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 2015  novembre 06 Venerdì calendario

Bce, Draghi annuncia nuovi stimoli economici e sollecita l’adozione di un «nuovo patto» per l’Europa

Per la terza volta nel giro di pochi giorni, il presidente della Banca Centrale europea, Mario Draghi, ha ricordato, anzi tutto ai mercati finanziari, che il prossimo 3 dicembre la Bce valuterà se intensificare lo stimolo monetario per far risalire l’inflazione nell’eurozona e rilanciare l’economia, precisando che la banca ha a disposizione una vasta gamma di strumenti.
«Non siamo vincolati nella nostra capacità di intervento – ha detto ieri a Milano all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica – abbiamo molti strumenti a nostra disposizione». Nei giorni scorsi in diverse occasioni, compresa l’intervista pubblicata sabato scorso dal Sole 24 Ore, Draghi aveva affermato che il consiglio potrebbe orientarsi su modifiche all’acquisto di titoli, il cosiddetto Qe, sul taglio del tasso sui depositi della banche presso la Bce, o su «altre misure» che non ha voluto precisare.
Ieri è tornato su questo concetto. «Siamo di fronte a una situazione – ha affermato – in cui la dinamica dei prezzi è molto debole (l’ultimo dato è a zero, contro un obiettivo di stare sotto, ma vicino al 2%, ndr), il quadro economico è ancora incerto». Il banchiere centrale italiano ha ricordato appunto che il consiglio, alla riunione di Malta di due settimane fa, si è impegnato a riesaminare il grado di accomodamento monetario alla prossima riunione. «Il programma finora attuato – ha sostenuto Draghi davanti a una audience di economisti e banchieri, oltre che di docenti di altre discipline e studenti della Cattolica – è stato senza dubbio efficace. Dobbiamo tuttavia valutare se, con l’indebolirsi dell’economia mondiale, esso sia anche efficace nel contrastare le spinte avverse che potrebbero ostacolare un ritorno alla stabilità dei prezzi nel medio termine. Qualora ci convincessimo del contrario, esamineremo le modalità con cui intensificarlo per conseguire il nostro obiettivo».
A dicembre lo staff della Bce presenterà le nuove previsioni, che vedranno con ogni probabilità un taglio dell’inflazione dall’1,7% stimato a settembre scorso per il 2017. Nell’intervista al Sole 24 Ore, Draghi ha riconosciuto che il raggiungimento dell’obiettivo di avvicinarsi al 2% si è probabilmente allontanato nel tempo.
I segnali provenienti dalla Bce su una possibile azione di stimolo il prossimo 3 dicembre si sono ieri intensificati anche con un discorso pronunciato a Francoforte dal vicepresidente, Vitor Constancio. «L’evoluzione recente degli indicatori tende a ravvivare alcune preoccupazioni sul possibile disancoraggio delle aspettative d’inflazione nel lungo termine», ha dichiarato Constancio. Era stato proprio questo sganciamento delle aspettative dall’obiettivo, nell’estate del 2014, a convincere Draghi a pronunciare il famoso discorso di Jackson Hole e la Bce a dare il via agli acquisti di titoli. La politica monetaria, ha detto ieri, aveva dovuto allora «cambiare passo». In una velata polemica con chi lo criticò, soprattutto da parte tedesca, ha osservato che il varo del Qe «ha definitivamente dissipato alcuni equivoci sul senso e i limiti del mandato della Bce e ha confermato l’indipendenza di giudizio e di decisione del consiglio direttivo dalle opinioni politiche degli Stati membri». Il presidente della Bce ha anche difeso la decisione di concedere liquidità di emergenza alle banche greche, attraverso lo sportello Ela: non spettava alla Bce, eliminando l’Ela, decretare di fatto l’uscita della Grecia dall’euro.
Draghi ha ripetuto anche, come nei giorni scorsi, che la definizione d’inflazione è simmetrica: l’inflazione non deve essere durevolmente né troppo alta, né troppo bassa. E ha ricordato che la deflazione ha conseguenze altrettanto destabilizzanti di un’inflazione eccessiva, perchè penalizza i debitori, fra cui i giovani. Davanti a una platea di universitari, ha sostenuto anche che le generazioni più giovani hanno pagato un prezzo molto elevato per la crisi e che è «inaccettabile» il numero dei disoccupati, «tra cui molti, troppi, sono giovani».
La Bce ha sostenuto Draghi, ha preservato l’integrità della moneta, ma la stabilità non è una condizione sufficiente per la prosperità. L’Europa, ha detto, ha bisogno di un «nuovo patto» per impedire che la crisi si ripresenti e rafforzi l’architettura istituzionale dell’euro, procedendo «senza ritardi ingiustificati» su questa strada e dandosi un’agenda chiaramente definita.