Corriere della Sera, 9 novembre 2015
Il Papa dal balcone parla del Vatileaks. «Rubare documenti è un reato»
CITTÀ DEL VATICANO «Cari fratelli e sorelle, so che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati». Dopo l’Angelus Francesco interviene in modo esplicito sul caso Vatileaks, davanti ai fedeli di piazza San Pietro e al mondo intero. Ha deciso di mettere le cose in chiaro, urbi et orbi e punto per punto. Così scandisce: «Vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato».
E questo è solo l’inizio, in poche frasi il Pontefice sembra voler sgomberare il campo da alibi e considerazioni interessate diffuse in questi giorni. «È un atto deplorevole che non aiuta», spiega, con buona pace di chi vorrebbe farlo passare come un’operazione a sostegno del Papa: «Io stesso avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene». Sono passati più di due anni e nel frattempo «sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili».
Così Francesco confuta un possibile effetto del «nuovo» Vatileaks, più o meno deliberato: l’idea che non sia cambiato nulla, rispetto allo scandalo del 2012. E invece no: «Voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato».
L’ultima frase è accompagnata dagli applausi della piazza: «Vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare, ma andando avanti con fiducia e speranza».
Due giorni fa, del resto, Francesco aveva avuto parole durissime contro «gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi». Ieri ha commentato il Vangelo del giorno sulle colpe degli scribi, contrapposti all’obolo della vedova. La donna rappresenta un «ideale esemplare di cristiano» perché i suoi due spiccioli sono «tutto quanto aveva per vivere», ma lei sa che «avendo Dio, ha tutto».
Gli scribi sono invece l’esempio di «come non devono essere i seguaci di Cristo»: pieni di «superbia, avidità e ipocrisia», sotto «apparenze solenni» nascondono «falsità e ingiustizia» e «usano la loro autorità per divorare le case delle vedove». Anche oggi «esiste il rischio di assumere questi atteggiamenti», sillaba il Papa: «Tu puoi avere tanti soldi, ma essere vuoto».
Nunzio Galantino, segretario della Cei, ha commentato ieri a L’Intervista su Sky Tg24 le vicende che emergono dai documenti, compreso l’attico del cardinale Bertone che sarebbe stato pagato anche con i soldi del Bambin Gesù: se fosse «accertato», ha detto, sarebbe «un fatto del quale vergognarci e a cui porre rimedio».