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 2015  novembre 06 Venerdì calendario

Per aiutare le banche italiane, gravate da 200 miliardi di sofferenze, Padoan e Visco hanno ideato una “bad bank” garantita dallo Stato: se la società guadagnerà incasseranno i privati, ma se perderà pagheranno i contribuenti. Intanto le banche “sofferenti” distribuiscono dividendi miliardari

I casi sono due. O è in arrivo un gigantesco imbroglio ai danni dei contribuenti, oppure il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco dovrebbero spiegarsi meglio. E rassicurarci senza formule involute che la crisi delle banche, la cosiddetta bad bank, non sarà pagata dallo Stato.
Le banche italiane hanno sul groppone 200 miliardi di sofferenze, crediti difficilmente esigibili. Dice Visco: “Il loro rapido riassorbimento faciliterebbe la ripresa del credito”. Bene, riassorbiamo e diamo ossigeno alla ripresa dell’economia. Riassorbire vuol dire vendere i crediti “ammalorati” a società specializzate, al prezzo di prevedibile realizzo. Come ha ricordato ieri Mario Seminerio su Phastidio.net, negli ultimi tre anni le banche hanno venduto sofferenze per soli 11 miliardi, il 2 per cento del totale, a un prezzo medio del 10 per cento del valore nominale. Cioè hanno portato a casa circa un miliardo. Poca roba.
Dice Visco: “Un intervento pubblico potrebbe facilitare lo sviluppo del mercato, agendo da catalizzatore per le iniziative private”.
Eccoci al punto. L’operazione in gestazione prevede una società a capitale privato che compra 100 miliardi di sofferenze, la metà del totale, a un prezzo tra il 30 e il 40 per cento. Perché un privato dovrebbe pagare 30 ciò che normalmente viene trattato a 10? Perché c’è la garanzia dello Stato. Funziona così: la nuova società appositamente costituita mette (e rischia) 9-10 miliardi di capitale (guarda caso il 10 per cento dei 100 miliardi di sofferenze da comprare, curiosa coincidenza), i restanti 20 miliardi per arrivare a 30 li prende in prestito dalle banche (le banche? Sì, e chi sennò?).
Nessuna banca presterebbe soldi a un cliente che sicuramente li perderà comprando a 30 un credito che vale 10. Allora c’è la garanzia dello Stato, che dice alla banca: presta pure alla Amc (asset management company) i soldi con cui ti strapagherà i tuoi crediti in sofferenza, tanto se quella non riesce a restituirteli ci pensa lo Stato. Qui interviene l’Unione europea: “Aiuto di Stato! È vietato!”.
Dopo mesi di braccio di ferro la fantasia ministeriale inventa la preziosa supercazzola: la garanzia sarà prestata dalla Sace, società di garanzia sulle esportazioni, controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti e infine dallo Stato. Quella, per intendersi, che ha garantito le banche finanziatrici dell’autostrada Brebemi. Padoan confida che questa a Bruxelles se la bevano.
Torniamo alla nuova società Amc. Dice Visco: “La partecipazione pubblica nel capitale di tale società sarebbe limitata o nulla”. Quindi: se la società guadagna, perché riesce a realizzare dai crediti ammalorati più euro di quanto li ha pagati, il guadagno è dei privati; se la società perde, perché magari ha dato alle banche per quei crediti un prezzo troppo alto, o perchè non è stata brava a realizzarli, il conto delle perdite arriverà dritto dritto a casa dei contribuenti italiani o verrà aggiunto alla lista dei debiti lasciati ai loro figli.
Il Sole 24 Ore, sempre ben informato, fornisce la lista dei possibili azionisti privati della nuova società: Fondazioni bancarie (cioè le azioniste delle banche piene di sofferenze), grandi investitori istituzionali esteri, assicurazioni e “il mondo della previdenza”. Ecco fatto. Ma per caso, quando le cose andranno male, ci diranno che sono in pericolo i soldi delle nostre pensioni e per questo deve scattare la garanzia statale?
Infine, la prova dell’imbroglio, la pistola fumante: Intesa Sanpaolo, la maggiore delle banche sedicenti boccheggianti che siamo chiamati a soccorrere, ha appena annunciato che a fine anno distribuirà ai suoi azionisti 2 miliardi di euro di dividendi. Unicredit, che se la passa peggio, pagherà cedole per 7-800 milioni. Se Padoan e Visco riuscissero a spiegare perché le banche, pur “sofferenti”, possano pagare i dividendi ma non il conto della bad bank, gli italiani starebbero più tranquilli.