Il Sole 24 Ore, 7 novembre 2015
Ricordo di Giorgio Usai, un «sindacalista d’impresa»
Era un «sindacalista d’impresa» come diceva lui. Di quelli che hanno studiato il diritto, l’economia, che sanno capire la finanza pubblica e la società, i bilanci delle aziende e le tecnicalità dei contratti. E, soprattutto, la stoffa delle persone.
Giorgio Usai ha lottato a lungo contro una di quelle malattie che sai che alla fine avranno la meglio. Ma non si è arreso. Fino all’ultimo.
Era un negoziatore tenace, amava le relazioni industriali per quell’idea di umanità che sanno dare alle vicende dell’economia. Aveva 67 anni, ormai romano, ma pistoiese di origini, è stato nel sistema di Confindustria per 36 anni. Laureato in Giurisprudenza a pieni voti si era specializzato in Diritto del lavoro a Roma, Firenze e Milano. Dopo gli studi approda subito in Federmeccanica dove vive una straordinaria stagione di crescita quando Felice Mortillaro è consigliere delegato della federazione. Logica stringente nel negoziato, robusta argomentazione giuridica, capacità di analizzare il contesto economico e produttivo: diventano i capisaldi di una vita per la gestione del rapporto con il sindacato. Rapporto leale e schietto, aspro ma sempre conseguente. Stella polare: il riformismo e la necessità di dare alle relazioni industriali la funzione di modernizzazione del rapporto tra lavoro e capitale.
Dal ’92, per cinque anni, Usai è stato vicedirettore di Agens e di Federtrasporto, le due associazioni di Confindustria che per prime segnano lo “sbarco “nel mondo dei servizi con un approccio industriale. Dal ’98 passa poi a dirigere l’area Relazioni industriali, sicurezza e affari sociali della Confederazione che lascia nel 2011. Docente di Diritto del Lavoro all’Università di Perugia e alla Scuola di specializzaizone in Diritto sindacale alla Sapienza di Roma ha sempre guardato ai giovani con l’idea di trasferire l’entusiasmo di un’Italia innovativa e manifatturiera, dove il valore del lavoro ha una connotazione nobile e moderna. Guardava all’Europa, a un’idea strategica delle regole e dell’occupabilità contrapposta alla conservazione di una bardatura di norme fuori dal tempo, vere nemiche del lavoro per i giovani. Era un riformista e con questo spirito aveva ricordato a marzo Marco Biagi e i suoi sforzi per la modernizzazione delle relazioni industriali. Gli piaceva dire: «Fare relazioni industriali non vuol dire avere una buona parlantina, come qualcuno pensa, ma essere preparati, sempre e a tutte le età». Per questo non ha mai smesso di studiare, fino alla fine.
I funerali si svolgeranno oggi a Roma, alle 14,30, nella Chiesa di Sant’Agnese fuori le mura.