Libero, 12 novembre 2015
Breve catalogo degli «impresentabili» del governo Renzi
De Luca è solo l’ultimo della lista. Il presidente della Regione Campania, bollato come «impresentabile» dalla collega di partito Rosy Bindi, numero uno della commissione Antimafia, alla vigilia delle Regionali, è in buona compagnia nella lista che imbarazza Matteo Renzi.
I casi più spinosi sono quelli che riguardano i componenti dell’esecutivo. Se Francesca Barracciu, rinviata a giudizio per peculato aggravato per l’uso dei fondi dei gruppi consiliari sardi, il 21 ottobre si è dimessa da sottosegretario ai Beni culturali, un paio di suoi ex colleghi tengono duro. Giuseppe Castiglione (Ncd), sottosegretario alle Politiche agricole, dal giugno 2015 è indagato per turbativa d’asta nell’inchiesta della procura di Catania sull’appalto per la gestione del Cara di Mineo.
Poi c’è Vito De Filippo (Pd), rinviato a giudizio dal gip di Potenza per peculato. I fatti si riferiscono a quando De Filippo guidava la giunta lucana. Tra i rinviati a giudizio c’è anche l’attuale presidente della giunta regionale, Marcello Pittella (anche lui Pd). In Liguria il caso più imbarazzante riguarda Raffaella Paita, la candidata dem sconfitta da Giovanni Toti nella corsa a governatore. Come assessore regionale alla Protezione civile di Claudio Burlando, Paita è indagata dalla procura di Genova per omissione in atti d’ufficio, concorso in disastro colposo e omicidio colposo nell’inchiesta sull’alluvione del 2014. Nell’elenco non può mancare Ignazio Marino, ex sindaco di Roma (del Pd), sotto inchiesta nella Capitale sia per gli scontrini (falso e peculato) sia per la sua onlus Imagine (truffa). È di ieri la notizia che Vladimiro Crisafulli, ex senatore pd, attuale componente della direzione provinciale di Enna, già «impresentabile», è indagato per abuso d’ufficio e invasione di edificio pubblico per l’istituzione dei corsi di lingua romena nella facoltà di medicina.
In Parlamento non va meglio. Per il deputato Francantonio Genovese (Pd), indagato per reati tributari e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato e alla truffa, la Camera il 15 maggio 2014 ha autorizzato l’arresto. Non è andata così per Antonio Azzollini (Ncd), presidente della commissione Bilancio del Senato: il 29 luglio l’Aula ha detto no agli arresti domiciliari chiesti dalla procura di Trani per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta della casa di riposo Divina Provvidenza.