la Repubblica, 11 novembre 2015
La Dama nera parla. Il suo complice De Grossi con i soldi della tangenti comprava trenini elettrici
ROMA. Le tangenti le ha prese, e lo ammette. Ma davanti ai magistrati che l’hanno fatta arrestare, la “Dama Nera” Antonella Accroglianò ha messo a verbale una riflessione che allarga, e di molto, il buco nero delle mazzette all’Anas. «Non c’è imprenditore che non possa dire che non ha pagato per avere l’aggiudicazione di una gara». Due nuovi atti istruttori, l’interrogatorio della Accroglianò del 3 novembre e quello del funzionario Oreste De Grossi del 6 novembre, sono stati depositati al Tribunale del Riesame, che deciderà se rimettere in libertà gli indagati dell’inchiesta sulla corruzione che ha travolto l’Anas. Dodici paginette in tutto che irrobustiscono le accuse dei pm Francesca Loy e Maria Calabretta.
L’INTERDITTIVA ANTIMAFIA NASCOSTA
«Ammetto gli addebiti per i fatti indicati nell’ordinanza cautelare – è la premessa della Accroglianò, dirigente del Coordinamento tecnico-amministativo – ma non avevo nessuna capacità decisionale». E gli appalti che finivano sempre ai soliti? «Il gruppo Tecnis ha vinto molte gare, con ribassi tante volte pilotati e indotti, so che è stata supportata dall’onorevole Meduri (l’ex sottosegretario alle Infrastrutture, ai domiciliari)». Sui lavori stradali a Potenza da 15 milioni di euro: «De Grossi aveva pattuito con Bosco (Concetto, imprenditore Tecnis) 150 mila euro, ne ha avuti 97mila e li abbiamo divisi a metà. Servivano perché De Grossi sistemasse i numeri, cioè i requisiti, per fargli vincere la gara. I 70mila euro trovati a casa di mia madre sono quelli avuti da lui». I favori non erano rivolti solo alle gare. «A Natale dell’anno scorso – racconta la Dama Nera – arrivò un’interdittiva antimafia per Tecnis, che si decise di tenere nascosta. Fu deciso da Bajo (Alfredo, condirettore generale tecnico di Anas)».
LA RETE DELLA CORRUZIONE
Non si limita a questi episodi, la Accroglianò. «Ho ricevuto pagamenti da altri imprenditori, tra cui Lauro spa, i cui titolari sono Paolo e Ambrogio Tarditi di Borgo Sesia». Indica anche la cifra, «20 o 25 mila euro per una richiesta di pagamento di interessi su espropri». Non è finita. «Ci sono anche 10mila ricevuti dall’Ing. Misseri, imprenditore siciliano. Mi è stato promesso del denaro anche da Cerasi Emiliano, per una gara che va avanti da circa un anno all’Aquila. La commissione voleva aggiudicarla ad Astaldi, lasciando fuori Cerasi e Toto. A Diemoz (uno dei commissari) vennero dati 10mila euro dai Cerasi, se avessero vinto ci sarebbe stato un riconoscimento economico anche per noi».
I POSTI AI FAMILIARI
Sul ruolo dell’ex sottosegretario alle Infrastrutture Meduri, i due pm chiedono più volte se sia stato coinvolto nella corruzione. «Non so se ci siano stati passaggi di denaro tra lui e Tecnis, però Meduri ottenne l’assunzione della nuora nella società Quadrilatero, partecipata di Anas». Il politico, stando alle dichiarazioni della Dama Nera, fungeva da trait d’union: «Procurò un incontro a Costanzo di Tecnis con il ministro Del Rio a Palermo».
I COLLAUDATORI NON LAUREATI
Ma è dal successivo interrogatorio del responsabile dei collaudi Oreste De Grossi che emergono altri dettagli sul “sistema Anas”. A cominciare da chi siede nelle commissioni di collaudo. «La mancanza della laurea – spiega a proposito di Fausto De Santis – era ostativa alla nomina». Quindi si sono inventati una regola interna per scavalcare il divieto. «Fu introdotta perché un gruppo di dirigenti Anas non laureati voleva essere inserito nelle commissioni». De Grossi rivela anche cosa ha fatto con quei «65mila euro in tutto» di mazzette: «Li ho subito spesi. Ho comprato una decina di modelli di trenini, di cui faccio collezione, che costano 300 euro l’uno. Avrò speso 10mila euro di francobolli, ho comprato vestiti... un giaccone...10mila euro».