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 2015  novembre 09 Lunedì calendario

Le ragazzine anoressiche che si tolgono la vita sono spesso in conflitto con la madre

Una richiesta di aiuto estrema. Una ribellione verso il cibo, al sedersi a tavola per cenare con la propria famiglia. Sono queste le possibili cause che hanno spinto ieri sera Anna al folle gesto: aprire la finestra e buttarsi nel vuoto, dal terzo piano della sua abitazione in centro. Per lei non c’è stato nulla da fare: i sanitari del 118 hanno provato a rianimarla e trasporla all’ospedale Regina Margherita, ma è morta poco dopo l’arrivo al pronto soccorso. Aveva solo 11 anni. A confermare l’incubo dell’anoressia sono stati proprio i genitori ai carabinieri. Prima del tragico epilogo, lotte per il cibo, per condividere il rito di ogni domenica senza l’ansia della bilancia, troppo precoce per una ragazzina di prima media.
Una vicenda già vista
Quella di Anna è, purtroppo, una storia che si ripete. Laura, milanese di 13 anni, un metro e 71 per 46 chili, si è buttata dal settimo piano convinta che soltanto la morte l’avrebbe aiutata a uscire dalla ragnatela della depressione. Gli ultimi pensieri li ha affidati al suo diario segreto: ieri in mensa ho mangiato un pezzo di torta grande. Adesso devo rimediare. Di Modena è una ragazzina di 15 anni che ha scelto di lanciarsi dall’ottavo piano per metter fine ai suoi problemi con il cibo. E ancora tre anni fa la tragedia della torinese Elena, che si è tolta la vita buttandosi dalla finestra del suo appartamento al settimo piano, a Madonna di Campagna.
Chi sono i casi a rischio
Molto brave a scuola, con buoni profitti in ogni attività: ragazze brillanti, con molti amici e famiglie presenti, ma quasi sempre in conflitto con la figura materna. È questo il profilo standard della giovane anoressica: inizia a mangiare sempre meno e il cibo diventa una tortura, proprio come il terrore d’ingrassare. A descrivere i campanelli d’allarme utili a riconoscere per tempo il disturbo alimentare è la psicologa e psicoterapeuta Monica Marchetti. «Non deve stupire che venga colpita una ragazza così giovane, purtroppo l’età si sta abbassando. S’inizia già a 7 anni, selezionando il cibo, masticandolo lentamente, diminuendo le calorie basandosi su luoghi comuni e digiunando di nascosto. Le ragazzine si confrontano con le amiche, si misurano le cosce, si confrontano ossessivamente con la bilancia. Altro comportamento che dovrebbe preoccupare i genitori è lo sport eccessivo e la frequentazione di ambienti che esaltano la magrezza. Talvolta anche il fumare, perché toglie la fame.
Le motivazioni
A far scattare il folle gesto spesso è la rabbia verso l’incomprensione del problema e la non accettazione degli altri delle ansie che si stanno vivendo. «La cena saltata, il cibo scartato sono solo un pezzo del puzzle –, afferma la dottoressa Gabriella Tocchi del Centro Libenter di Torino, specializzato nei disturbi alimentari –. Sono problemi multifattoriali, ed è fondamentale farsi aiutare da specialisti oppure rivolgendosi al medico di base. Noi svolgiamo attività nelle scuole, già dalle elementari. E il problema più grave che evidenziamo è l’emulazione. Ci vuole molta forza e determinazione a non assecondare lo stimolo della fame: per uscire dal tunnel bisogna catalizzarla nell’altro senso».