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 2015  novembre 12 Giovedì calendario

Roberto Salerno conferma. «Nel calcio femminile tutto è bloccato da una lobby gay»

Torna sotto i riflettori il calcio femminile. Le polemiche che hanno accompagnato l’inizio del massimo campionato si sono riaccese ieri, quando il presidente del Torino Femminile, Roberto Salerno, è stato ascoltato dalla Procura Federale: una convocazione giunta in seguito all’assemblea dei presidenti delle società di calcio donne dello scorso 14 ottobre. Quella riunione mandò su tutte le furie Salerno, che in un comunicato denunciò la «frettolosità» con cui era stata indetta, «senza nemmeno un ordine del giorno».
Accuse ripetute
«Una lesione dei diritti» dei dirigenti, anzi un vero e proprio «colpo di mano», ha aggiunto ieri Salerno dopo l’incontro in Figc dove gli è stato chiesto di approfondire l’argomento. «La Lega Nazionale Dilettanti ci ha chiesto un parere su provvedimenti come l’accordo economico pluriennale e l’abolizione del vincolo dilettantistico fino a 25 anni. La risposta è stata favorevole e infatti lo sciopero previsto per il 17 è stato revocato. Ma non si fanno le assemblee per paura di uno sciopero».
Per Salerno la vicenda sarebbe l’ennesimo «esercizio di potere di una lobby gay» costituita da alcune «figure dominanti» del settore. Ne cita tre, come esempi: Katia Serra, Patrizia Panico e Rita Guarino. Parole espresse a caldo venti giorni fa e ieri riconfermate. Sarebbero insomma tali figure a prevaricare sui club, con la responsabilità di aver «bloccato il sistema: mentre gli altri Paesi crescono, noi per colpa loro siamo fermi da vent’anni alle diecimila praticanti».
«Società senza forza»
Numeri che per Salerno non giustificano il tentativo del sindacato di «ammiccare al calcio maschile per approdare in fretta al professionismo: una vera follia perché non abbiamo le risorse». Si discute insomma sul futuro del calcio femminile, ma lo si fa sul filo del rasoio. «Dicendo “lobby gay” non giudico nessuno – ci tiene però a precisare Salerno -. Queste persone si sono sempre dichiarate gay e la lobby esiste nei fatti. Ma attenzione: io sono stato il primo a chiedere le dimissioni di Belloli per quelle sue frasi inaccettabili». Salerno dunque, mentre condanna fermamente quella frase - «quattro lesbiche» – pronunciata tempo fa da Belloli, sottolinea l’importanza del problema a suo dire politico: «Le società non hanno la forza di opporsi ai giochi di potere, regna il silenzio per la paura di essere accusati di fare considerazioni discriminatorie». Per Salerno, cioè, si preferisce non fare critiche per non rischiare di passare per omofobi.
Movimento compatto
La risposta di Katia Serra, presidente delle calciatrici italiane, è puntuale: «Nel movimento c’è rispetto per tutti, perché è la passione per il calcio che accomuna le giocatrici, non le loro scelte personali che dovrebbero restare fuori da questi dibattiti». Serra minimizza le accuse, ritenendo «Salerno poco credibile e privo di sostegno». E le atlete che lei rappresenta sarebbero compatte: «Chiediamo solo regole per poterci allenare a tempo pieno, senza dover scegliere tra calcio e lavoro. Sono semplici tutele, il professionismo è molto lontano». Inoltre il verbale che le garantisce «non c’entra nulla con la riunione del 14 ottobre, lo attendevamo dal 6 ottobre ed è arrivato a poche ore dall’inizio del campionato». Che così è potuto cominciare.