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 2015  novembre 06 Venerdì calendario

Quando l’ascoltatore ha tutto il diritto di storcere il naso ascoltando l’ultimo cofanetto di Battiato

Tutti vogliamo bene a Franco Battiato, per come ha saputo rivoltare dalle fondamenta la musica italiana (dalla canzonetta all’avanguardia), e per le sue eccentriche idiosincrasie provinciali. Detto questo, si fatica a indovinare la necessità di un triplo cd antologia “meglio di” in banale ordine cronologico, e di un cofanetto monstre di 6 cd e 4 dvd, compilato con lo stesso criterio. Non è l’idea del cofanetto regalo per far cassa che indigna. La retrospettiva delle opere di un artista può essere occasione di una riscrittura creativa. Al contrario, parole come “remastered” o “mix 2015” aggiunte ai vecchi titoli fanno venire l’itterizia. Perché l’eterno presente è la tomba di ciò che la canzonetta pop ha di più serio: non musica e parole, ma la grana, il suono, il radicamento in un tempo e in uno spazio. Battiato ha tutto il diritto di riportare la sua stagione kraut-dada alla normalità goliardica del Joe Patti’s experimental group, e autobanalizzare i suoi “anni 70” in un medley nel quale la precisione dei sequencer cancella il fascino visionario degli originali. L’ascoltatore ha ugualmente diritto di storcere il naso. Poi, se Mika canta in inglese Centro di gravità permanente in stile X Factor, pazienza. I problemi sono altri. Nell’antologia ci sono altri tre inediti “civetta”. Ma rifare Se telefonando non aggiunge né toglie niente. I due pezzi nuovi, infine, sembrano appunti per canzoni ancora da scrivere. Ne Le nostre anime, l’incontro “in Galleria” con una vecchia amica ci consegna una visione del giovane cantante appena arrivato a Milano dalla Sicilia, forse armato di un entusiasmo perduto nei confronti del quale oggi professa un distacco sì buddista ma eccessivo, data la trascuratezza con cui tratta il suo repertorio, che resta per noi mortali preziosissimo. Trasmigrazione delle anime o meno.