Sportweek, 7 novembre 2015
Leonardo Fioravanti, 17 anni, surfer, campione del mondo under 18, va a letto presto e si sveglia all’alba per allenarsi: «È finito il tempo in cui il surfista se la spassava»
Il surfer si posiziona sulla cresta dell’onda, la usa come una rampa di lancio, fa un salto molto spettacolare e riatterra sull’onda. In equilibrio sulla sua tavola. Facile non è l’aggettivo giusto per definire la manovra. In pochi riescono ad eseguirla. Ancora meno quelli che l’azzardano nei primi due minuti della finale di un Mondiale, riuscendo a conquistare un “perfect 10”. Se dopo quattro minuti il tuo punteggio è sul 19,23 per altre evoluzioni da cuore in gola, capisci che quel titolo non può sfuggirti. Lo capisci anche se sei un romano che compete a Oceanside, in quella California che è la patria del surf. E soprattutto Leonardo Fioravanti ha capito di essere il primo italiano a vincere il Mondiale under 18 di surf da onda.
«Non so nemmeno come ci sono riuscito. Eravamo in quattro, i migliori. Per vincere dovevo rischiare», racconta al telefono dal Brasile il 17enne di Cerveteri. Ora è a Bahia per un’altra gara. Sta cercando di qualificarsi per la Wsl (World Surf League), dove entrano solo i 33 migliori al mondo. Prima di andare in California, invece, stava a Hossegor (dalle parti di Biarritz, in Francia) dove ora ha fissato la residenza – e anche quella della mamma che lo segue ovunque – avendo iniziato a vagabondare per le spiagge di tutto il mondo quando aveva appena 12 anni. Una scelta non facile, ma era chiaro che quel ragazzino non era come gli altri. Mentre chiacchieriamo al telefono, in Brasile sono le 9 del mattino ma Leo ha già surfato qualche ora prima. Come fa sempre: sveglia all’alba, allenamenti, colazione, allenamenti, pranzo, allenamenti, cena e a letto.
Ma dove sono finiti i surfisti dalla vita sregolata e libera di Un mercoledì da leoni o Point Break? Siete diventati anche voi dei perfetti soldatini?
«È finito il tempo in cui il surfista se la spassava. Ora il livello è altissimo: se vuoi vincere devi essere fisicamente più allenato degli altri. Soprattutto di testa, chi la usa meglio batte anche chi ha più talento».
Lei è innamorato da sempre del leggendario Kelly Slater. A dicembre diventerà maggiorenne, è pronto a battere i migliori?
«Nella Wsl il livello è talmente alto che può vincere chiunque. Solo lavorando sodo potrò vincere anche tra i big».
Si guadagna bene facendo questo lavoro?
«Non come i calciatori, ma i campioni se la passano molto bene anche nel surf. Io ho i miei sponsor e riesco a guadagnare abbastanza per vivere. Ma ora non mi interessa diventare ricco. Penso solo alla fortuna che ho di viaggiare, vedere posti incredibili. Ho imparato lingue, conosciuto Paesi e religioni diverse. Se non è ricchezza questa...».
In Francia è un idolo dei ragazzi, e delle ragazze. Ci sono i suoi poster nei negozi di surf. Diventare così popolari alla sua età è rischioso?
«I miei genitori sono fondamentali nel tenermi sempre con la testa sulle spalle».
Adesso che diventa maggiorenne, mamma la lascerà più libero?
«Ma lei già mi lascia molto libero... Mamma! Ma te ne vai?!»
Come ha detto?
(ridendo) «Mi sta appiccicata mentre parlo al telefono. Dai mamma, vai un po’ più in là! È premurosa ma io sono veramente felice che venga con me. Non solo mi prepara da mangiare, e lo fa molto bene, ma ascolta, dà consigli. Sento il suo amore».
Papà invece è rimasto a Cerveteri.
«Siamo stati senza vederci anche per 4-5 mesi. Però ogni tanto viene alle gare. Ne capisce tantissimo anche se non ha mai surfato. E certo non può iniziare ora che ha 56 anni!».
Anche suo fratello Matteo è venuto a vivere ad Hossegor. Quando siete stati tutti insieme l’ultima volta?
«Il ricordo più bello che ho è per la festa fatta quando ho compiuto sedici anni. Siamo andati con tutta la famiglia in montagna. I miei hanno un buon rapporto, anche se sono separati, e c’erano altri amici».
Ha mai avuto paura sulla tavola?
«A gennaio scorso, alle Hawaii. C’è anche un video su YouTube. Ho preso una botta fortissima alla schiena. Ho temuto di rimanere paralizzato. Mi hanno anche operato. La mia più grande paura era di non poter più surfare».
Ora faccia allontanare la mamma...
«Già fatto».
La prima volta con una ragazza, è stata su una tavola?
«Noooo. Che poi devo confessare una cosa: a me le surfiste non piacciono. Hanno un fisico che... mmh... boh...! E poi sono basse. Preferisco le modelle. Però non sono il tipo che si fidanza».
Una volta ha dichiarato di avere le groupies, come una rock star.
«Alle gare spuntano sempre delle ragazze appassionate di surf e... tifano. Quando avevo 13 anni delle ragazzine venivano da New York per vedere le gare. E anche loro avevano solo 13 anni!».
Messa così, non le sarà mancata la vita normale dei suoi coetanei?
«Mai! Però studio e mi piace. Faccio un liceo linguistico online. A volte sto sui libri anche 4-5 ore al giorno, in particolare quando sono sotto esame. Leggo molto, soprattutto autobiografie. Ora sto affrontando Hemingway, in lingua originale. Ne parlo cinque, di lingue».
Perché uno di Cerveteri è interista?
«Lo era mio zio. Con la Red Bull sono stato anni fa al GP di Monza di F.1 dove ho incontrato Marco Materazzi, abbiamo fatto amicizia. Gioco a calcio, tennis e golf. E seguo la MotoGP, spero che Rossi vinca dopo quello che è successo».
E lo sting pong che roba è?
«È il ping pong ma quando sbagli ti becchi una schiacciata della pallina sulla schiena nuda. Fa male, ma fa molto ridere!».
Se dico Tokyo 2020?
«Il surf da onda potrebbe fare il suo esordio come sport olimpico. Solo l’idea mi fa venire i brividi».
Ci sono le onde a Tokyo?
«No. Ma vicino sì. E anche belle».