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 2015  novembre 09 Lunedì calendario

Una vita h24: anche in Italia è in crescita il numero delle persone che, per necessità o per scelta, sfruttano le ore notturne per svolgere attività di ogni tipo. Le aziende l’hanno capito, e offrono servizi alla persona a ciclo continuo

Il tempo come risorsa, da sfruttare; al massimo e a ciclo continuo. Non ci sono interruzioni, non c’è pausa che tenga. La libertà del nuovo millennio è questa: poter fare tutto a qualsiasi ora si voglia. È così che la giornata si allarga, si espande e si dilata, fino a diventare extralarge. Come una gigantesca bolla, il mondo viene inglobato in un sistema di servizi, dove tutto è sempre operativo e in funzione. I supermercati, gli asili, i musei, le biblioteche, come quella dell’Università Bocconi di Milano aperta tutta la notte. Sfruttare l’attimo, il ritaglio di tempo. Alle nove di sera come alle 2 di notte. Comprare il latte per la mattina. Chi ha detto che c’è un tempo stabilito per fare le cose? La flessibilità è la parola d’ordine, è la realizzazione concreta di quella società liquida teorizzata da Zygmunt Bauman, il filosofo polacco che parlava di una vita sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle abitudini del gruppo per non sentirsi esclusi.
L’Italia si allinea ai Paesi che consumano, Milano come Londra, New York, Buenos Aires, Tokyo. Ristoranti e negozi aperti sempre. L’orologio della vita quotidiana cambia anche nei piccoli centri. Come a Villa Castelli, in provincia di Brindisi. Qui la campanella suona alle tre del mattino. Fuori è ancora buio ma ai cancelli si avvicinano già le mamme con i passeggini. Sono i figli delle braccianti, costrette a orari massacranti, che portano i piccoli al nido. «Lo abbiamo fatto per loro – dice il sindaco Vitantonio Caliandro -. È dura la vita delle donne che lavorano nei campi, e pure per i loro figli, costretti a sveglie impossibili. Ma il lavoro è questo e nessuno qui lo rifiuta. Molte di loro prima non sapevano a chi lasciare il proprio bambino». Anche a Milano l’asilo è di notte. «Qui al Dadà da tre anni offriamo questo servizio – spiega la direttrice, Anna Podestà -. Per i genitori che lavorano con i turni, ma anche per quelli che ogni tanto vogliono godersi una sera tranquilla senza bambini. E la sorpresa è che lavoriamo molto con gli stranieri. Con madri che si portano i piccoli dalla Germania o dall’Inghilterra e vengono a Milano per riunioni o meeting: non vogliono lasciare il piccolo e lo portano qui da noi. Durante l’Expo sono venuti anche giapponesi: qualche problema con la lingua ma poi è andato tutto bene».
«Elasticità» è la parola d’ordine del Carrefour, catena di supermercati con punti vendita in tutto il Paese. Dicono di essere stati i primi, i più svelti a capire che «l’esigenza del cliente stava cambiando», che a fare la spesa la gente poteva andare anche nel cuore della notte. «Il nostro primo negozio con questa formula è partito ad agosto, a Milano, in piazza Principessa Clotilde – spiegano -. Aperto 7 giorni su 7, 24 ore su 24. E stiamo andando bene. Un andamento più che positivo, tanto che abbiamo deciso di aprire sempre più punti. Oggi siamo già arrivati a 100. In tutta Italia, Lecco, Aosta, Alba, Firenze». E le serrande non si abbassano mai. «I dipendenti che vogliono lavorare di notte sono pagati il 50 per cento in più, tra le corsie non c’è certo l’affollamento, si fa tutto più in fretta, e in modo più automatizzato. Le casse ad esempio, molte sono automatiche con gli scanner e se vanno in tilt ci sono gli addetti che intervengono. La clientela è variegata: gente che fa i turni, che lavora in ospedale, studenti, giovani donne con la lista della spesa».
Ed è proprio grazie alle telecamere e il badge che molte palestre adottano la stessa filosofia: allenamento non stop, «A 29,90 euro al mese all-you-can-run» si legge sul sito della Fit-Star. La palestra che si vanta di non spegnere mai i tapis-roulant. Si esce di casa con il borsone, l’orologio che segna mezzanotte. C’è una strana sensazione lì a quell’ora. Gli spogliatoi sono deserti, non c’è coda alle docce e tutto sembra più calmo. Le telefoniste hanno finito il turno e partono le segreterie telefoniche. I personal trainer non ci sono, al loro posto le telecamere di sorveglianza e il botton panic in caso di pericolo. Una comunità silenziosa e volenterosa che si riunisce e pompa muscoli. Difficile da catalogare in un modello unico gli sportivi dall’ora tarda: gente che ha orari diversi dalla routine, aiuti chef, infermieri, universitari, insonni o semplicemente qualcuno che ha bisogno di staccare la spina, di prendersi un proprio spazio e che pensa che di notte sia meglio. Lontano da casa, al riparo da tutti. All’alba, alle 5.30 arrivano le donne, molte le madri, quelle che si ritagliano un’ora prima di venire intrappolate nella rete dei doveri a ciclo continuo. È il popolo che si dedica tempo dalle 6 alle 8. Prima che parta tutto. La colazione per i figli, l’asilo e poi di corsa al lavoro.
Ecco: è la duttilità di questa giornata super, vissuta al massimo che un po’ fa paura. «È il sistema globale che ci chiede produttività h24 – spiega il sociologo Mauro Magatti -. Per adeguarsi alla spinta culturale per cui tutto deve essere sempre disponibile. A partire dalla produttività, ci hanno abituati che tutto deve essere disponibile sempre, in qualunque momento, altrimenti ci va di mezzo la libertà». Fare tutto per sentirsi più liberi, quando in realtà siamo sempre più soffocati da orari striminziti, ridotti all’osso. Noi, uomini moderni che non vogliamo rinunciare a niente a cui il tempo non basta mai, non basta più. «Assomigliamo sempre di più ad un tubo dove entrano cose a ciclo continuo, dove ingurgitiamo stimoli esterni».
Il cortocircuito è proprio qui: produciamo di più per soddisfare le nostre domande, per cui occorre lavorare di più. «C’è un problema culturale di fondo che è l’idea di una crescita a sviluppo lineare mentre l’essere umano ha uno sviluppo circolare. Non a caso si dice l’arco della vita, ma non siamo sempre 35enni al massimo delle nostre energie». Eppure il nostro sistema ci sta cannibalizzando. «Ecco che si producono gli scarti – come ha detto Papa Francesco -, quegli elementi sociali che non si adeguano agli standard produttivi e che sono messi da parte dal sistema». È il tempo libero che fa più impressione, come fa riflettere il sociologo: «Il tempo del non lavoro ormai diventato tempo per il consumo. Come su un binario l’uomo o lavora o consuma. Utilizza servizi, mentre si indebolisce la capacità di meditazione, di interiorità tipica dell’essere umano. Lo sapevano bene gli antichi, già gli ebrei 2.500 anni fa, avevano lasciato un giorno per il riposo. Per valorizzare l’ozio. Possibile che noi lo abbiamo perso, ruminato e buttato via. È così che ci sentiamo davvero più liberi?».
 
DOVE SI FA YOGA ALL’ALBA
Tra i preferiti c’è lo «Zuu», un allenamento australiano che piace molto a chi ha abitudini mattutine: si basa su sei gesti principali e imita gli animali e quando hai finito ti dovresti sentire pronto per affrontare la giornata. La ginnastica di prima mattina piace soprattutto alle donne, che dalle 5.30 fanno tutte quelle cose che non riescono a fare dopo le 8. Correre all’alba nei parchi è la forma preferita delle «quote rosa» che lavorano: bastano 30 minuti per tre giorni alla settimana.
 
I BIMBI ALL’ASILO SERALE
Asili aperti con orari extralarge, alle tre del mattino come succede a Villa Castelli, in provincia di Brindisi, per andare incontro alle braccianti che iniziano a lavorare nei campi della regione sin dall’alba, o asili aperti tutta la notte, come a Milano. Al «Dadà», per esempio, si pagano circa 90 euro a sera. Nato per servire alle mamme che lavoravano negli ospedali, oggi è aperto a tutti i genitori con turni diversi o semplicemente per chi vuole concedersi una serata senza bambini.
 
IN BIBLIOTECA A MEZZANOTTE
Su richiesta degli studenti, all’Università Bocconi di Milano dal 2014 la biblioteca resta aperta di notte, come avviene nei campus americani. «Così non sprechiamo il fine settimana», spiegano gli studenti che si sono già affezionati al nuovo orario. Lo scorso anno anche nella biblioteca dell’Università Statale, sempre a Milano, è cominciata la sperimentazione dell’apertura serale e nel weekend: dalle 9 alle 23.30 dal lunedì al venerdì più il sabato e la domenica delle 10 alle 18.
 
LA SPESA IN NOTTURNA
Il Carrefour ha aperto già 100 punti vendita sparsi in tutta Italia dove si può fare la spesa 24 ore al giorno sette giorni su sette. Il supermercato quindi non abbassa mai le serrande. Il primo esperimento a Milano, in piazza Principessa Clotilde. Ad un certo orario le casse diventano automatiche con lo scanner. I dipendenti notturni vengono pagati il 50% in più. Che alla gente piaccia far la spesa la notte lo dimostrano i numeri: da «Eataly» a Milano il 21 per cento del fatturato viene fatto dopo le 21.