il venerdì, 6 novembre 2015
Se la Germania è diventata la malata d’Europa
È la Germania la malattia dell’Europa? Dopo la vittoria totale e perfino umiliante sulla Grecia, con l’imposizione di un nuovo e più feroce memorandum ai ribelli, il ruolo di potenza egemone sembrava essersi definitivamente affermato senza più possibilità di resistenze. Ed è stato invece proprio a questo punto che la locomotiva d’Europa ha cominciato a perdere colpi. Lo scandalo della Volkswagen, una truffa ai danni di milioni di consumatori, ha sfregiato l’immagine di guida anche morale del colosso tedesco e, in termini più concreti, ha messo in ginocchio un pilastro dell’industria automobilistica, il cuore di un modello produttivo votato all’esportazione di prodotti ad alta tecnologia. La crisi e le svalutazioni cinesi avevano già tolto alla Germania l’illusione di poter compensare il continuo calo dei consumi in Europa con l’esplosione dell’export verso l’Asia. Non bastasse, nubi nerissime si addensano sul destino della cassaforte dell’impero, la Deutsche Bank, il cui possibile fallimento è ormai un’ipotesi seriamente considerata negli ambienti economici internazionali e dalle agenzie di rating. Il gigante del sistema bancario è sotto processo per reati che vanno dalla manipolazione dei tassi al riciclaggio di denaro, nel frattempo accumula cifre da paura, fra perdite record (6 miliardi nell’ultimo trimestre), tagli dei posti di lavoro (15 mila) e chiusure di filiali in mezzo mondo. Un quadro complessivo che ricorda quello della Lehman Brothers prima del fallimento.
L’ideologia tedesca si è indebolita nel continente e la cancelliera di Berlino perde un governo alleato a ogni elezione, dopo la Grecia, la Polonia, che sembrava il più fedele, e ora il Portogallo. L’austerità è sotto accusa ovunque e il suo dogma, il Fiscal Compact, non è applicato ormai da nessun Paese europeo, Italia compresa. Si trattava, del resto, di una follia pura. Così come ha perso ogni significato l’ossessione tedesca per la lotta all’inflazione, in tempi di deflazione galoppante. Ed è curioso come i tedeschi non ricordino che il nazismo non fu prodotto dall’inflazione dei primi anni Venti, ma piuttosto dalla disoccupazione di massa degli anni successivi, frutto allora come oggi di un eccesso di rigore finanziario.
Certo la Germania rimane la potenza egemone, ma è come se avesse smarrito la rotta all’improvviso. È una locomotiva che procede alla cieca, trascinandosi dietro gli sgangherati vagoni dell’Unione, in un tunnel del quale non si vede l’uscita.