Tempi, 12 novembre 2015
Il 17 novembre Piero Daccò compirà quattro anni di carcerazione preventiva a Bollate. Lo ripetiamo: quattro anni di carcerazione preventiva
Giustiziami.it, sito di giornalisti che si occupa di quel che accade nel Palazzo di Milano, ha pubblicato un’immagine che ritrae Piero Daccò. «Il 17 novembre – scrive Manuela D’Alessandro – compirà quattro anni di carcerazione preventiva a Bollate dove è detenuto dopo l’arresto per bancarotta fraudolenta nell’ambito di un’indagine sul crac dell’ospedale San Raffaele. Quattro anni di carcerazione preventiva: un’enormità. Difficile ricordare casi analoghi, anche per reati più gravi. “In materia di custodia cautelare – spiegò uno dei più brillanti giuristi italiani, Valerio Onida – dovrebbero valere sempre elementari princìpi di civiltà giuridica, tante volte affermati dalla Corte costituzionale e dalla Corte europea del diritti dell’uomo. L’accusato in attesa di giudizio si presume non colpevole (...). Le condizioni che legittimano la misura restrittiva devono di norma essere accertate in concreto e le misure adottate devono essere proporzionate e ristrette al minitno indispensabile per fronteggiare in concreto le riscontrate esigenze cautelari”. Il 7 maggio 2014 la Cassazione ha annullato in parte la sentenza d’appello con la quale Daccò era stato condannato col rito abbreviato a 9 anni di carcere per il dissesto finanziario del San Raffaele. L’ex uomo d’affari, 59 anni, dovrà attendere ancora molto per una sentenza definitiva: un nuovo appello e una probabile nuova Cassazione. Nel frattempo, partecipa alle udienze del processo Maugeri, dove è accusato di associazione per delinquere e corruzione, da detenuto per altra causa.