la Repubblica, 8 novembre 2015
Charlotte Salomon, l’ebrea soppressa dai nazisti che a 28 anni inventò la graphic novel
Un’opera eccezionale. Un capolavoro. Così la stampa francese ha accolto la prima pubblicazione mondiale dell’edizione integrale di Vie? ou Théâtre?, straordinario libro postumo di Charlotte Salomon, la giovane ebrea berlinese rifugiatasi in Francia e poi uccisa ad Auschwitz nel 1943 all’età di ventisei anni. Ottocentoventi pagine a colori formato 28 x 28, oltre millecento riproduzioni di gouaches (una tecnica di colore a tempera, ndr), per un volume di quattro chili e mezzo che per la prima volta restituisce compiutamente il senso del progetto originario dell’artista tedesca, la quale con Leben? oder Theater?
aveva pensato a una sorprendente narrazione per immagini, parole e musica. Un vero e proprio romanzo grafico, anche se all’epoca il concetto di graphic novel non era nemmeno immaginabile. Un’opera d’arte modernissima, dotata di una forza eccezionale e densa di emozioni, che è al contempo autobiografia e libro di passioni, tentativo di sfuggire ai tentacoli della depressione e testimonianza delle persecuzioni subite dagli ebrei durante il nazismo.
Charlotte Salomon fu l’ultima allieva ebrea dell’Accademia di Belle Arti di Berlino. Nel 1938, per metterla al riparo dalla minaccia hitleriana, suo padre la manda nel sud della Francia, vicino Nizza, dove si erano già rifugiati i nonni materni. Quando scoppia la guerra e le minacce si avvicinano ogni giorno di più, Charlotte vede la nonna suicidarsi davanti ai suoi occhi, scoprendo che anche la madre, a differenza di quello che le era stato sempre raccontato, era morta suicida. Come se una maledizione pesasse su tutte le donne della famiglia. Costretta a nascondersi per sfuggire alle retate naziste, tra il 1940 e 1942 la giovane artista lavora alla composizione di Vie? ou Théâtre?.
Utilizzando solo i colori primari – rosso, giallo e blu – capace di fare i conti con l’arte del suo tempo, dall’espressionismo tedesco a Chagall, Charlotte dipinge con foga tutte le gouaches che formano l’ossatura del libro, scrivendo i testi talvolta sulle immagini altre volte su calchi da sovrapporre alle illustrazioni. Alternando di continuo le emozioni, oscillando tra tragedia e commedia, ironia e melancolia, speranza e paura, quella che l’autrice definisce semplicemente «un’operetta in tre colori» racconta la sua drammatica vita familiare, i suicidi, il nazismo, l’esilio, ma anche la spensieratezza dell’infanzia, la passione per l’arte, il disperato bisogno di amore e la sua complicata relazione con un uomo di vent’anni più anziano. Spinta dall’urgenza, Charlotte reagisce alle minacce del mondo dipingendo per vivere. Dopo la morte del nonno, rimane sola in un paese straniero e ostile. Si sposa, ma qualche mese dopo, il 21 settembre del 1943, quando è incinta di cinque mesi, viene arrestata e deportata ad Auschwitz, dove scompare in una camera a gas.
Poco prima di essere deportata, Charlotte aveva affidato tutto il suo lavoro a un medico francese. Dopo la guerra, il padre, insieme alla seconda moglie, miracolosamente scampati alla Shoah, poterono recuperare le sue opere. Le mostrarono al pubblico, però, solo negli anni Sessanta, quando una parzialissima selezione di gouaches venne esposta a Amsterdam e Locarno. Solo dopo che nel 1971 il suo archivio fu donato al Jewish Historical Museum di Amsterdam, il nome di Charlotte Salomon inizia a circolare più diffusamente. Alcune mostre in Europa e negli Usa la fanno conoscere negli ambienti artistici. A Parigi nel 1992 e 2006, a Kassel nel 2012, la sua “operetta” fa il suo ingresso definitivo nel pantheon dell’arte moderna. Parallelamente cresce l’interesse per il tragico destino dell’autrice. L’anno scorso, a Salisburgo, viene presentata Charlotte Salomon, un’opera del compositore francese Marc-André Dalbavie, mentre arrivano in libreria Charlotte. La morte e la fanciulla di Bruno Pedretti (Skira) e il romanzo Charlotte di David Foenkinos (Mondadori).
Eppure, nonostante la crescente attenzione nei suoi confronti, finora nessuno aveva mai pubblicato integralmente Vie? ou Théâtre? nella forma libro immaginata dall’autrice. «Il suo lavoro è stato spesso presentato come una testimonianza della persecuzione degli ebrei, ma in realtà quest’aspetto è solo uno tra i molti presenti nel libro», spiega Frédéric Martin, il coraggioso editore francese all’origine della pubblicazione: «Altre volte si è sottolineato il valore della pittrice, ma presentando solo alcune delle guaches in modo isolato, ignorandone la dimensione narrativa». L’artista invece aveva numerato la sequenza organizzando il racconto in capitoli: «Charlotte Salomon è straordinariamente innovativa. All’epoca non esisteva ancora il graphic novel, ma oggi il suo emozionante lavoro lo definiremmo proprio così».