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 2015  novembre 07 Sabato calendario

Se la pubblicità entra nelle classi tedesche

Sulle copertine dei miei quaderni alle elementari si illustrava la «storia del pane», dalle spighe dorate alle pagnotte sfornate dal fornaio. O seguivo la «strada del latte» dai pascoli alpini, fiabeschi visti dalla mia Palermo, alla bottiglia del lattaio. Oggi, leggo, molti bambini credono che il latte nasca direttamente in tetrapack, o che i polli abbiano sei cosce come nelle confezioni dei supermarket.
Sospetto che i quaderni in cui imparavo a scrivere, prima a matita poi con pennini che schizzavano inchiostro, venissero da fondi di magazzini dell’era fascista. Il materiale scolastico non abbondava nel dopoguerra. Neanche nella scuola di mia nipote, ma per altre ragioni.
La scuola tedesca ha più fondi della nostra ma, a quanto pare, non abbastanza. E intervengono le industrie, con doni e sponsorizzazioni. Niente di male, pensavo, se la Daimler regala computer ai ragazzini, invece di comprare giocatori di calcio per far vincere lo scudetto allo Stoccarda. Mi sbagliavo. Der Spiegel denuncia: «Die gekaufte Schule», la scuola comprata. Le industrie approfittano dello stato di necessità delle scuole per influenzare le menti dei bambini attraverso il materiale scolastico. Gli scolari utilizzano materiale unilaterale o incompleto.
«La scienza ha dimostrato che la cioccolata rende felici», si legge in un libro delle elementari che illustra la strada dalle piante di cacao alle tavolette avvolte nella carta stagnola. È trascorso mezzo secolo, anzi di più, ma lo stile è rimasto quello dei miei quaderni. È vero, la cioccolata stimola la serotonina, considerata «l’ormone del benessere». Mozart ne era goloso, e forse per questo compose un capolavoro come il Don Giovanni. Si dovrebbe aggiungere, che è una droga. Chi ne abusa ingrassa, rischia il diabete, e la carie. Il manuale scolastico è stato finanziato dalla Ritter che, appunto, vende cioccolata.
Il messaggio giunge in forma anche indiretta. Nelle tavole da colorare, si trovano immagini di polli negli allevamenti intensivi, o stalle di maiali costretti a vivere sul cemento in spazi angusti. Questa è la realtà presentata dai grandi allevatori insensibili alle proteste degli animalisti. L’associazione dei costruttori d’auto sponsorizza una pubblicazione in cui si assicura che «il controllo sui gas di scarico rende possibile la mobilità senza inquinare l’ambiente». Non proprio, o non del tutto, si scopre dopo lo scandalo della Volkswagen. Ma, probabilmente, anche gli scolari guardano il telegiornale, e avranno qualche dubbio. O cominceranno a dubitare di tutto quello che insegna la maestra? Sulle venti più forti imprese tedesche, denuncia la rivista, ben sedici distribuiscono materiale scolastico gratuito. L’87% degli studenti fino a 15 anni frequenta una scuola «influenzata» dalla grande industria.
L’associazione delle agenzie di pubblicità, cerca di migliorare la competenza dei ragazzini per gli spot. Non per decifrare e prendere le distanze dal messaggio pubblicitario, ma per diventare esperti nella creazione degli slogan. «Ich als Werbestar», è il titolo di un videogioco distribuito nelle scuole, «io star della pubblicità». Gli insegnanti possono organizzare gare tra i bambini, e vince chi riesce a sviluppare la migliore campagna. La metà delle scuole ha richiesto il materiale «Augen auf Werbung», occhio sulla pubblicità. Il sociologo Engartner si indigna: «La scuola viene degradata a superficie pubblicitaria». Si indottrinano i bambini perché diventino i pubblicitari di domani. Una specializzazione con un futuro. Il ministero della pubblica istruzione non si allarma, e non cerca di limitare l’influenza delle industrie.