Il Sole 24 Ore, 9 novembre 2015
Sono 1.870 i posti di lavoro disponibili per i giovani che vogliono entrare nel mondo della moda. Da Lvmh a Zara, da Burberry a H&M
Quando si parla di strategie di marketing, il “sogno” rimane uno dei temi che meglio connotano il mondo della moda, dal fast fashion, che dà a tutti l’opportunità di vestirsi a proprio piacimento, concedendosi sessioni di shopping più spesso, fino al lusso, che invece promette esclusività a 360 gradi.
Se invece lo si guarda dal punto di vista del mercato del lavoro, il fashion system è un bacino ampio di offerte diverse per tipologia, ambito, formazione e competenze richieste. Qualcuna aspirazionale, molte altre a portata di curriculum.
Dopo aver analizzato la scena italiana (si veda Il Sole 24 Ore del 25 maggio), lo sguardo va a un orizzonte più ampio, che non prescinde dal Belpaese – dove il sistema tessile-moda genera ricavi per 54 miliardi l’anno – ma si sviluppa in Europa, Stati Uniti, Estremo Oriente.
Il Sole 24 Ore ha individuato 1.870 posizioni aperte nel settore, distribuite in otto big player della moda mondiale.
La selezione delle aziende riflette la polarizzazione che, negli ultimi dieci anni, ha preso forma nel fashion system internazionale: da un lato i conglomerati del lusso come Lvmh e Kering, cui si aggiunge Burberry; dall’altro i giganti del fast fashion Zara, H&M e Mango. Non bisogna perdere di vista le aziende e-commerce: Yoox, che di recente si è fuso con Net-à-porter creando gruppo Ynap, un colosso da 1,3 miliardi di euro, e nuovi protagonisti (in piena crescita)come Farfetch.com, che nel 2015 è stata valutata un miliardo di dollari.
Il fast fashion, che ha rivoluzionato i tempi della moda in termini produttivi, ha amplificato il proprio potere facendo leva su una rete fitta e capillare di punti vendita. Le offerte di lavoro sui siti delle aziende esaminate riflettono questa strategia: sono prevalentemente concentrate nell’ambito retail.
I big player del lusso come Lvmh – 30,6 miliardi di euro di fatturato 2014 che per circa un terzo derivano dal comparto moda – e Kering – 10 miliardi di ricavi, di cui oltre 6,7 assorbiti dai brand del lusso, Gucci, Bottega Veneta e Saint Laurent in testa – sono attivi su svariati fronti: il retail, direttrice lungo la quale corre l’ampliamento della sfera di influenza (e commerciale) dei marchi; Internet, che rappresenta una nuova frontiera per le vendite, sempre su scala mondiale; la produzione, che deve essere impeccabile e che, oggi, deve fare i conti con un passaggio generazionale difficile. E, ancora: i rapporti con la clientela, sempre al centro dell’attenzione.
Così le posizioni aperte nei big del lusso sono concentrate in questi quattro ambiti: si va dagli addetti alla vendita per i punti vendita fisici – gli stagionali, per il periodo natalizio, ma anche gli store manager, figure che devono avere una formazione manageriale – al personale che deve invece lavorare alla crescita dell’e-commerce: sviluppatori e programmatori, content editor, fotografi, stylist. Passando per designer, specialisti del colore, product manager.
Anche Burberry, storica azienda inglese che ha chiuso il 2014 con un giro d’affari di 2,3 miliardi di sterline (circa 3,2 miliardi di euro), ha molte posizioni aperte nel segmento retail: assistenti di vendita, responsabili di negozio. Il tutto su scala mondiale: da Las Vegas a Brasilia fino a Zenzhou, in Cina. Burberry è un’azienda molto attiva sul fronte hi-tech: deve buona parte del suo successo agli investimenti in questo settore. E continua a offrire lavoro a ingegneri, digital specialist. Posizioni simili sono aperte nel gruppo Ynap e in Farfetch: ambedue puntano a rendere i propri servizi, digitali e non, sempre più sofisticati, ma anche a sviluppare il mobile e il social commerce.