Corriere della Sera, 9 novembre 2015
Valentino e la congiura degli spagnoli
DAL NOSTRO INVIATO VALENCIA La Stangata era venuta perfetta, peccato che Lorenzo abbia sbagliato l’ultima battuta prima dei titoli di coda: «Ho temuto di finire terzo e perdere il Mondiale, però loro (gli hondisti, ndr ) sono spagnoli come me, sapevano quello che mi giocavo e sono stati molto bravi a fare in modo che il titolo rimanesse in Spagna. Magari senza quell’aiuto vinceva Valentino. Questo titolo è mio, nostro, della Spagna...».
Nostro? Della Spagna? Aiuto? Aiuto qui lo diciamo noi, che abbiamo cercato di restare laici fino alla fine. Lo eravamo pure finita la gara, oggettivamente strana, piena di gesti (e soprattutto non-gesti) sospetti e tuttavia inattaccabili, perché poi chi può dimostrare che un pilota «non vuole» sorpassarne un altro? E chi siamo noi per sindacare le tattiche di gente che rischia la vita a 300 all’ora? Possiamo però sindacare sulla frase di Lorenzo a chiusura dei quindici giorni più assurdi della storia del motociclismo. Ammissione di dolo o semplice fesseria? Riconosce che la Spanish Connection esisteva davvero o è annebbiato dalle lacrime di gioia? E se invece avesse voluto stravincere?
Lorenzo, sia chiaro, ha corso una grande gara, da campione quale è. Sicuro, concentrato, incurante della pressione, l’ha vinta bene e così ha conquistato il suo terzo Mondiale MotoGp (quinto in totale) perché Rossi si è fermato al quarto posto dopo un rimontone epico: da 26° a 15° in un giro; poi 12° al secondo, 9° al terzo, 8° al sesto, 7° al settimo, 6° al decimo, 5° al dodicesimo, 4° al tredicesimo. Quando, di fatto, con altre 17 tornate davanti, Gp e campionato sono terminati. Rossi aveva 11” da Pedrosa, terzo, mentre Lorenzo conduceva su Marquez. Voleva dire un saldo finale di più 5 per Lorenzo su Rossi, al quale sarebbe servito un errore di Jorge o un guizzo delle Honda, che non c’è stato mai. Ed è qui che si può parlare di alcune stranezze.
Com’è possibile, per esempio, che Marquez – il rider più aggressivo, coraggioso e incurante dei gap tecnici – non abbia mai attaccato Lorenzo? Lo fa sempre, anche a vanvera: perché ieri no? E com’è possibile che l’unico sorpasso lo abbia effettuato su Pedrosa al penultimo giro dopo che Dani lo aveva superato? E come ha potuto Pedrosa rientrare così facilmente nell’ultimo terzo di gara? Forse perché, mentre Lorenzo era al massimo, Marquez si è adeguato al suo passo senza pressarlo? Domande di cui vergognarsi, da tifosi, blasfeme in assenza di prove. Marquez avrebbe avuto spiegazioni indiscutibili e Pedrosa – unico hombre senza ombre – avrebbe ammesso di avere sbagliato «aprendo la porta al sorpasso di Marc». La Stangata insomma, se davvero c’era, sarebbe stata indimostrabile, dunque perfetta. Poi sono arrivate la parole di Lorenzo. Il quale ha pure aggiunto: «Magari in un altro tipo di gara loro potevano rischiare di più e sorpassarmi». Però non l’hanno fatto. Siamo spagnoli, volemose bene. C’è pure l’ex re Juan Carlos in tribuna...
Rossi, dopo l’impresa più inutile della sua carriera, ha rivisto tutto in tv e ha trovato conferma ai suoi più devastanti incubi: «Gli ultimi giri sono stati penosi. Marquez andava il doppio di Lorenzo, ma non ha mai provato a passarlo. Me invece a Sepang mi ha passato 10 volte...». Marquez dirà che se avesse voluto aiutare Lorenzo sarebbe restato a 5” di distanza, ma Rossi non la beve: «Così ha goduto di più». Lorenzo, abbracciato da Max Biaggi ma fischiato sul podio, ha replicato che «le statistiche dicono che il Mondiale è andato a chi lo meritava». Ecco. Poteva dire solo questo, un parere rispettabile, e qui sopra avremmo scritto la sua storia di grande pentacampeon. Invece, PorFuera di testa come a volte gli capita, ha letto male il copione e ha insinuato il sospetto. E allora come potremo credervi ancora, da oggi in poi, amici cari della Spagna?