La Stampa, 11 novembre 2015
Il “Nu couché” di Modigliani venduto per 170 milioni di dollari
Un nudo di Modigliani viene venduto all’asta da Christie’s per 170 milioni di dollari a un ex tassinaro cinese, e in Italia scoppia la polemica, con tanto di interrogazioni ai ministri della Cultura e dell’Interno.
La pietra dello scandalo è il «Nu Couché», dipinto dall’artista livornese fra il 1917 e il 1918, che faceva parte della collezione di Gianni Mattioli ed è stato messo sul mercato dalla figlia Laura. Sei pretendenti si sono sfidati lunedì, fino a quando una telefonata arrivata da Shanghai ha risolto la disputa in favore di Liu Yiqian, per 170,4 milioni di dollari. Con questo colpo Modigliani, morto di tubercolosi a 35 anni senza un soldo in tasca, è diventato l’autore del secondo quadro più costoso mai battuto all’asta, dopo «Les Femmes d’Alger (Version ‘O’)» di Picasso, che aveva incassato 179,4 milioni. L’artista livornese è entrato anche nel ristretto club di colleghi capaci di attirare più di 100 milioni di dollari per un’opera, di cui, oltre a lui, fanno parte, appunto, Picasso, Bacon, Giacometti, Warhol e Munch. Se uno pensa che nel 1918 Modigliani aveva offerto agli scrittori britannici Osbert e Sacheverell Sitwell l’intera collezione del suo studio parigino per l’equivalente di 4700 dollari di oggi, viene da chiedersi dove siano la logica e la giustizia nel mercato dell’arte.
La senatrice Michela Montevecchi del Movimento 5 Stelle, invece, si è posta un’altra domanda: «Voglio sapere se il dipinto, soggetto alla legge del ’39 che vieta l’uscita dall’Italia delle opere dopo 50 anni dalla loro esecuzione, sia andato all’estero con le carte in regola. Di questi documenti non c’è traccia. Non voglio far passare messaggi accusatori, né sostituirmi alle autorità che stanno indagando. Cerco solo chiarezza». La senatrice ha spiegato così le ragioni che animano la sua iniziativa: «Ci rammarichiamo che il “Nu Couché” voli in Cina e non in Italia. Il quadro faceva parte della collezione di Gianni Mattioli e la figlia, alla morte del padre, sembrava volesse darlo in concessione al Guggenheim di Venezia». La Montevecchi aveva già presentato un’interrogazione al ministro della Cultura Franceschini e ora ne aggiungerà un’altra al ministro dell’Interno: «Vogliamo capire se le indagini che risultavano essere in corso sulla sua uscita dall’Italia siano ancora in corso e cosa intenda fare Alfano per coadiuvarle».
In attesa delle risposte, il mondo dell’arte celebra il successo dell’asta, che ha dimostrato la vitalità del mercato. E’ vero infatti che del lotto intitolato «Artist’s Muse» Christie’s ha venduto solo il 71%, ma i prezzi sono stati stellari. Oltre al Modigliani, la «Nurse» di Roy Lichtenstein è stata acquistata per 95,4 milioni. Le aste ormai sono concentrate quasi esclusivamente su opere moderne e contemporanee, e gli artisti più affermati sono un rifugio sicuro per i super-ricchi con liquidità in eccesso. Uno di loro è Liu Yiqian, 52 anni, che da ragazzo sopravviveva guidando un taxi. Poi tra gli Anni 80 e 90 ha accumulato un patrimonio che Bloomberg valuta in 1,5 miliardi. Con la moglie Wang Wei ha fondato due musei, il Long Museum Pudong e il Long Museum West Bund a Shanghai, per mostrare grandi opere ai connazionali. Tipo, eccentrico, Liu ha fatto scandalo quando ha speso 36,5 milioni per comprare un vasetto Ming e si è fatto fotografare mentre lo usava per bere il té. Modigliani, però, ha promesso di esporlo nel suo museo per educare all’arte i cinesi.