Grazia, 12 novembre 2015
Quelle che si fanno la plastica alla vagina
Crema idratante, acido ialuronico, laser per una pelle più elastica, giovane, fresca. Sì, ma non stiamo parlando di quella del viso. I trattamenti sono praticamente gli stessi, la parte in causa un’altra: è la vagina. Già, perché la cosmetica e la medicina estetica non hanno più frontiere. Tutto quello che riguarda il mero aspetto “decorativo” pare quasi già superato. Certi tipi di gioielli destinati alle parti intime, infatti, esistono fin dalla notte dei tempi dei sexy shop (digitate su Google “Vajeweling”, ma solo se non ci sono minori intorno al computer), da un po’di tempo si parla anche di “Vajazzling” e “Vatooing”, due marchi registrati dalla ex star del reality Real Housefives of New York City, Cindy Barshop, per i suoi saloni di bellezza Completely Bare (letteralmente: “Totalmente nuda”), specializzati in cerette complete ed estetica del monte di Venere. Con il Vajazzling ve lo ritroverete tempestato di tanti piccoli cristalli luccicanti, a formare disegni astratti, fiori e farfalle. Con il Vattooing finirà invece decorato di tatuaggi temporanei a base di henné.
Questa è una frontiera effettivamente un po’ estrema, che in Italia fatica a decollare. Ma sta invece avendo un successo sempre maggiore l’idea che anche la vagina, come viso, collo e décolleté, vada, diciamo così, svecchiata. Importantissimo mantenerla giovane con creme tonificanti, idratanti, e con esercizi di ginnastica. Ginnastica? Sì, quella perineale.
L’ABC della cura quotidiana prevede uso della crema. «Così come spalmiamo un idratante su viso e corpo mattina e sera, sarebbe una buona abitudine prendersi cura anche del nostro cuore femminile», spiega l’ostetrica Dialma Guida, anima del sito guidalperineo.it e insegnante di rieducazione pelvica al corso di fisioterapia dell’università L.U.de.S. di Lugano. «Dovremmo smettere di considerarlo un gesto tabù». Sì, ma quale crema? «Dipende: la secchezza può essere causata dalla menopausa, dalla pillola, da una candida, da trattamenti chemioterapici? Tutte situazioni diverse, con diverse soluzioni. Una crema base, un olio di mandorle dolci o di germe di grano funzionano, ma non per chi ha una secchezza patologica. Le creme a base di acido ialuronico si usano per favorire l’elasticità dei tessuti e si impiegano di solito in gravidanza; quelle con dosaggio ormonale invece sono indicate in menopausa».
Ma anche la ginnastica aiuta a mantenere la nostra vagina tonica. Non pensate ad addominali e flessioni: parliamo di ginnastica perineale, cioè di quegli esercizi per la riabilitazione del pavimento pelvico. «Un muscolo allenato è un muscolo sano», dice Dialma. E ricorda che possiamo farla tutte ogni giorno: in coda alle Poste, in macchina, guardando la tv. Consiste in una serie di esercizi di contrazione e rilascio muscolare. A seconda del tono vaginale si fanno a corpo libero, con l’aiuto di piccoli pesetti interni, o anche con l’elettrostimolazione riabilitativa. Negli ospedali esistono ambulatori che la insegnano, ma anche la vostra ginecologa saprà indicarvi un’ostetrica specializzata. Come Dialma, che ne ha fatto la sua bandiera professionale. E che ricorda: «Soprattutto è necessaria una sinergia tra tutte le discipline: ostetricia e ginecologia, sessuologia, chirurgia».
Se creme e ginnastica non vi bastano, potete osare la frontiera dei trattamenti estetici. «Le infiltrazioni locali superficiali con soluzioni di acido ialuronico o derivati piastrinici (Prp) migliorano il trofismo vaginale», spiega Vera Donati, chirurgo plastico dell’ospedale San Paolo di Milano e docente al master di Chirugia morfodinamica dell’università Statale di Milano. Poi si passa a trattamenti più incisivi, come il lipofiling, cioè le infiltrazioni con grasso autologo, preso cioè da altre parti del corpo, ricco di cellule staminali adulte. «Un trattamento che ha un potere rigenerativo ancora maggiore, ed è un vero e proprio intervento», spiega.
L’ultimo ritrovato medico è il laser: sul suo utilizzo si concentra oggi la ricerca di Stefano Salvatore, responsabile del servizio di Uroginecologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, diretto dal professor Massimo Candiani. Un laser dal nome evocativo, Monnalisa. Consiste in una lesione controllata degli strati superiori della mucosa: il tessuto che ne deriva è più elastico. Ma quanto dobbiamo essere disposte a soffrire per questi interventi? «Il laser non è per nulla doloroso, le infiltrazioni prevedono l’applicazione di una pomata anestetica, sono solo un po’ fastidiose. Così come il lipofilling, che si fa in anestesia loco-regionale. Però non dobbiamo prendere in considerazione solo il dolore, dobbiamo anche ricordarci che nessun intervento è del tutto privo di effetti collaterali, come infezioni o ecchimosi. Bisogna sempre valutarne l’opportunità».
In Sudamerica, Stati Uniti e Russia il make up della vagina è un fenomeno largamente diffuso. «Esistono due tipi di approccio all’argomento», spiega Donati. «Il primo è quello puramente estetico. Lo si richiede per contrastare il rilasciamento dei tessuti dovuto a conformazioni congenite non gradite, alla gravidanza o all’invecchiamento, per esempio le piccole labbra molto sporgenti, che causano fastidio e dolore durante il rapporto sessuale. Il secondo è la chirurgia ricostruttiva vera e propria, con interventi mirati a correggere situazioni patologiche, come deformazioni legate all’età e al post partum, come le grandi labbra che con l’età tendono a rilasciarsi, o lacerazioni successive al parto».
All’estero è una mania, e in Italia? «Stiamo iniziando ora, è molto probabile che ci sarà sempre più richiesta di interventi sull’invecchiamento genitale. D’altronde i tempi cambiano, l’idea di età non corrisponde più a quella fisiologica, una donna di 50 anni oggi è socialmente giovane e anche se in menopausa ha di solito una regolare attività sessuale», conclude l’esperto.
Perché fare tutto questo? Il make up intimo serve anche ad aumentare il piacere? «No, rende i tessuti più elastici, idratati e belli. Ma non esiste una solida evidenza scientifica che possa migliorare il piacere sessuale. Anche la tecnica del “G-Spot enhancement”, il filling del punto G (l’area più sensibile della vagina, ndr) non ha mai prodotto risultati scientificamente rilevanti», conferma Federica Pasi, ginecologa dell’ospedale San Raffaele di Milano: «Riequilibrando il trofismo vaginale si risolvono situazioni di fastidio, dolore, di insorgenza di micro abrasioni. Certo, migliori sensibilità e lubrificazione permettono di raggiungere il piacere più facilmente, ma non c’è un diretto rapporto di causa-effetto. Nella donna la sessualità è complessa e ha sempre una forte componente psicologica». Allora sì, è proprio come il viso: il make up serve, ma poco, se sotto non c’è una donna consapevole.