La Stampa, 11 novembre 2015
La vita capolavoro di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Chi sa qualcosa o si ricorda ancora di Ferdinando Petruccelli della Gattina? Pressoché assente dai repertori di storia e di letteratura, questo personaggio di non comune esuberanza ha dovuto aspettare il bicentenario della nascita per trovare qualcuno che rinfrescasse la sua memoria. Lo ha fatto Giorgio Filograna che gli dedica un tomo di circa 700 pagine intitolato Ferdinando Petruccelli della Gattina, 1815-1890 (Ed. Giuseppe Laterza).
Il nostro uomo era nato a Moliterno, in Basilicata; di famiglia baronale, era stato educato a fierissimi, fin viscerali sentimenti repubblicani e anticlericali da uno zio massone e ancor più dalle costrizioni subite in seminario. Condannato a morte dai Borbone dopo la rivoluzione napoletana, intraprende la strada di un esilio che lo porterà negli anni a Parigi, Londra, Bruxelles. Giornalista di fama europea, si fa trovare sulle barricate del ’51 contro Luigi Napoleone e nella Parigi della Comune. In Italia segue come corrispondente di guerra per vari giornali stranieri la seconda guerra d’indipendenza e la spedizione dei Mille.
Nel ’61 è eletto deputato nel primo Parlamento italiano, dove siede tra i banchi della Sinistra (ne darà testimonianza vivacissima con I moribondi di Palazzo Carignano). Ma è riuscito a scrivere, non si sa come, una quantità di romanzi storici, che risentono dell’inevitabile Walter Scott, ma anche della sua educazione volterriana e positivista (il più singolare resta l’irreligioso Memorie di Giuda). In tarda età, semiparalizzato e quasi cieco, l’imperterrito giacobino, mazziniano radicale, si converte a posizioni moderate e perfino monarchiche.
Il libro di Filograna, nonostante lo stile farraginoso, ha il pregio di raccontare il percorso del suo protagonista proponendo testi irreperibili, soprattutto giornalistici, che gli rendono giustizia. Si leggano a riprova le pagine sulle miserevoli condizioni del suburbio londinese, sulla «boemia» parigina, e quelle, crude e insieme visionarie, sugli incendi e le stragi durante la repressione dei Comunardi. Ma va detto che forse Petruccelli ha fatto un inespresso capolavoro della sua stessa vita, così tumultuosa e ardente.