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 2015  novembre 06 Venerdì calendario

L’impossibilità di spostare una lavagna da un’aula all’altra

Il problema italiano è condensato in una lettera del signor Daniele Mortato apparsa ieri nella pagina della posta di «Repubblica». Vi si narrano le gesta di una comunità scolastica alle prese con un’avventura ai confini dell’impossibile: spostare una lavagna da un’aula all’altra. Il progetto, invero ambizioso, incontra subito un ostacolo: per appendere la lavagna bisogna fare quattro fori nel muro. I genitori degli alunni destinati a beneficiare del prezioso strumento didattico si offrono di provvedere con il trapano di casa, ma il loro slancio viene frenato dalla regola per cui i lavori devono essere svolti a regola d’arte. Si convoca dunque un artista, nella fattispecie un elettricista, che accetta il rischioso incarico a titolo gratuito. E qui subentra il secondo inciampo: per autorizzare i quattro fori occorre una fattura o quantomeno una documentazione ufficiale che attesti la natura urgente dell’intervento. Ma come attribuire a quei quattro fori il marchio indispensabile dell’urgenza? Genitori e insegnanti convengono che l’unica via d’uscita consista nel penetrare nottetempo dentro la scuola e prendere a picconate il muro. L’opera di ricostruzione, a quel punto necessaria, consentirebbe l’aggiunta dei quattro buchi. Ma desistono dall’impresa in quanto persone perbene, requisito che in Italia male si concilia con l’efficienza, e alla fine decidono di lasciare la lavagna dov’è.
Moltiplicate per un miliardo di casi questa storia e avrete la radiografia fedele di un Paese bloccato, dove le leggi della burocrazia sono talmente numerose e ottuse che violarle diventa spesso l’unico sistema per metterlo in moto.