6 novembre 2015
Dimezzati i voli su Sharm el Sheikh per paura dell’Isis • Le previsioni dell’Ue confermano che l’economia italiana è in crescita • Prima udienza di Mafia Capitale • Aumentano le separazioni tra over 60 • Ambra e Renga si sono lasciati • Quando Briatore mangiava latte e castagne
Sharm el Sheikh Non ci sono ancora prove ma l’ipotesi che a far precipitare l’aereo russo sul Sinai sia stata una bomba dell’Isis, avanzata dal premier britannico Cameron, è bastata a far cancellare i voli tra Gran Bretagna e Sharm el Sheikh. Lasciando a terra 20 mila turisti britannici (oggi al via i rimpatri con misure di sicurezza straordinarie) e nel caos le compagnie aeree di tutta Europa. Anche Lufthansa e Easyjet hanno aderito al blocco. Le quasi certezze inglesi (ma anche le ipotesi di Cia e Casa Bianca) irritano sia gli egiziani che i russi. In una telefonata, Vladimir Putin raccomanda a Cameron di non forzare i tempi e d’aspettare prove certe. «È scioccante che il governo inglese non abbia condiviso con noi le sue informazioni», dice Mosca. Ci sarebbero alcune intercettazioni della Cia, due jihadisti che al telefono commentano l’attentato: la caccia è a possibili complici nei servizi di manutenzione e del catering. I corpi d’almeno 100 vittime sono smembrati «in modo anomalo». Tracce d’esplosivo? Ancora no. «È stato un incidente», insiste il governo egiziano (F. Bat., Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Mafia Capitale È cominciato ieri il processo di Mafia Capitale: la prima di almeno 130 udienze (4 a settimana) programmate di qui a luglio 2016. Gli imputati sono 46, tra cui Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, il capo delle cooperative sociali e l’ex estremista dei Nar, “il cecato”. L’avvocato di Buzzi, Alessandro Diddi, è pronto a chiedere nuovamente il patteggiamento: «A Roma la mafia non esiste, non c’è neanche una traccia. C’è stato solo un cattivo costume». Dicono la stessa cosa in altro modo due imputati, l’imprenditore Daniele Pulcini e Luca Odevaine, il funzionario a libro paga di Buzzi per il suo ruolo di componente del Tavolo per l’accoglienza dei rifugiati. «Non c’è nessuna mafia - dice il primo - ma solo tangenti all’amatriciana». «A Roma non c’è un sistema mafioso - ribadisce il secondo - A Roma le cose si trascinano». Un cattivo costume. Tangenti all’amatriciana. Le cose che si trascinano. Ma non la mafia. Sarà questa le tesi difensiva che gli avvocati brandiranno contro la procura nell’aula bunker di Rebibbia dove lunedì si trasferirà il processo. E ieri la prima accusa di associazione mafiosa è già caduta. La posizione, stralciata, di Gianni Alemanno viene alleggerita: i pm chiedono il rinvio a giudizio dell’ex sindaco del Pdl per corruzione e illecito finanziamento, per quei 125 mila euro ricevuti da Buzzi e Carminati. Anche Carminati «parlerà», fa sapere il suo legale, Giosuè Naso: «È intenzionato a difendersi da questo processetto in modo diverso dal solito, perché vuole chiarire un sacco di cose» (Lombardo, Sta).
Economia Le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea confermano che l’economia italiana è in crescita. «La ripresa in Italia è sempre più autosufficiente e meno dipendente da fattori temporanei come indebolimento dell’euro, calo dei prezzi petroliferi e allentamento della politica monetaria della Bce», spiega il vicepresidente dell’esecutivo Valdis Dombrovskis. Bruxelles ha calcolato un aumento del Pil italiano quest’anno pari allo 0,9% e nel 2016 dell’ 1,5% correggendo al rialzo le previsioni di primavera scorsa rispettivamente dello 0,3% e dello 0,1%. Cala la disoccupazione, che l’anno prossimo scenderà sotto la soglia del 12% (11,8). Per la prima volta dopo otto anni si ridurrà anche il debito pubblico, che dal 133% del Pil quest’anno scenderà al 132,2 l’anno prossimo e al 130 nel 2017. Sul fronte del deficit, i valori nominali migliorano: 2,6 quest’anno, 2,3 nel 2016 e 1,6 nel 2017. Restiamo al di sotto della soglia del 3% prevista dal patto di stabilità, anche se la Commissione a primavera si aspettava un deficit 2016 inferiore di tre decimi di punto. Tuttavia il nostro deficit strutturale, che secondo le norme europee dovrebbe continuare a calare fino ad arrivare a zero, peggiora di mezzo punto, passando dall’1% quest’anno all’1,5% l’anno prossimo. Un fattore che verrà sicuramente tenuto in conto quando, il 16 novembre, la Commissione dovrà pronunciarsi sulla legge di stabilità per il 2016 (Bonanni, Rep).
Over 60 Aumentano le separazioni tra over 60. Nel 2000 gli abbandoni over sessanta riguardavano il 5,9% dei mariti e il 3,6% delle mogli, già nel 2005 il dato era del 7,3% e del 4,7%, fino ad oggi, con il 12,8% e l’8,6% per le donne. Daniele Vignali, professore associato di Demografia all’università di Firenze: «I divorzi tardivi sono la diretta conseguenza di un cambiamento biologico e sociale. Oggi le donne vivono in media 85 anni e gli uomini 80. Quindi se ci si lascia a 60 anni si ha la buona probabilità sia di potersi ricostruire una vita. L’altro elemento è culturale. Molte di queste coppie si sono sposate quando ancora il divorzio non c’era, ma oggi si trovano a vivere in un mondo dove l’instabilità coniugale è una realtà, che riguarda i loro stessi figli. È un dato sociale accettato. Dunque due anziani che si lasciano non sono più uno scaldalo» (De Luca, Rep).
Ambra Dopo 11 anni di convivenza e due figli — Jolanda (2004) e Leonardo (2006) – Ambra e Francesco Renga si sono lasciati. Ambra ha scelto Io Donna (in edicola domani con il Corriere ) e la scrittrice Camilla Baresani per raccontare quello che sta succedendo tra lei e il compagno, dopo che per mesi i giornali di gossip hanno ricamato sulla loro storia, insinuando tradimenti — il cantante paparazzato con una bionda, l’ultimo episodio — e riappacificazioni: «Io so quello che sanno tutti gli altri, niente di più. E c’è un risvolto paradossale, persino comico. Chi vive le vicende basandosi sui giornali, dall’esterno, sa già tutto mentre io non so niente: ha già fatto il processo e deciso chi è il colpevole, ha già pianto e affidato i figli. In realtà, è assurdo scavare nell’impossibile da sapere, come fanno i giornali. Una cosa è certa: non mi sentirete mai recriminare con frasi tipo “Per lui ho fatto qualsiasi cosa”. Sincerità vuole che dopo aver affermato di aver fatto tutto per qualcun altro, ci si chieda: ma l’ho fatto per me o per lui? Lo abbiamo deciso insieme. Non volevamo che tutto morisse senza che nemmeno ce ne accorgessimo, a forza di fingere che non stesse succedendo niente». Una pausa, un distacco, senza rancori: «Non voglio essere rabbiosa né patetica, e vivo quello che sta succedendo come il più grande gesto d’amore che ci siamo regalati, forse il gesto più altruista che siamo stati in grado di fare dopo la nascita dei nostri figli. C’era una ferita sanguinante e io ho deciso di prendere la medicina per curarla. Magari un distacco può rimettere a posto gli equilibri». L’ultima riflessione è dolente: «Però sono piena di amore per Francesco: un sentimento gigantesco nei confronti di un uomo al quale non sono più costretta a piacere. Un paio di anni fa, in un’epoca insospettabile, ho letto L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore, di Michela Marzano . Ho trovato una frase che mi ha ferito ma poi aiutato: “Se esisto solo nel riflesso del suo sguardo, cosa sono quando smette di guardarmi?”. Mi corrispondeva, purtroppo. È ora che io esista al di là dello sguardo di un uomo» (Franco, Cds).
Briatore Flavio Briatore, figlio di insegnanti, cresciuto a Montaldo di Mondovì. La mamma cucinava carne una volta a settimana. «Il cibo di tutti i giorni era latte e castagne. Un piatto povero, che adoravo». Le rinunce non pesavano. «Quando non conosci cosa c’è oltre al tuo mondo, non desideri». La città più vicina era Mondovì, tre ore andare e tre a tornare. «Se nevicava, poteva farne anche 4 metri: il posto che mi piaceva di più, durante quegli inverni, era la stalla calda di mio nonno». D’estate, il posto che gli piaceva di meno era la colonia. «Ci sono rimasto 3 giorni: poi hanno dovuto chiamare i miei, per me l’esperienza era conclusa» (Proietti, Cds).
(a cura di Roberta Mercuri)