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 2015  novembre 08 Domenica calendario

Che cosa significa partire per ultimo. Valentino: «Situazione disperata»

VALENCIA Di fianco un certo Parkes, 35enne carneade australiano alla prima gara stagionale: il suo nome, Broc, dice tutto di lui. Davanti 24 piloti sgranati in otto file: più che un Gran premio, una folla da motoraduno in Riviera. E in fondo, laggiù, a 72 metri di distanza, più lontano di tutti, soltanto asfalto libero fra sé e la prima curva a sinistra, Jorge Lorenzo, il quale non solo ha stampato una devastante pole position, ma appena sceso di sella ha tenuto a sottolineare perfido che è stato «il miglior giro della mia vita».
Se c’era un modo per peggiorare il peggio, Valentino Rossi lo ha trovato. Infatti è il primo ad ammettere che «la situazione è disperata». Perché poi non poteva Lorenzo evitare almeno la pole? «Un po’ ci speravo», sussurra Vale. E invece no. Più dura di così ci sarebbe solo partire da Tavullia bendato in retromarcia. Oggi allora un giorno da Ironman non basterà. Contro questo PorFuera indemoniato non solo servirà apparecchiare la megarimonta, ma anche sperare che l’altro faccia un errore, prenda un inciampo, tolga la maschera del disinvolto e si riveli per quel fragilone che si è rivelato a volte in passato; e insieme bisognerà sperare che le Honda – e magari qualche avventizio del settimo giorno, ma qui siamo nel campo dei sogni – si intromettano in qualche modo a intorbidire le acque. Come si dice in questi casi, il destino del campione non è solo nelle sue mani: «Stavolta non dipende da me. E perciò non parlate della sfida più grande della mia vita».
Dopo il responso del Tas giovedì, la pole di Lorenzo ieri è stata per Rossi la seconda mazzata del weekend. Meno pesante, ma sempre mazzata. E comunque non decisiva. «Perché il primo pugno, quello vero, l’ho preso in Australia. Quello mi ha davvero sorpreso. E tutti gli altri sono stati solo conseguenza del primo». Tutti quei cazzottoni – qualcuno, diciamolo, anche autoinflitto, un po’ come facevano i tizi di Fight Club – non sembra che lo abbiano totalmente suonato, però piegato sì. Ora Rossi è con un ginocchio al tappeto e il mostro bifronte Marquez-Lorenzo in piedi a contarlo. In questo quadro, allora, la scivolata durante le qualifiche di ieri è appena un dettaglio. Vale ha deciso di correrle ugualmente, ma sono andate male ed è saltato via come piuma al vento nel secondo «time attack». Stava viaggiando veloce, almeno avrebbe dato un segnale. Invece se ne è dovuto tornare al box con un passaggio in motorino offertogli da un gentile addetto nei pressi. Scena triste, ma non conta nulla». Restano invece ad alimentare speranze le buone sensazioni vissute in prova. Lì Valentino ha fatto bene sia al mattino (secondo dietro Iannone) che al pomeriggio (quarto a 233 millesimi da Marquez). Segno chiaro che lui è almeno il quarto del gruppone. Ma qui si ritorna a bomba: ammesso che lui riesca a rimontare fin lì, a che serve se Lorenzo fa primo?
Com’è chiaro, dunque, oggi non occorrono raffinate tattiche napoleoniche. Davanti a 150mila persone in tribuna e milioni nel mondo che attendono qualcosa da ricordare per sempre, più 1300 agenti della Guardia Civil e 4 elicotteri schierati a garantire la pace sociale, bisogna solo abbassare la visiera, dare gas, partire a palla in apnea, spingere, piegare, forse pregare, e naturalmente «avere un po’ di culo» per 120 chilometri e 420 curve. Sorpassare in volo una decina di avversari dovrebbe essere una formalità. Altri piloti saranno sverniciati poco più avanti. Il lungo dopo, poi, con Lorenzo e le Honda che avranno già un vantaggio incolmabile, è un buco nero che non consente teorie. «Per il quarto posto corrono 7/8 piloti», prevede Vale. Magari però Lorenzo scopre che Rossi sta rimontando, si spaventa, torna bambino e si sfalda. O magari invece si carica e allora si sfalda Rossi. Oppure si sfaldano entrambi. Oppure, oppure, oppure. Oggi alle due de la tarde, in una gara mai vista e che non si vedrà mai più, nulla sarà da escludere, tranne una cosa: se vincerà la logica, perderà Valentino. Ma, poiché in vent’anni lui la logica l’ha uccisa mille volte, voi la tv accendetele lo stesso. Non si sa mai.