Corriere della Sera, 12 novembre 2015
Il piano russo per la Siria
M uscoli e trattativa, si negozia mentre si bombarda. Russia e Usa proseguono lungo questo tracciato alla ricerca di un compromesso sulla Siria. Magari attraverso una cogestione di una crisi dove nessuno vuole restare intrappolato: ieri il segretario di Stato americano Kerry ha parlato con l’omologo russo Lavrov. Una trama negoziale che accompagna le attività belliche. L’ultima sorpresa è arrivata da Israele con un raid nella zona dell’aeroporto di Damasco contro un carico di armi iraniane destinato all’Hezbollah, iniziativa che suona anche come una sfida all’ombrello di protezione russo. Alla vigilia di nuovi contatti a Vienna, i russi hanno fatto circolare un piano. I punti: creazione di una commissione rappresentativa della società siriana, riforma costituzionale entro 18 mesi, referendum popolare, quindi le elezioni presidenziali anticipate. Rinviata, invece, la consultazione politica prevista per il 2016. La mappa, dovrebbe alla fine portare a una nuova Siria, integra nel suo territorio, laica e democratica. Può funzionare? Enormi gli ostacoli. A cominciare dal ruolo di Bashar Assad (foto): non si dice quale sia il suo futuro. Fonti del regime hanno reagito sostenendo che il leader se ne andrà solo alla scadenza del mandato, nel 2021. Dunque è un no, anche se è evidente che il potere contrattuale del raìs è legato al supporto di Mosca. Senza Putin si riduce, a meno che Damasco non conti sul sostegno incondizionato di Teheran. Se il Cremlino ha lanciato segnali – vaghi – su una possibile uscita di scena di Assad, i mullah sono apparsi determinati nel difendere la poltrona dell’alleato. Ma è anche vero che tutto ha un prezzo. Un altro no è arrivato dall’opposizione. La repressione è costata vite, profughi, divisioni. Non si dimenticano con una firma sotto un documento. A meno che non ci siano contropartite solide. Il Cremlino, intanto, manovra per inserire un cuneo nel campo avversario. Le truppe lealiste, dopo tre anni, sono riusciti a spezzare l’assedio Isis attorno alla base di Kweires, a est di Aleppo. Un successo determinato dalle incursioni aeree russe. Resta grave la situazione attorno ad Hama, dove gli insorti hanno guadagnato nuove posizioni.