il Fatto Quotidiano, 9 novembre 2015
Mettere il canone Rai in bolletta: molto facile annunciarlo, quasi impossibile realizzarlo. Ecco perché
Nel firmamento degli annunci renziani, resta tra quelli più improponibili e complicati da attuare. Il presidente del Consiglio continua a dire che, come avviene in Bulgaria, il canone verrà pagato nella bolletta elettrica. Nella sostanza non è più una tassa sulla detenzione dell’apparecchio televisivo, come avvenuto fino a oggi, ma un supplemento per avere la casa illuminata. “Nessun problema per chi non ha televisore”, dicono da Palazzo Chigi, “farà l’esenzione. Basterà un’autocertificazione”. In pratica uno strumento in più per non pagare. Non solo: come ricollocherà Renzi le 400 opersone che oggi operano, dislocati nelle sedi regionali, nel contrasto all’evasione del canone? Nebbia fitta.
Ma in quello che viene definito il balzello più odiato dagli italiani, delle anomalie esistevano già, senza bollette e certificati. Prendiamo la mappa dell’evasione. Chi ha il controllo sugli evasori sbaglia qualcosa nel censimento. Non ci sono dubbi. Facciamo un esempio molto banale, quello della Sardegna. Dov’è che l’evasione del Canone supera il 50 per cento? A Stintino (52.3), Palau (58.7), Budoni (52.8), tutte località che hanno in comune una sola cosa: sono abitate solo d’estate da persone che hanno una seconda casa. Non è possibile che gli evasori si concentrino a Stintino.
Nelle località vicine, come Osilo, distante 20 chilometri, gli evasori sono il 14 per cento. Non torna. Altro esempio: evadono a Sabaudia oltre il 34 per cento, poi nei Comuni dell’entroterra la percentuale precipita. A Livigno gli evasori sono il 52.5 per cento, ma a Sandalo, uno dei Comuni che con Livigno confina, il 14. In Puglia, a Vieste, sembra la patria degli evasori, oltre il 34 per cento, per scoprire che in tutto il resto della regione, compresa Bari, chi non paga il canone sono, sulla cifra nazionale, due persone su dieci.
Conteggi sballati
No, indubbiamente qualcosa non torna. Probabile che il conto degli evasori sia stato fatto sulle unità abitative, e perciò il gioco non quadra: per legge, almeno fino a oggi, il canone si paga su un televisore per nucleo famigliare. Un dato sul conteggio fatto un po’ alla buona, comunque, lo conferma anche Aldo Cristadoro, fondatore di Twig, la società che ha fatto i rilevamenti: “L’evasione nelle aree di confine e nelle valli è riconducibile alla presenza di seconde case, ma probabilmente anche alle mancanze nella riscossione da parte della Rai. Nelle zone difficilmente accessibili probabilmente i controlli sono meno convenienti per l’azienda”.
L’evasione anomala
Su quattro Comuni in cui si registra un’evasione del 91% – Ribordone, Villa di Briano, Parete e Casal di Principe – uno è in provincia di Torino e gli altri tre sono nel Casertano. Le più virtuose sono Ferrara, Rovigo e Bolzano. Le peggiori sono Crotone (56% di evasione), Napoli (55%) e Catania (53%). Ma a Napoli città le cose vanno pure peggio e gli evasori salgono quasi al 62% (61,7): record negativo tra le città capoluogo. Comunque chi dice che l’evasione abita al sud sbaglia: a Bari pagano il canone più che a Milano. Le domande restano ancora molte.
Matteo Renzi ha lanciato l’idea da 2,2 miliardi di euro, nelle sue previsioni, ma gli osservatori più attenti spiegano che basterà un’autocertificazione per evadere il canone. Basterà dire che non si è in possesso di un televisore per far tornare tutto come prima. Fino a oggi succede che chi non ha voglia di pagare non paga, quando il messo addetto alla riscossione si presenta viene rispedito al mittente (in casa si può entrare solo con un mandato di perquisizione), da domani si dovrà mettere per iscritto. Ma non solo. Sul tavolo restano aperte una serie di domande, come quelle lanciate da un giornalista di Wired, alle quali ancora non è arrivata nessuna risposta ufficiale. In che modo, per esempio, sarà spalmato il canone in bolletta?
Unica soluzione a gennaio o frammentazione magari bimestrale per mimetizzare la tassa con importi minimi periodici o quale altra soluzione? E prima ancora dell’entrata in vigore, quale strumento sfrutterà il governo per introdurre la novità? Al momento la proposta è stata inoltrata al ministero dell’Economia per un parare tecnico: dopo arriverà un decreto legge ad hoc oppure un emendamento alla legge di Stabilità che il Parlamento deve licenziare entro l’anno? Non sono differenze da poco: nel primo caso, questo piano – se confermato – entrerebbe in vigore così come ve l’abbiamo raccontato. Nel secondo, il passaggio alle Camere potrebbe modificarne alcuni aspetti. In che modo, si pensi alle seconde case magari intestate al coniuge, si dimostrerà di aver già pagato la quota canone nella bolletta dell’abitazione principale? E gli uffici?
Piani da rivedere
Insomma, il sospetto che il presidente del Consiglio debba rivedere i propri piani esiste. Sulla carta non è attuabile, visto e considerato che non si riesce neppure a capire quale sia il dato reale degli evasori.
“Non sono d’accordo che il canone Rai venga messo in bolletta”, dice Roberto Fico, presidente della Commissione Vigilanza in quota Movimento 5 Stelle. “Il canone si paga perché è un finanziamento che i cittadini danno alla tv pubblica perché sia libera. Ma se poi è infiltrata in tutti i modi e a tutti i livelli dalla politica allora è un finanziamento occulto ai partiti politici, così che poi occupano posti in Rai. L’Agcom, di fronte a palesi violazioni, fa solo timidi richiami. Il servizio pubblico non produce consumatori, ma cittadini informati e dovrebbe diffondere cultura, a differenza delle tv commerciali. Solo l’Ungheria e la Moldavia hanno una legislazione simile alla nostra. Occorre trovare sistemi per garantire autonomie. La serietà di un servizio non si dà con i finanziamenti ma con leggi che garantiscono la libertà dei giornalisti”.
La bocciatiura illustre, non sul piano politico, arriva direttamente dall’Enel. Patrizia Grieco, presidente del gruppo energetico, ha spiegato che “è difficile da molti punti di vista”, “tecnicamente, per i sistemi di fatturazione, e probabilmente anche dal punto di vista giuridico”. Tutte cose che il governo non ha al momento calcolato.
C’è un punto sostanziale: che eventualmente, i soldi recuperati, non andrebbero neppure alla Rai, ma a finanziare altre manovre: “Questo”, e torna Fico a parlare, “sarebbe inaccettabile”. ma il piano del governo è assolutamente questo. Come i soldi ricavati da RaiWay che a molte manovre sono serviti, compresi soprattutto gli 80 euro, meno che alle casse della Rai. Che comunque qualche problema di bilancio, negli ultimi anni, ce l’ha. ma non per i troppi dipendenti (12 mila), ma per gli appalti esteri da oltre un miliardo.