Corriere della Sera, 13 novembre 2015
Antonio ha sparato alla madre quando lei era già a terra ferita. «È stata un’esecuzione»
Il proiettile è entrato dalla parte posteriore destra della testa, ha trapassato il cranio e si è frantumato sul pavimento. Dalla traiettoria e dall’alone del foro d’ingresso, Roberta Pierini sarebbe già stata a terra quando il fidanzato della figlia le ha sparato il colpo letale. Un’esecuzione, l’ha definita il gip, Antonella Marrone, che mercoledì ha confermato l’arresto del diciottenne Antonio Tagliata. La stessa parola, «esecuzione», utilizzata il giorno prima dal procuratore dei minorenni Giovanna Lebboroni al termine dell’udienza per la fidanzata, conclusasi anche per lei con la decisione del carcere. Il giudice non ha creduto che fosse all’oscuro del piano criminale del suo Antonio e che davvero pensasse che la pistola fosse un’arma giocattolo, e ha ritenuto la sedicenne «un’adolescente ribelle» che potrebbe ancora commettere reati.
Antonio, che si era presentato a casa dei genitori della sua fidanzata con una pistola semiautomatica, tre caricatori e una scatola di cartucce, davanti al gip si è difeso usando un linguaggio militare. «Ho fatto fuoco di copertura» ha detto per spiegare perché ha iniziato a sparare, ma «a caso. Avevo gli occhiali appannati, vedevo fumo».
Il ragazzo, assistito dall’avvocato Luca Bartolini, nell’interrogatorio di 4 ore interrotto da uno svenimento, ha ricostruito cosa ricorda della mattina di sabato in via Crivelli ad Ancona. Roberta Pierini, la madre della fidanzata, era in piedi e fumava nervosamente, il padre, Fabio Giacconi (che è in coma irreversibile), era seduto sul divano. «Aveva uno sguardo minaccioso ha detto “adesso basta” ed è venuto verso di me: ho avuto paura e non ho capito più niente». È a questo punto che gli si è annebbiata la vista: «Ho sentito la mia ragazza che diceva “spara, spara!” e ho sparato». La ragazza nega di averlo incitato, ma il giudice non le ha creduto e comunque, il fatto che è arrivata con lui, non l’ha fermato, non ha soccorso i genitori ed è fuggita, sono stati ritenuti elementi più che sufficienti per negare il trasferimento in comunità, come chiesto dai suoi difensori.
Antonio in cella chiede della sua fidanzata, prega per lei, per la propria famiglia e anche per la vittima, come ha fatto sapere l’arcivescovo Francesco Brugnaro che è andato a trovarlo. Il fratello e la sorella di Roberta Pierini chiederanno invece l’autorizzazione ad incontrare nel carcere di Nisida la nipote: «Non vogliamo lasciarla sola, crediamo che si sia fatta trascinare dal fidanzato» hanno dichiarato attraverso il loro avvocato, Marco Pacchiarotti.