la Repubblica, 8 novembre 2015
Il Forza Valentinoooooo di Michele Serra
MICHELE SERRA
Anche chi non segue lo sport, e in particolare detesta le gare di motori, avrà sentito parlare della prova fatidica che attende oggi Valentino Rossi, l’attempato ragazzo adriatico già nove volte campione del mondo e ora insediato da ragazzini spagnoli molto più giovani di lui, ingordi di vittorie e con riflessi di saetta. Il fatto è che lo sport ha, in qualche circostanza, una capacità di racconto che, ai tempi, solo gli achei e i troiani potevano permettersi, e oggi (con assai minore spargimento di sangue) anche gli abbonati a qualche pay-tv, o addirittura il vasto popolo della televisione in chiaro. Si concentrano in una sola gara, a volte in un solo gesto (un gol, un pugno, un tiro di lama, una parata, una caduta) catastrofi e trionfi, sprofondi e resurrezioni. Se amiamo i grandi telecronisti e radiocronisti è per la devozione sacerdotale con la quale si immolano al racconto. Meglio se la voce si strozza, sopraffatta dallo sgomento o dall’esultanza. Per cose di sport a molti, moltissimi di noi è capitato nella vita di commuoversi e di gioire fino al ridicolo, e non conosco uno che se ne vergogna, che faccia lo scrittore o l’idraulico o la casalinga o la scienziata. Uno dei regali (non pochi, pensandoci sopra) che la civiltà di massa ci ha fatto, risarcendoci di altre sottrazioni, è la meravigliosa estasi internazionale e interclassista che accomuna, in certi precisi istanti, centinaia di milioni di persone. È bello, a volte, essere solo una sterminata mandria di spettatori. Oggi è uno di quei momenti. Forza Valentinoooooo!