Corriere della Sera, 9 novembre 2015
Il dottor Carlos, psichiatra. È scappato di casa e fa l’eremita in Maremma da 26 anni. All’idea che i genitori e la sorella possano ritrovarlo, è scappato di nuovo. Lo cercano perché per l’anagrafe è un morto presunto
GROSSETO Il sole cala all’improvviso dopo tre ore e mezzo di cammino verso il Poggio alla Sentinella. «È il mantello della strega», dicevano i vecchi carbonai che, in quel tratto di bosco maremmano, vivevano per mesi e sapevano che qui i pomeriggi sono cortissimi. «Se arrivi fin lassù diventi invisibile», spiega Patrizio Biagini, il direttore delle Bandite, complesso agricolo di 9 mila ettari della Regione Toscana. Ed qui, nella penombra, che l’eremita ha vissuto chissà per quanto tempo. «Quasi vent’anni», ha detto lui alla guardia forestale che per prima l’ha identificato grazie a un passaporto spagnolo che gli ha dato l’uomo; un documento scaduto ma con una foto ancora abbastanza riconoscibile.
L’eremita ha un nome e un titolo accademico: è il dottor Carlos Sanchez Ortiz De Salazar, 46 anni, laurea in medicina, specializzazione in psichiatria, cinque lingue parlate correntemente, desaparecido di Siviglia. Almeno di questo sono convinti la guardia forestale che l’ha identificato e i genitori e la sorella arrivati dalla Spagna per cercarlo. «Quando ci hanno detto che era lui è stato come se nostro figlio fosse rinato», dicono i genitori, Carlos (stesso nome del figlio) e Amelia, giunti venerdì in Italia con la figlia Olga. Carlos è fuggito da casa nel 1996, dopo una grave depressione, e poi il 23 aprile del 2010 è stata decretata la sua morte presunta dalle autorità spagnole.
Il luogo dove ha vissuto il «dottor eremita» è il più impervio della zona. La capanna, costruita con una sorta di tenda, è stata demolita perché Carlos, dopo essere stato identificato, è fuggito di nuovo. Della sua improbabile casa rimangono tre secchi e taniche di acqua, in parte piovana, alcuni pezzi di plastica, un grande telone di nylon, due paia di pantaloni laceri, un giaccone scolorito. E la «dispensa», in parte ancora ordinata, con resti di pane raffermo e diverse scatolette di cibo. Che ha certamente raccolto in estate raggiungendo le cale, vicino al mare, che si riempiono di turisti. Se conosci i sentieri ci puoi arrivare in meno di un’ora e se arriva all’alba nessuno ti vede e poi sparisci di nuovo.
Quel posto, l’eremita, lo deve aver abbandonato da almeno una settimana. E anche ieri genitori e sorella l’hanno cercato inutilmente accompagnati da alcuni volontari di Penelope, associazione che riunisce i familiari delle persone scomparse. «Ci basta incontrarlo mezz’ora, poi se lui vuole non ci rivedremo mai più», ha detto ieri mamma Amelia. Dove è andato Carlos? «Ieri una signora di un podere dice di averlo visto davanti a casa sua – dice il presidente nazionale di Penelope Antonio La Scala —. Le avrebbe chiesto di poter dormire nel suo campo per una notte. È una segnalazione da verificare».
Carlos è un uomo libero, può decidere che cosa vuole e dove andare. Ma oggi è anche un «presunto morto», invisibile. È proprio lui? Età, documenti, aspetto, nazionalità, lo confermerebbero. Ma il mistero resta ancora racchiuso in quei boschi impenetrabili della Maremma.