Corriere della Sera, 12 novembre 2015
La conferenza stampa senza domande di De Luca. Contraddizioni e minacce
NAPOLI Come fosse insieme se stesso e pure un altro, Vincenzo De Luca offre a voce un racconto e manda nel web il racconto opposto. Con il viso truce e la voce impostata dei momenti importanti, senza accorgersi di quanto stia aiutando Maurizio Crozza per la puntata di domani, cita Eraclito e ripesca gli studi classici per esporre in greco la teoria sul carattere («Per l’uomo il carattere è il demone») e spiegare quanta fatica sta facendo a contenersi di fronte a «tante infamità».
Chiama a raccolta i giornalisti ma non vuole domande e parla da solo di un’inchiesta che appena il giorno prima negava. Diceva che il suo capo segreteria Nello Mastursi si era dimesso all’improvviso perché aveva anche un incarico nel partito e due lavori erano troppo pesanti, e chi sosteneva altro faceva «ricostruzioni fantasiose che io non perderò nemmeno 10 secondi a commentare». Ora invece all’improvviso parla di un’inchiesta giudiziaria in cui «io sono parte lesa», e però non dice che in realtà è indagato. Ne parla ma per dire che nulla sa, «sento di questo Manna», quello che avrebbe concordato con Mastursi una nomina nella sanità in cambio del suo impegno, attraverso la moglie giudice, a una sentenza favorevole a De Luca, e non resiste alla tentazione della battuta: «Io conosco solo la manna dal cielo».
Gli piace essere sarcastico e quindi insiste: «Ho dato a voi giornalisti più lavoro di Rupert Murdoch, mi aspetto di essere nominato Cavaliere del lavoro per quanto lavoro vi ho dato». Ma gli piace anche essere solenne, e allora attacca con il «massacro mediatico degli uomini e delle istituzioni» che è «un segno di barbarie del nostro Paese e un oltraggio permanente allo Stato di diritto e alla Costituzione italiana».
Ma l’uomo sa essere anche minaccioso, oppure è meglio dire che sa promettere con durezza: «Combatteremo in maniera ferma nei confronti di chiunque oserà nei prossimi giorni gettare ombre sulla correttezza e sulla trasparenza dei nostri comportamenti. Ci rivarremo nei confronti di chiunque offenderà la dignità delle istituzioni e delle nostre persone. Da Napoli lanciamo la sfida della trasparenza, della correttezza e del rigore amministrativo. Noi siamo i protagonisti di questa sfida e non arretreremo di un passo».
Alza i toni e poi li abbassa, stempera la tensione («Keep calm, dico ai miei collaboratori») e non accenna nemmeno lontanamente a quando, ed era solo due giorni fa, dava ufficialmente una spiegazione alle dimissioni di Mastursi che sapeva perfettamente essere inventata dall’inizio alla fine. E mentre lui parla e parla e ripete «io sono parte lesa», nella stanza accanto qualche suo collaboratore mette online sul sito della Regione Campania, che non è il sito personale di De Luca ma una pagina istituzionale dove lui dovrebbe comunicare solo da presidente, un link preceduto da un breve testo: «A integrazione delle dichiarazioni rese questa mattina dal presidente della Regione Vincenzo De Luca, si comunica che sul sito istituzionale della Regione Campania è stata pubblicata la richiesta dello stesso presidente, datata 29 ottobre 2015, di essere ascoltato dalla competente autorità giudiziaria». Di seguito il testo della lettera firmata dal suo avvocato e indirizzata al procuratore di Roma Pignatone: «Le rappresento la volontà del mio assistito, indagato nel procedimento penale in epigrafe indicato, di sottoporsi a interrogatorio nella prospettiva di un chiarimento della sua posizione».
Tre righe che raccontano tutto il contrario di quello che De Luca ha detto e fatto in questi giorni, e spiegano che sapeva ma ha taciuto o ha detto cose diverse dalla verità. Come fosse se stesso e pure un altro. E almeno uno dei due inaffidabile.