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 2015  novembre 13 Venerdì calendario

La guerriglia milanese del 1° maggio. La polizia ha arrestato 15 devastatori, ecco come ha fatto a identificarli

MILANO Nel pieno della guerriglia un ragazzo trascina un grosso cestino dell’immondizia, di metallo. Dal marciapiede lo spinge in strada, per rinforzare la barricata. In quel momento bottiglie, pietre e molotov vengono scagliate a ripetizione in mezzo alle nubi dei fumogeni che intasano l’aria tra largo D’Ancona e corso Magenta, nel centro di Milano, nel momento più drammatico dell’attacco «No Expo» dello scorso primo maggio. Il giovane che trascina il cestino viene ripreso da una telecamera mentre scivola, cade, si rialza.
Questo movimento innaturale, tra le pieghe della sua «divisa» nera, fa scoprire i particolari: la bandana che porta al collo e sul volto, le scarpe grigie e nere con bordo bianco. Dal filmato della caduta, gli investigatori della Digos e della Scientifica hanno isolato 15 fotogrammi. Scatti nitidi, dettagli catturati. Sulla base di quei dettagli è stato arrestato Nicolò Ripani, 29 anni, squatter milanese. E grazie allo stesso metodo d’indagine sono finiti in carcere altri 8 anarchici (3 italiani e 5 greci, più un «latitante»), accusati di devastazione, resistenza, incendio, travisamento. È la prima risposta giudiziaria al raduno europeo del blocco nero arrivato a Milano per attaccare la città nel giorno dell’inaugurazione dell’Esposizione universale. Agli atti dell’inchiesta è allegato un bilancio dei danni, che serve per sostenere l’accusa di devastazione, e che dà la misura dettagliata della violenza: in 3 ore vennero distrutte 10 filiali di banca; 17 le auto incendiate; altre 61 le macchine ribaltate o con le carrozzerie e i vetri distrutti da sassate e martellate; 32 i negozi danneggiati; l’attacco investì anche un ufficio postale, una sede dell’Enel, pensiline dei mezzi pubblici, semafori, fioriere, marciapiedi (spaccati per avere pietre da lanciare contro le forze dell’ordine). Nove ordini d’arresto e cinque indagati sono soltanto l’inizio della risposta giudiziaria a questo scenario: «Non si è trattato di violenze occasionali o di una manifestazione degenerata, ma di un attacco programmato e organizzato di eccezionale violenza» dice il procuratore Maurizio Romanelli, che ha coordinato l’inchiesta col pm Piero Basilone. Un’inchiesta che sta «usando» anche i campioni di Dna (sudore, saliva, capelli) prelevati sull’abbigliamento da guerra.
Gli investigatori della Digos di Milano, guidati da Claudio Ciccimarra, non hanno mai smesso di scandagliare una mole imponente di filmati realizzati dalla Scientifica, dai cameramen delle Tv, da alcuni cittadini che hanno «girato» con i cellulari (oltre 600 gigabyte di materiale). Perché queste indagini si fanno così: bisogna individuare alcuni manifestanti prima o all’inizio del corteo; bisogna fissare i dettagli delle figure (tipo di occhiali, colore delle scarpe, polsini delle giacche); infine bisogna cercare di rintracciare i dettagli nel caos che segue: dopo che i devastatori hanno alzato una cortina di fumogeni e là dentro, nascosti, hanno indossato gli abiti da guerriglia, felpe, passamontagna, k-way e pantaloni da moto neri, dunque potenzialmente tutti uguali, dunque anonimi. Il primo maggio a Milano i devastatori erano più di 300. I poliziotti sono riusciti a tirar fuori da quella massa scura le prime 15 figure, dando loro un nome a cui attribuire reati specifici. Il lancio di una bottiglia, lo sfondamento di una vetrina. È un lavoro che richiede tenacia, ore di resistenza con gli occhi affondati nei filmati che scorrono sui monitor. Obiettivi futuri: salire di livello, cercando di arrivare a chi ha chiamato, ospitato, fornito mappe e piani di attacco e di fuga agli anarchici arrivati da Francia, Spagna, Grecia e Germania. L’indagine ha fissato l’alleanza tra milanesi e greci. Quattordici anarchici di Atene, nei giorni intorno al primo maggio, vennero ospitati in un hotel occupato di via Ruggiero Settimo, vicino piazza Piemonte, quartiere della borghesia milanese. Il giorno dopo le violenze, le pattuglie delle Volanti e della Digos trovarono e identificarono quei ragazzi nei dintorni dell’hotel, appena usciti da un supermercato.
I cinque arrestati in Grecia grazie al servizio di cooperazione internazionale della polizia erano tra gli ospiti dell’hotel. Due, Alexandros e Kostantinos Gkoumas, sono fratelli gemelli. Il più giovane, Alexandros Kouros, proprio il primo maggio ha compiuto 19 anni: in corso Magenta ha frantumato i vetri di una Bmw X3. In via Boccaccio ha distrutto la vetrina di una banca. In largo D’Ancona ha spaccato un marciapiede e ha passato ad altri le pietre da scagliare contro i poliziotti. Indossava scarpe Nike nere con inserti fosforescenti. E da quelle è stato incastrato.