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 2015  novembre 09 Lunedì calendario

Valentino continua a correre. Ma «se in pista c’è uno che accetta di non vincere pur di fare perdere un altro, si può arrivare davvero ovunque»

DAL NOSTRO INVIATO
VALENCIA Valentino adesso prova tutte le sensazioni del mondo tranne una: la sorpresa. «Visto Carmelo? Che cosa ti avevo detto giovedì?» dice a Ezpeleta, il gran capo del Motomondiale, appena lo incontra dopo la gara. «Mi aveva risposto che era impossibile – racconterà Rossi più tardi —. Si è visto…». Come il campione la pensa tutto il suo clan, triste e furibondo. E, quando sul paddock è calato ormai il buio, si sparge nell’aria avvelenata il racconto di un misterioso incontro fra Marquez, Lorenzo e i rispettivi entourage in un ristorante di Valencia mercoledì sera. Casuale o voluto? E con quale argomento sul tavolo? Il Patto della paella sarebbe un buon titolo per un interessante thriller, ma intanto qui si cucina un dramma che Rossi, mai visto così furioso in vent’anni di carriera, racconta senza perifrasi, con un pensiero al vetriolo per tutti.
La premessa è che «quando giovedì ho saputo che sarei dovuto partire ultimo mi è stato subito chiaro che Marquez gli avrebbe coperto le spalle». Il Guardaspalle, ecco un altro buon titolo per il sequel del Patto: «Il comportamento di Marquez è stato imbarazzante, bruttissimo per il nostro sport: ha fatto il guardaspalle di Lorenzo e io ho dovuto lottare con due piloti anziché uno. Non me lo meritavo». Marquez farà lo gnorri: «Non capisco. Chi dice che ho favorito altri mi insulta». Ma Vale ha già ricostruito il caso da tempo: «Fino a Motegi tutto è stato regolare, poi a Phillip Island è successo qualcosa di strano. Quella è stata la svolta del Mondiale, perché lì ero più veloce di Lorenzo: l’avrei battuto e avrei preso un vantaggio decisivo». Dopo l’Australia è stato un crescendo culminato nel papocchio valenciano: «Marquez qui ha solo finito il lavoro. Diceva che avrebbe fatto di tutto per battere Lorenzo, figurarsi: io lì ho avuto la conferma del ‘biscottone’. Tipo le squadre di calcio in C2 quando non devono retrocedere». Rossi sorride amaro, incredulo. E rientra a piedi uniti sull’ex allievo, senza pietà: «Ha deciso che non dovevo vincere il campionato e ci è riuscito. Perché? Boh. Chiedetelo a lui, che dice che mi ammirava da bambino…. Ma attenzione: uno che fa cose simili è uno che se ne sbatte i coglioni di tutti». Uno che merita addirittura una maledizione che – Gibernau insegna – dovrebbe farlo rabbrividire: «Spero che tutto questo gli si rivolti contro».
Valentino ne ha anche per la Honda: «Non capisco come possa accettare che un suo pilota faccia vincere la corsa a una Yamaha e addirittura si impegni a non far vincere un’altra Honda, quella di Pedrosa». Shuhei Nakamoto, boss Hrc, replicherà stizzito che «sono accuse inaccettabili», ed è chiaro che i rapporti tra Vale e Tokyo sono oggi al minimo storico come lo erano a fine 2003 quando il pilota passò sdegnato alla Yamaha. Quanto a Lorenzo, Rossi gli riconosce di essere stato bravo in pista, «dove avrei voluto giocarmela alla pari e magari perdere, ma in modo normale». Poi però stronca pure lui: «Ha meno colpe di Marquez, certe cose in pista Jorge non le farebbe mai. Ma in Malesia ha perso un’occasione per stare zitto». E la frase sull’aiuto ricevuto dagli hondisti lo manda in bestia: «Manco fossimo al cross delle Nazioni… Questo o è stupido o ha la coda di paglia». E in entrambi i casi, va da sé, non ci fa una bella figura.
In un simile paesaggio di rovine – là dove la maggioranza della gente direbbe «continuate voi da soli», mettendo sulle ginocchia un sistema MotoGp del quale resta sempre lui il motore indispensabile – Rossi riesce ancora a vedere un domani in sella, e anche questo dice molto della sua straordinarietà: «La passione resta. Ho nuove sfide per il 2016, martedì (domani, ndr ) saremo di nuovo in pista per i test e poi 37 anni o 36 è lo stesso. Il mio futuro non cambia». O forse un po’ sì: «Ho paura di ciò che succederà. Se in pista c’è uno che accetta di non vincere pur di fare perdere un altro, si può arrivare davvero ovunque». Valentino, benché ferito, ha già deciso che vorrà scoprire dove. Questo romanzo non finisce qui.