7 ottobre 2015
In aula le immagini dell’autopsia di Yara
• Proiettate in aula le foto allegate all’autopsia di Yara: i giudici fanno uscire il pubblico perché «sono troppo forti», vederle sarebbe un’offesa per Yara e per la sua famiglia. A deporre c’è Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa che ha condotto l’autopsia sul corpo della tredicenne: «Un’agonia in condizioni di ipotermia che ha determinato un lento rallentamento delle funzioni vitali, fino al decesso». Secondo la professoressa Cattaneo – tra i massimi esperti in Italia di accertamenti su morti violente – numerosi elementi, che derivano dalla biologia, dalla botanica e dell’entomologia, autorizzano a ritenere che Yara sia morta in quel campo: il suo corpo non aveva segni che potessero far pensare a un trasferimento dopo l’aggressione. «Lavoro in questo campo da 20 anni e non ho mai visto corpi trasportati da un luogo a un altro che non presentassero tracce di quell’altro luogo. Così è stato anche in questo caso». Yara morì il giorno della sua scomparsa («al massimo una o due ore dopo la mezzanotte») per una serie di concause: la debolezza derivante dal sanguinamento provocato dalle ferite d’arma da taglio, nessuna delle quali letale; per via di alcune lesioni al capo, anch’esse non mortali, e per il fatto di essere rimasta per ore nel campo di Chignolo d’Isola in stato di ipotermia. La ragazza presentava ferite da “armi da taglio” delle quali una sola “di punta e taglio” sotto la mandibola, presumibilmente causate da un coltello. Erano tagli precisi che, pertanto – ha detto il medico legale –, furono fatti mentre Yara non si muoveva e, inoltre, non vi è alcuna ferita da difesa». La ragazza fu quindi seviziata mentre era viva, ma immobile.