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 2015  novembre 06 Venerdì calendario

Adulatori, quando si lodava per essere lodati. Dalle courbette di Napoleone al «culo d’angelo» del cardinale Alberoni

«Diavolo d’un uomo!» diceva Napoleone di Beugnot, il politico più alto dell’età imperiale, «possibile che per parlargli debba sempre abbassarmi?». Le chiamavano le cour-bettes infatti: l’adulazione aveva subito una terribile metamorfosi, elo racconta Jean Starobinski nel saggio sulla flatterie. Si lodava per essere lodati, nelle cerchie aristocratiche, e il narcisismo di gruppo “femminilizzò” i maschi: parrucche, boccoli, nastri, gioielli e tacchi: seduzione reciproca tra pari. Ma a metà Seicento, l’aristocrazia perde peso, e si affaccia il fantasma dell’amor proprio – la solitudine dell’autoincensamento. «Per quanto possano dire bene di noi, non ci insegneranno niente di nuovo» è la massima di La Rochefoucauld. E anche: «L’amor proprio è il più grande di tutti gli adulatori». La virtù mondana – esser piacevoli, lusingare – diventa un deserto: «L’amor proprio è più abile dei più abili tra i mondani».
La monarchia centralizzata trasforma definitivamente la forma della lode: parole contro favori. «Ah, culo d’angelo» esclama, in italiano, il Cardinal Alberoni, ricevuto dal duca di Vendòme mentre sta sulla seggetta; inizia cosi la sua carriera. Il contratto è chiaro: come riassume Pascal il moralista: «Ossequio vuol dire: scomodati». Se mi alzo in piedi o mi levo il cappello, cioè se mi scomodo senza che tu ne tragga vantaggio, cosa non farò il giorno in cui tu abbia davvero bisogno di me? «Lodare: lodare il sottoprefetto o il sindaco; in società si chiama saper vivere; se tocca far fortuna, non c’è altro mezzo» prescrive Stendhal nel Rosso e il Nero.
Per le donne, il Settecento sconsiglia l’adulazione. Diderot nell’Encyclopédie porta a esempio Cleopatra, che trovò per lusingare Antonio «modi non previsti da Platone quando suddivise le lodi in quattro specie differenti». Sade la praticò, ma con la moglie; e va aggiunto che era in carcere: «Stella di Venere, specchio di bellezza, gatta celeste, porco dei miei pensieri». Saint-Simon nelle Memorie riporta che il seduttore Lauzun attrasse la principessa di Monaco facendo col tacco, sulla mano di lei, una piroetta. Per una volta che Casanova scrive una poesia di lodi a una certa Miss, lei si esalta tanto, che cede al primo venuto. Ma Brillandor, il personaggio delle Facezie di Cazotte, perde l’occasione di ottenere gli ultimi favori da Houhoukéké perché si rifiuta di lodarle le mani, «che erano effettivamente brutte».
In Inghilterra, Miss Constantia Phillips è sedotta a 13 anni da un Earl of Chesterfield con il metodo seguente: la lega a una sedia, la spoglia e la stupra. Se alcune resistono – nei romanzi! e non nelle memorie – è perché, come la Tourvel di Laclos o Pamela di Richardson, sono borghesi. Ma sta arrivando il preromanticismo, e Rousseau si dispone, in ginocchio e adorante, a esprimere i furori di una passione che lo fa tremare tutto: ma, «amante spagnolo senza chitarra», non osa «dichiarare la sua follia» – è masochista, e vorrebbe, dalle «padrone», essere picchiato.