo posto (ha davanti Mongolia, Uruguay e Corea del Sud) ma qui conta l’impegno militare degli Stati sia come intervento nei conflitti, spesa militare e import-export di armi, visto che l’Indice mette al primo posto la pace e la sicurezza come conseguenza della prima.
Fra i risultati principali dell’Index: i tre paesi più pacifici sono Islanda, Danimarca e Austria, mentre i Paesi che hanno fatto più passi verso la Pace sono Guinea-Bissau, Costa d’Avorio e Benin. I meno pacifici: Siria, Iraq e Afghanistan con la Libia al 149esimo posto, avendo subìto il peggior deterioramento rispetto a tutti gli altri Paesi. Tenuto conto del quadro di problemi, le soluzioni: ragionare per vaste zone geografiche paradossalmente sta diventando più semplice: nel mondo arabo vicino all’Italia, il Marocco resta un Paese molto attento all’industria del turismo, fondamentale per l’economia del Regno di Mohammed VI. Nella classifica, il Marocco è all’86esimo posto ma è ai primissimi posti (dopo Kuwait e Qatar) fra i Paesi arabi in classifica. Un indice che vale allo Stato maghrebino 10 milioni di turisti ogni anno.
Sicurezza, caldo e budget
Per ritrovare (con un budget simile a un viaggio in Egitto) mete al caldo e sicure, la scelta può cadere su Gran Canaria che anche a dicembre garantisce temperature stabili fra i 21 e i 24 gradi. Il già citato Marocco ( www.visitmorocco.com ) è una destinazione che offre molte garanzie proprio per l’alto numero di turisti e sia Marrakech che il sud del Paese hanno un clima temperato durante il nostro inverno e al sud a dicembre si superano anche i 25 gradi nelle ore più calde.
Per le destinazioni invece a lungo raggio, Mauritius ( www.tourism-mauritius.mu ) e la Malesia sono due mete dove l’inverno caldo è assicurato pur ovviamente dovendo fare i conti con un biglietto aereo che varia dai 600 ai 1.000 euro a seconda della stagionalità in cui si vola.
Le future star
Sui Paesi emergenti, futuri player del mercato globale, il contributo di Hassan Al Ibrahim, direttore del settore sviluppo dell’Autorità turistica del Qatar (al 30esimo posto fra i Paesi pacifici, primo fra i Paesi arabi) è uno studio che anticipa il trend del turismo mondiale da qui al 2030: saranno sempre più Bhutan, Botswana, Tanzania, Ghana, Senegal e in Estremo Oriente Corea del Sud, Laos e Malesia le destinazioni in crescita.
«I Paesi con economie emergenti, che generalmente hanno un più alto livello di rischi politici e di conflitti, rappresenteranno il 57 per cento degli arrivi turistici fra 15 anni. Ma è chiarissimo un fattore: il Paese colpito da un grosso attentato dovrà poi investire cifre enormi per riportare il turismo a livelli accettabili».
Ritornando all’Indice della pace e arrivati fino alla triste sezione rossa dal 151esimo al 162esimo posto la prima riflessione è che il mondo è diventato un posto più piccolo rispetto a un secolo fa, ma anche infinitamente più complesso. Fra i fattori della valutazione, oltre a quelli legati direttamente a conflitti interni ed esterni, ci sono anche «percezione della criminalità da parte della popolazione» e l’import-export di armi per ogni unità da centomila cittadini e le modalità di accesso alle armi da parte dei civili.
Come funziona l’«Indice pace»
Steve Killelea è il mastermind dell’Institute for Economics and Peace ( www.economicsandpeace.org ). Fra i vari progetti dell’imprenditore e filantropo australiano, la classifica del World Peace Index è stata sostenuta, fin dal maggio 2007 da Desmond Tutu, dal Dalai Lama e da Jimmy Carter. Gli sforzi di Killelea sono stati premiati: l’IEP è classificato fra i più autorevoli Think Thank. Il sito, in inglese, ha mappe di lettura immediata che permettono di classificare visivamente il grado di criticità del Paese prescelto.
L’esempio perfetto estratto dai dati Str Global elaborati dalla società di consulenza Deloitte è Sharm: «Durante la Primavera araba di quattro anni fa già Sharm e Hurghada avevano sofferto di un meno 40 per cento ovviamente per l’alta instabilità politica; e anche se i siti diplomatici davano le zone dei resort con relativamente sicure, a livello regionale la situazione era già molto critica». E oggi Medio Oriente e Nord Africa sono le zone con più conflitti a livello mondiale e le più problematiche da gestire per la diplomazia.
Nel bilancio globale del «chi sale chi scende» 81 Stati risalgono verso posizioni pacifiche grazie a Paesi sudamericani e dell’Estremo Oriente che sono diventati più virtuosi come Gabon, Madagascar (due Paesi che meritano di essere visitati nel 2016) e in Centro e Sudamerica, Argentina e Nicaragua; al 71esimo posto la Giordania è fra i 35 paesi con Indice «pace medio». Un dato che – lo ripetiamo per qualsiasi Paese preso in considerazione – non significa sicurezza assoluta, ma una tendenza significativa alla stabilità in direzione anche dell’apertura verso i visitatori stranieri.