il venerdì, 6 novembre 2015
Gli americani si sono impossessati dell’albergo di Stalin, quello sulla piazza Rossa
Davanti alla Piazza Rossa, era il simbolo dell’ospitalità sovietica. Quando lo demolirono, gli operai ci trovarono le cimici. Del Kgb li americani (e i canadesi) si sono impossessati dell’hotel Moskva. Conquista non banale, questo palazzone voluto da Stalin affacciato sulla piazza Rossa è sta to dagli Anni Trenta la vetrina dell’ospitalità sovietica. Oggi invece la scritta campeggia chiara: Four Seasons, la catena del lusso mondiale. Con la fine dell’Urss anche l’albergo di Mosca era caduto in declino, trascurato da uno Stato che ha altri problemi, il Moskva viene definitivamente chiuso nel 2002. Dopo lunghe trattative, il palazzo è affidato alla catena canadese, pronto perla demolizione, e la ricostruzione con assoluta fedeltà all’originale, specie nella facciata.
D’altronde proprio l’esterno dell’edificio fu per una lunga epoca un’icona laica, tanto da finire sull’etichetta della vodka Stolichnaya. La facciata è asimmetrica, un’anomalia figlia della storia: l’architetto Aleksej Shchusev portò al cospetto di Stalin due diverse ipotesi, il dittatore osservò i progetti e poi, forse per distrazione, firmò tra i due disegni. Il panico si impossessò dei costruttori, e alla fine, pur di non tornare a chiedere un chiarimento, si scelse la via salomonica: l’ala sinistra fatta in un modo e la destra in un’altra. Il rischio fu grande, le purghe dietro l’angolo, ma il leader non si lamentò mai. L’hotel Moskva ne ha viste di tutti i colori: ha ospitato i comandi militari sovietici durante l’assedio tedesco nella II guerra mondiale, ha accolto Gagarin al rientro sulla terra, ha dato alloggio ai politici stranieri. Neanche a dirlo, in questi corridoi le spie erano di casa, anche nei muri: durante i lavori di demolizione gli operai hanno trovato decine di microfoni e registratori. L’apertura degli archivi della Lubjanka ha confermato: le cameriere ai piani erano tutte al soldo del Kgb, per riferire ogni dettaglio.
Se la ricostruzione è fedele, il design degli interni è ovviamente tutt’altra cosa. Dell’antica struttura si è salvato soltanto un bel mosaico sulla parete della sala che oggi ospita una piscina con il tetto in vetro. Le stanze erano più di mille e oggi solo l’80. C’è anche la spa più grande di Mosca. Dalle due suite sembra di toccare la piazza Rossa, tanto che durante l’ultima parata patriottica di maggio, la polizia ha ordinato di chiudere le tende per ragioni di sicurezza. Al posto dell’austero ristorante sovietico, oggi c’è un ottimo locale italiano, il Quadrum, e si può prendere un cocktail molto occidentale al bancone del Moskovskij Bar. Insomma, tutto diverso, eppure misteriosamente aleggia ancora il fascino della storia. Il direttore dell’albergo è italiano, Max Musto: «Questo non è un hotel, ma un monumento» dice. «Lo conoscono tutti. Convincere i moscoviti che adesso è un Four Seasons non è facile, per loro sarà sempre il Moskva».