La Stampa, 12 novembre 2015
Le televisioni pagano per intervistare la moglie di Bossetti. Lei non vorrebbe ma deve accettare perché ci sono gli avvocati da pagare
«Sai quanto mi hanno dato? Diciassette, dei 25 che erano, 8 mila euro tutto di tasse... trattenute». È il 13 dicembre 2014: Marita Comi incontra il marito Massimo Bossetti in carcere e si sfoga. Il colloquio, intercettato (e rivelato ieri dall’Eco di Bergamo), rivela il brutto vizio delle interviste televisive a pagamento. Marita non si tira indietro, perché le «esclusive» servono a pagare gli avvocati, far fronte alle spese di casa, mantenere i figli. Ma la donna si lamenta dei media: prima promettono una cifra, poi si mettono a giocare al ribasso. «Questi qua di Matrix me li hanno già tirati giù e mi hanno dato 17 mila e sei, quello di Gente me ne ha dati 20 ed erano 25 – continua -. Dovrò pagare io 2 mila e qualcosa, quando faccio la dichiarazione». Bossetti le fa notare che comunque «è tutto guadagno» e semmai le suggerisce di dire agli avvocati di inviare alle testate i solleciti di pagamento.
Dalle intercettazioni si coglie che Marita fa buon viso a cattivo gioco: forse non le piace apparire troppo, ma si «sacrifica». E anche quando sembra volersi tirare indietro, ci pensa la famiglia a spingerla. «O vuoi dargli una mano al Massimo oppure no, non ci sono storie – la ammonisce il fratello Agostino quando lei, in lacrime, spiega di non sentirsela più – Questa qui è un’occasione, prendi i soldi e basta». La donna però sente sulle sue spalle un fardello sempre più pesante: «Ma dipende tutto da me?». Secondo i familiari sì. Perché a un certo punto la cognata Nadia si chiede: «Ma perché vogliono lei?» E si dà anche la risposta: «Se era uno scorfano non la volevano». Mostrando di aver compreso fin troppo bene le regole dei media, ben contenti di sfoggiare in copertina o nel talk show la bella moglie del presunto killer di Yara. In tv non si fanno troppi scrupoli nemmeno nel propinare agli spettatori rivelazioni precotte, buone soprattutto per mantenere il caso aperto e quindi alzare l’audience. È ancora Agostino a svelare inconsapevolmente l’ingranaggio: «Le domande sono tutte concordate prima, più di così, fischia...».
Una settimana fa i media avevano puntato il dito contro la procura per il discusso filmato del furgone di Bossetti, ora tocca all’informazione. Ma la partita vera riprenderà domani, quando sul banco dei testimoni si siederanno gli esperti della Scientifica.