il Fatto Quotidiano, 8 novembre 2015
«Renzi e Berlusconi? I nostri pronipoti non sapranno neanche chi sono». Nello spettacolo della Guzzanti frammenti sparsi dell’età dei merdolani
Con una redingote e un paio di pantaloni ampi come quelli del Signor Bonaventura, Sabina Guzzanti sale sul palco trepidante per pronunciare il discorso celebrativo sulla fine dell’età più buia dell’umanità, il periodo dal 1990 al 2041, e spiegare Come ne venimmo fuori. Sabina Guzzanti torna al teatro, ovvero a casa, ma torna anche al futuro. Debutta venerdì prossimo a Bergamo (poi in tournée fino al 6 aprile, tutte le date su sabinaguzzanti.it) il suo nuovo monologo scritto e realizzato in totale autarchia: “Autoprodurre Come ne venimmo fuori è stata una scelta quasi obbligata, altrimenti mi toccherebbe dire le stesse cose che dicono gli altri. E nello spettacolo cerco di spiegare perché”.
Nel 2041 ci saremo finalmente lasciati alle spalle il quarantennio che con un’ardita metafora lei definisce “il periodo di merda”. Con quali mattatori?
Nello spettacolo non ci sono protagonisti assoluti, passa un po’ di tutto. Parlo ovviamente di Renzi e Berlusconi, ma anche della Merkel, della Marcegaglia della De Filippi, e poi di personaggi inventati. Frammenti sparsi dell’età dei merdolani.
Che tipi erano questi merdolani del 2015?
Agli occhi dei posteri sembrano dei poveracci. Gente che si ammazzava di lavoro, tornava a casa strafatta, picchiava le mogli, passava ore davanti alla Tv e ai social network e se gli chiedevi perché tutto ciò ti rispondevano perché dobbiamo essere competitivi con la Cina.
L’ossessione per i social è una forma di rincoglionimento emergente, meno esplorata di quella classica, televisiva.
Infatti nello spettacolo sono centrali per capire come funzionava il periodo di merda. Si scopre che per darsi importanza bisognava avere delle opinioni; ma un’opinione durante il secolo di merda non era proprio il punto di vista su qualcosa, era un collage fatto di pezzi d’informazione di provenienza varia… Insomma, i merdolani sembrano proprio degli imbecilli, anche se nel mio discorso spiego che il loro comportamento aveva delle ragioni profonde, e questo è il vero tema del monologo.
Ovvero?
Sono le conseguenze del neoliberismo; questa visione dell’economia salvatrice con tanto di ricette inevitabili per il pianeta, un sistema che si presenta come neutro, senza una matrice politica.
Invece…
Invece questi adoratori del Pil e del rigore non sono affatto neutrali. La matrice ideologica c’è eccome: autoritaria, di estrema destra. Ma è talmente pervasiva che non ce ne rendiamo conto.
Nelle sue previsioni Pasolini c’era arrivato vicino.
Aggiungerei l’analisi del potere fatta in quegli stessi anni da Foucault. Di sicuro il neoliberismo non solo condiziona le idee politiche, ma anche i desideri, gli affetti, la memoria e ci costringe a inventarci un’identità.
Eppure lei ci racconta che in un futuro non lontano riusciremo a evadere. Possiamo credere nella decrescita felice?
Decrescere sarà sempre più una necessità, abbassare i ritmi della produzione è divenuto necessario per la sopravvivenza del pianeta, ma non si tratta solo di questo. Questa prigione è stata costruita per farci credere che sia impossibile evadere; ma se riesci a rendertene conto, di fatto sei già fuori. E comunque per sapere bene come ne verremo fuori bisogna vedere lo spettacolo.
Ma nel frattempo non è che dopo vent’anni di Berlusconi ce ne aspettano altri venti con Renzi?
Non mi sembra che Renzi goda di altrettanta stabilità. Certo, il problema è sempre l’alternativa: se cade con chi lo si sostituisce?
Sbaglio o non le è mai venuta voglia di imitarlo? Dal punto di vista strettamente comico Matteo ha una tacca in meno di Silvio?
Confermo: non mi è mai venuta voglia di imitare Renzi. Ma non perché non sia buffo, lui fa davvero tutto da solo, per ridere bastano il suo percorso e le sue riforme.
Questa convinzione che ne usciremo nasce dall’ottimismo della volontà o dal pessimismo del paradosso?
Scrivere il monologo mi ha dato molto ottimismo. Tutto cambia comunque, è una legge della vita, dunque anche questo sistema che si spaccia per eterno prima o poi finirà, e già questa consapevolezza è una bella forza.
Quindi esclude che un giorno i nostri pronipoti rimpiangeranno Renzi o Berlusconi.
Renzi e Berlusconi? I nostri pronipoti non sapranno neanche chi sono.