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 2015  novembre 06 Venerdì calendario

«Con Diesel abbiamo creato il concetto di “denim di lusso”. Poi gli altri marchi ci sono venuti dietro». Intervista a Renzo Rosso. «La prossima sfida sarà sull’alimentazione di qualità, il vero lusso di oggi»

Only the brave: solo i coraggiosi. È il nome per esteso dell’acronimo OTB, la holding che controlla Diesel, ma anche griffe come Marni e Martin Margiela, Staff International, gruppo che realizza le collezioni di alcuni marchi propri e di terzi come la linea Just di Roberto Cavalli, DSquared2 o l’uomo di Marc Jacobs. In effetti le tre parole sintetizzano pienamente la filosofia del fondatore, Renzo Rosso, che coraggioso e dissacrante lo è stato sin da quando rilevò Diesel negli anni ’80, portandolo ad essere il colosso mondiale che è oggi. Il resto è storia moderna. OTB nel mondo della moda, è l’unico polo del lusso italiano e tra i pochi gruppi ad avanzare a doppia cifra nel mercato senza risentire delle flessioni.
Signor Rosso, come è iniziata la sua storia nella moda?
«Quando a 15 anni ho confezionato il mio primo paio di jeans con la macchina da cucire di mia madre. Era il 1968 e tutti i miei amici ne volevano un paio uguale. Poi dopo il diploma all’istituto tessile, al Genius Group, che ai tempi aveva fatto nascere brand come Replay, Katherine Hamnett e Diesel».
Nel 1985 ha acquisito il controllo totale di Diesel. Da dove viene l’idea del logo con il punk?
«In quel periodo il mondo del denim era molto legato agli indiani americani. Si parlava di Cheyenne, Apache, Sioux. Io però volevo qualcosa di più moderno, e alla fine ho trovato un punk metropolitano, un personaggio realmente esistito, che viveva sotto i ponti di Londra. Il moicano era l’espressione più giusta per noi e per quello che volevamo fare».
Cosa avevate in mente di fare?
«Una piccola rivoluzione. Da capo da lavoro abbiamo fatto diventare il denim un capo da red carpet. Abbiamo creato il concetto di luxury denim, e gli altri marchi son venuti dietro».
Siete famosi anche per le vostre campagne pubblicitarie, dissacranti e moderne. Qual è la sua preferita?
«Non ce ne è una sola. La nostra è stata una strategia creativa in controtendenza, brillante e sovversiva. Basti pensare che era unica per tutti i mercati. Messaggi universali e provocatori, ampiamente accolti».
La sua holding possiede società molto diverse tra loro. Com’è farle convivere?
«Ho fortemente voluto aziende che avessero ognuna un’anima ben definita, non parlerei di convivenza. Viktor&Rolf si distingue perché è architettonico, chic, strutturato. Marni rende la donna che compra i suoi abiti fresca, perfetta, colorata, con quello stile che Consuelo Castiglioni chiama “lusso gentile”. Maison Margiela è eclettico, innovativo, e da quando è arrivato John Galliano si è aperto un nuovo capitolo».
Galliano ha la fama di non essere facile da gestire, sta cambiando?
«John Galliano è un grande couturier, è sempre stato dieci passi avanti a tutti gli altri. Perfino Martin (Margiela, il creatore del marchio – ndr) mi ha ringraziato per averlo scelto come successore. Ne ha completamente rivoluzionato la filosofia. Lui parte dall’abito couture spettacolare, quasi da museo, per poi declinarlo, a cascata per il prêt à porter, capi più accessibili».
Lo ha visto in fase creativa?
«Una volta al mese ci troviamo per un lunch e lì mi spiega come vanno le cose. Lui lavora sul sogno, sul desiderio e sulla bellezza. Pensa la donna, la vede, immagina come cammina, come lo indossa, la musica in sottofondo. Descrive momenti e questi vivono nelle sue creazioni».
E ora Maison Margiela è approdata a Roma, in via del Babuino. Le mancava?
«Amo molto Roma, è una città piena di vita, forse perché mi piace il bon vivre dei romani. La gente è meno triste, più alla mano, forse meno stressata rispetto a Milano».
OTB è diventata un modello di azienda sostenibile nel mondo. Qual è la sua ricetta?
«Sono orgoglioso di questo, ci hanno studiato molte università nel mondo. Puntiamo sulla libera espressione di tutti e sulla positività. Di conseguenza la qualità del lavoro risulta alta. Unendo le sinergie siamo poi riusciti a salvare tanti laboratori artigiani, garantendo un buon 97% di made in Italy. Il 3% rimanente si riferisce al denim, che per ragioni puramente commerciali viene prodotto all’estero».
Signor Rosso qual è la sua prossima sfida?
«Consolidare l’aspetto lifestyle e sviluppare altri settori. Dagli accessori ai profumi, fino al living. Un settore su cui voglio concentrarmi, da figlio di contadini, è quello biologico, proprio per questo abbiamo rilevato NaturaSì. Credo fermamente che un’alimentazione di qualità sia il vero lusso di oggi».